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Commentari sulle cento sentenze di Pontano – Impressioni e recensione

La Collana Ars Astrorum, Studi e testi sull’Arte dei decreti delle stelle (diretta da Franco Martorello) della Casa Editrice Agorà & Co., ha recentemente pubblicato i commenti ai cento aforismi del Centiloquio pseudo-tolemaico di Giovanni Pontano. L’opera è stata curata dal professor Michele Rinaldi, docente di Filologia italiana presso l’Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli”, le cui ricerche si concentrano sulla cosmografia, l’astrologia medievale e umanistica, nonché sull’antica esegesi dantesca.

Giovanni Pontano nacque a Cerreto di Spoleto nel 1426 e morì a Napoli nel 1503. Fu poeta neolatino, storico, uomo di Stato e umanista, oltre che astrologo di grande rilievo. L’importanza della sua eredità culturale è testimoniata anche da un cratere lunare a cui è stato dato, in suo onore, il nome Pontanus (diametro di 55,66 km), situato nella parte sud-orientale della fascia visibile della Luna.

Quando è stata annunciata la pubblicazione dei commentari di Pontano sui cento aforismi del Centiloquio pseudo-tolemaico, non vi nascondo che la mia curiosità è stata immediata. Sin dal mio avvicinamento all’Astrologia Tradizionale (nel 2015), il mio interesse si è progressivamente indirizzato verso il periodo compreso tra il XIV e il XVII secolo. È questa l’epoca astrologica che più risuona con la mia visione del mondo: un’astrologia in cui l’attenzione è fortemente incentrata sulle dinamiche naturali, dove il legame tra il cosmo e la Terra è letto attraverso la lente della filosofia naturale. Qui, la natura e le influenze celesti non sono separate, bensì parte di un continuum ordinato da leggi universali, che agiscono su ogni corpo, animato o inanimato, conferendogli proprietà e qualità uniche.

Non è un caso che Pontano, come molti suoi contemporanei, si inserisca in un periodo storico in cui Umanesimo e Naturalismo si intrecciano in modi particolarmente fecondi. L’Umanesimo (che conobbe il suo massimo splendore tra il 1400 e il 1500) e il Naturalismo rinascimentale (che si sviluppò tra il 1400 e il 1600) furono due paradigmi fondamentali del suo tempo, influenzando profondamente il suo pensiero e la sua opera. L’Umanesimo segna il passaggio dal Medioevo al Rinascimento, ponendo al centro l’uomo e la sua capacità di comprendere il reale attraverso la ragione e l’esperienza. Il Naturalismo rinascimentale, invece, si sviluppa come un approccio che valorizza l’osservazione empirica, rifiutando – per quanto possibile – spiegazioni metafisiche o eccessivamente teologiche. Qui la Natura diviene il centro della ricerca, un’entità da indagare con metodo e rigore.

Il valore dei commenti di Pontano al Centiloquio

L’attesa per la pubblicazione di questi commentari derivava in gran parte dal desiderio di comprendere l’interpretazione che Pontano offriva di alcuni aforismi del Centiloquio, su cui da tempo riflettevo. Nella Nota alla traduzione, ho apprezzato particolarmente l’affermazione del traduttore rispetto alla proposta della versione italiana del testo di Pontano, destinata agli studiosi della disciplina astrologica. Questo dettaglio mi ha dato una sorta di legittimazione nel mio percorso di studio, che non si limita alla ricerca storica e alla consultazione delle fonti, ma si concentra in particolare sulla metodologia astrologica, sulle sue applicazioni pratiche e interpretative. Un sentito ringraziamento per questa preziosa opportunità!

Nel commento alla Sentenza I

Pontano affronta una questione ancora oggi dibattuta: l’astrologia è una forma di divinazione? E, soprattutto, cosa si intende per divinazione? L’autore offre una spiegazione chiara e articolata, che potrete scoprire a pagina 3. Pontano distingue due tipologie di divinazione e sottolinea come quella astrologica sia ben lontana da concezioni superstiziose, fondandosi piuttosto sull’osservazione rigorosa dei fenomeni naturali.

