Rimandiamo il lettore alla prima parte di questo lavoro sull’Astrologia Medica (link) e, in questo nuovo approfondimento, andremo a contaminarci nei misteriosi territori dell’alchimia tardo-medievale e rinascimentale (Arnaldo e Paracelso).

In Alchimia si utilizza un’ulteriore tripartizione di quello che in medicina tradizionale identifica il concetto di Forza Vitale. Questa tripartizione alchemica, sebbene antica come la notte dei tempi, nella sua più recente evoluzione la dobbiamo a Paracelso (1493-1541) e porta il nome di Tria Prima. Essa consiste nei tre personaggi principali del palcoscenico alchemico: Mercurio, Zolfo e Sale, dove il Merkur corrisponde al piano Mentale, il Sulfur a quello Emozionale e il Sale al piano Fisico. L’alchimista traspone questa triade in: Corpo = Sale; Anima = Sulfur; Spirito = Merkur. In Musica, questi fondamentali corrispondono a Do, Sol e Fa, Tonica, Dominante e Sottodominante, i tre “gradi innati”, come li ebbe a definire il grande etnomusicologo tedesco Curt Sachs, ma questo è forse un altro discorso e lo faremo magari altrove.
Nello schema vediamo in alto i simboli alchemici di Zolfo, Mercurio e Sale, nella tripartizione musicale di Armonia, Melodia e Ritmo, tratto dal mio libro Il canto segreto dell’Universo (Nello Rubino da Panormo – Il canto segreto dell’Universo – Psiche2 – Torino – 2022 LINK).
I SEGNI
I Segni, che corrispondono all’azione tripartita di ciascun Elemento, godono ovviamente delle stesse impronte qualitative degli elementi a cui appartengono. Quindi, Ariete, Leone e Sagittario, essendo Fuoco, saranno di Temperamento Collerico perché Caldi e Secchi, mentre Toro, Vergine e Capricorno, i tre segni di Terra, saranno di Temperamento Melancolico perché Freddi e Secchi. Gemelli, Bilancia e Aquario, i tre segni di Aria, saranno Sanguigni perché Caldi e Umidi, mentre Cancro, Scorpione e Pesci, appartenendo ad Acqua, saranno Flemmatici e Freddi e Umidi.
Al-Biruni (973-1048) ci fornisce uno schema semplice ed estremamente efficace ed intuitivo.

I PIANETI
Come è ovvio, pure il Settenario Planetario partecipa di queste commistioni, ma questa volta le attribuzioni qualitative di ciascun pianeta variano leggermente da autore ad autore o da scuola a scuola. A pagina 56 dell’edizione Mimesis de L’Arte dell’Astrologia di Al-Biruni, curata da Giuseppe Bezza, il grande astrologo arabo ci fornisce uno schema che riassumiamo in questo modo:
- SATURNO – Freddo e Secco al più alto grado
- GIOVE – Moderatamente Caldo e Umido
- MARTE – Caldo e Secco al più alto grado
- SOLE – Caldo e Secco con predominanza del calore
- VENERE – Moderatamente Fredda e Umida, con prevalenza dell’umidità
- MERCURIO – Moderatamente Freddo e Secco, con prevalenza della secchezza
- LUNA – Fredda e Umida, talora moderata, mutevole
Tolomeo, invece, in Tetrabiblos I-IV, attribuisce a Venere le stesse nature di Giove, moderatamente Caldo e Umido, mentre a Mercurio, oltre alla Secchezza, «poiché è poco distante dal Sole» (Claudio Tolomeo – Tetrabiblos – Arktos – Carmagnola – 1982 – p. 39), anche l’Umidità «poiché è vicino pure alla Luna» (ibid.). In questo caso, come noterà il lettore più attento, Mercurio si troverebbe a violare la regola per cui le qualità opposte non possono cooperare o coesistere, e Secco e Umido sono appunto opposti. La cosa può essere letta sia come eccezione che conferma della regola, sia come un errore da correggere, e nulla vieta di abbracciare la lezione di Al-Biruni (tra i molti), dove Mercurio sarebbe Freddo e Secco. Non sempre gli autori, indipendentemente dalla loro eminenza, si sono trovati unanimi su tutto, e questo non sarebbe l’unico punto sul quale le scuole tradizionali dissentono da Tolomeo (vedi, per esempio, il calcolo della Parte di Fortuna).