Nel commento alla Sentenza III

Pontano si sofferma sugli elementi e sugli umori, evidenziandone la centralità, soprattutto in ambito terapeutico (come si evincerà anche da Sentenze successive). Gli elementi che compongono la nostra natura determinano temperature e modalità dell’essere, influenzando il nostro equilibrio psico-fisico. A pagina 10. Devo ammettere che, tra le cento sentenze, ero particolarmente curioso di leggere alcune in modo specifico: la Sentenza V, la Sentenza VI, la Sentenza VIII e, più di tutte… la Sentenza IX.

Nel commento alla Sentenza V

chi è sapiente… può allontanare molti effetti delle stelle” – Pontano offre una lettura che si potrebbe definire, in parte, di natura medica. Egli sostiene che il termine “sapienza” indichi la consapevolezza degli eventi e dei fenomeni che influenzano l’individuo. Se un male ha origine dall’azione di Saturno, che, con il suo freddo maligno, corrompe il corpo, l’astrologo insegna saggiamente che si può intervenire impiegando il calore, che naturalmente si oppone al freddo. In termini moderni, sarebbe come affermare che, in presenza di una febbre intensa in cui il corpo si surriscalda (evento della natura di Marte), si intervenga con sostanze che contrastano tale squilibrio – per esempio, mediante l’utilizzo di farmaci antipiretici e antinfiammatori. Questo principio, fondato sulla logica della “contraria contrariis curantur”, rispecchia un paradigma antico che ancora oggi appare semplice e veritiero. Pontano fornisce ulteriori esempi pratici: se l’astrologo prevede per se stesso l’imminenza di un naufragio, il fatto che “il sapiente… allontanerà molti effetti delle stelle” significa che egli potrà evitare i pericoli derivanti dal mare e dai fiumi, finché la direzione o l’influenza di Saturno sul nativo permane. Il principio in questione è logico, matematico e naturale. Di conseguenza, Pontano conclude che il male non può essere del tutto eliminato, ma solo prevenuto. Egli spiega inoltre che, pur non potendo sempre scongiurare un male, è possibile affrontarlo in modo consapevole: conoscere in anticipo l’arrivo di un evento infausto permette di prepararsi ad esso, rendendo l’esperienza del male meno traumatica rispetto al subire improvvisamente un afflizione ignota.

Nella Sentenza VI

emerge un aforisma che, anni fa, mi portò a confrontarmi con numerosi esperti di elettiva. In sostanza, quando si sceglie un orario favorevole per l’inizio di un’attività, affinché essa si svolga in modo propizio, Pontano sostiene con logica e serietà che l’elezione produrrà gli effetti desiderati solo se i significatori del momento scelto coincidono o sono in sintonia con quelli della carta natale. In altre parole, se il tema natale preannuncia la realizzazione di quanto si auspica, l’elezione risulterà più efficace. Al contrario, se il tema natale, per esempio, non suggerisce la possibilità di avere figli, secondo Pontano è inutile tentare di eleggere un orario per propiziare l’arrivo di un figlio, poiché vi è un impedimento naturale insormontabile. Il principio alla base non è di natura esoterica o magica, bensì risponde a un ordine naturale: se qualcosa non è intrinsecamente connesso o possibile, esiste un limite che ne preclude il compimento. Certamente, la situazione può essere “curata” a seconda dell’oggetto in questione, ma Pontano insiste nel sottolineare l’importanza di considerare la carta natale. Egli critica coloro che formulano elezioni senza tener conto dei segni e delle influenze presenti nel tema di nascita. In definitiva, per qualsiasi cosa si intenda eleggere – che si tratti di un talismano, di un amuleto, dell’inizio di un progetto o del propiziare un evento – è fondamentale partire dal tema natale e armonizzare i significatori dell’elezione con quelli della nascita. Le regole elettive non costituiscono un insieme unico e rigido, ma piuttosto un’arte che richiede all’astrologo la capacità di individuare affinità e relazioni tra i significatori della carta natale e quelli della situazione da eleggere. Pontano conclude affermando che se la carta natale non lascia alcuna speranza per quanto si intende propiziare, l’elezione risulterà inutile. L’idea è chiara e priva di ambiguità: esiste un limite imposto dalla natura stessa.