Queste indicazioni sono altresì preziose nel campo dell’astro-meteorologia.
MELOTESIA PLANETARIA E ZODIACALE
Prendo direttamente dall’Arcana Mundi del Bezza:
«Lo zodiaco è detto “creatura animata” da Tolomeo […] e nella Brhajjataka di Varahamihira […] i dodici segni dello zodiaco rappresentano le membra di Purusa, l’uomo cosmico o anima dell’universo. Questa analogia forma, negli scritti astrologici, una serie che prende inizio dall’Ariete, in quanto capo o culminazione del mondo, fino ai Pesci. All’Ariete è pertanto assegnato il capo, al Toro il collo e così via fino ai Pesci, ove sono posti i piedi. La melotesia zodiacale si fonda quindi sulla corrispondenza tra macrocosmo e microcosmo, tema molto antico nella filosofia greca, riportato in auge nell’ermetismo alessandrino» (Giuseppe Bezza – Arcana Mundi – BUR – Milano – 1995 – Vol. II – p. 678).
«La costituzione fisica dell’uomo dipende, nella sua totalità, dalle sfere celesti, mediante un rapporto di necessità o di simpatia: in particolare, la cintura zodiacale governa l’anatomia esterna dell’uomo, mentre i pianeti hanno un dominio sui visceri, sugli organi interni» (Giuseppe Bezza – Arcana Mundi – BUR – Milano – 1995 – Vol. II – p. 678).
Di seguito, ancora da Arcana Mundi, la Melotesia Planetaria secondo Leonardo Qualea:
- Sole: cuore.
- Luna: utero e stomaco.
- Mercurio: polmoni.
- Venere: reni, genitali femminili.
- Marte: testicoli.
- Giove: fegato.
- Saturno: milza.
Quindi, a ciascun segno una parte del corpo e a ciascun pianeta un organo, in una perfezione ermetica che ridisegna il divino nell’umano. Per quanto riguarda il problema delle Case, che in Astrologia Tradizionale non sempre corrispondono alla natura dei Segni, ciò non avviene, ovvero Segni e Case condividono la medesima natura. Ariete corrisponde alla testa e alla vitalità, allo stesso modo del Segno Ascendente; il Toro corrisponde al collo come Casa II, e via discorrendo. In Astrologia Tradizionale – è necessario ribadirlo – soltanto in ambito medico Case e Segni condividono gli stessi significati.
Dalla commistione e dall’attenta interpretazione dei suddetti elementi, il Medico Astrologo dichiarava la sua Diagnosi.
A chiosa, un suggestivo passo tratto dal Rosarium Philosophorum – testo alchemico di importanza fondamentale, tradizionalmente e pseudoepigraficamente attribuito al già citato alchimista, astrologo e medico, Arnaldo da Villanova (1240-1312). Ovviamente, l’arcano e onirico linguaggio, nella sua traduzione dal latino, si immerge nell’ambiente alchemico fumoso e imperscrutabile in cui è partorito, dove il Segreto si tramandava per il segreto stesso, e per il quale si diceva: «Se tu lo sai, io ti ho già detto tutto, ma se tu non lo sai, io non posso aggiungerti niente» (Salomon Trismosin – Il toson d’oro – Mediterranee – Roma – 1994 – p. 86 – citazione a sua volta tratta da Il lamento della natura).
Ed ecco il passo:
«La cosa da cui la nostra medicina è estratta, nella trasmutazione dei corpi, ha in sé queste proprietà delle qualità. In primo luogo, bisogna che abbia in sé una terra sottilissima, incombustibile, adatta a fissare e in ogni modo fissa con il suo proprio umido radicale. In secondo luogo, deve possedere un’umidità aerea e ignea, riunite uniformemente, in modo che, se uno è volatile, essa richieda il calore del fuoco fino a che l’inspessimento della sua cenere sia sufficientemente completato, fino alla sua assenza con la permanenza della terra inseparabile, cioè a dire di quella unita senza evaporazione» (Tratto da Lo specchio dell’Alchimia – Rosarium Philosophorum – Mimesis – Milano – 1996 – p. 92).