Nella Sentenza VIII

come da sempre sostenuto, Pontano ribadisce un ulteriore mio convincimento: il Saggio collabora con il cielo. Ciò significa che chi conosce a fondo i movimenti e le nature celesti può operare con diligenza e consapevolezza. La metafora adottata, pur essendo una metafora, non si discosta dalla realtà, richiamando il mondo dell’agricoltura. Ancora oggi si preferisce seminare in determinate fasi lunari perché si ritiene che tali condizioni siano vantaggiose. Se vogliamo essere più scientifici, è noto che, come allora, anche oggi per piantare un seme di pomodoro è fondamentale rispettare il periodo dell’anno più adatto affinché il seme germogli e produca frutti in condizioni ottimali di calore e atmosfera. In sostanza, l’agricoltore conosce le stagioni e sa esattamente quando e come operare, riconoscendo che le variazioni atmosferiche, sempre influenzate dai moti celesti e dalla luce solare, sono determinanti. Questo stesso ragionamento si applica anche in ambito medico.

Nella Sentenza IX

sento di incontrare un Pontano che va oltre il semplice paradigma naturale, affermando che le immagini delle forme celesti sono in grado di causare eventi e fatti. Per lui, l’immagine non è solo una sorta di “architettura” che induce certe conseguenze, ma un vero e proprio veicolo di opportunità, capace di trasportare informazioni e di attivare funzioni specifiche. Ad esempio, incidere un’immagine che richiama la testa di Ariete su una lastra d’oro, in un preciso orario e in concomitanza con determinati astri nel segno Ariete, può alleviare o contrastare l’emicrania. Questa è una delle rare sentenze in cui Pontano ammette esplicitamente il potere intrinseco delle immagini, senza ricorrere esclusivamente a spiegazioni di natura prettamente naturale, lasciando intravedere l’esistenza di trame sottili e di una magia latente. Un potere che Agrippa definirà come “Potere Occulto delle cose”, la cui efficacia affonda le radici in qualcosa che sfugge alla mera razionalità.
Il trattato prosegue ricco di informazioni, confermando pienamente le mie aspettative e rafforzando il mio interesse – ormai ancor più marcato – per la letteratura astrologica del periodo in cui Pontano visse.

CONCLUSIONI

Quello che emerge dai commentari di Pontano è una riflessione sorprendentemente attuale sul rapporto tra conoscenza, natura e destino. Da un lato, il Saggio – che collabora con il cielo – ci ricorda, nell’idea di Pontano, l’importanza di conoscere e interpretare le leggi naturali per poter intervenire consapevolmente nella gestione degli eventi della vita, sia in ambito medico che in quello della pianificazione degli eventi (l’elezione di momenti propizi). Questa concezione, basata su principi come “contraria contrariis curantur”, anticipa in maniera elegante l’approccio preventivo e razionale che ancora oggi troviamo in numerose discipline scientifiche e pratiche quotidiane.

Dall’altro lato, l’idea che le immagini, intese come simboli, possano avere un’influenza attiva e quasi “magica” sul nostro stato fisico o sugli eventi, ci invita a considerare una dimensione meno immediatamente misurabile e più enigmatica della realtà. La capacità di una rappresentazione simbolica – come quella della testa di Ariete incisa in oro – di modulare effetti fisiologici o di evocare particolari conseguenze, apre uno spazio di riflessione sul potere del simbolo e sull’interazione tra mente, percezione e corpo.

Personalmente, trovo affascinante come Pontano riesca a integrare un rigoroso ragionamento naturale con un’apertura verso quei meccanismi sottili che sfuggono alla pura spiegazione logico-scientifica. Questa sintesi mi porta a pensare che, forse, la nostra esistenza sia governata non solo da leggi fisiche e cicliche, ma anche da una dimensione simbolica che, sebbene difficile da quantificare, incide profondamente sul nostro vivere quotidiano. In quest’ottica, il sapere diventa strumento di prevenzione e preparazione: conoscere il proprio tema natale, come suggerisce Pontano, non significa solo leggere un destino, ma essere in grado di anticiparne le possibili sfide, affrontandole con consapevolezza e determinazione.

Questa visione integrata – che abbraccia tanto l’ordine naturale quanto il mistero dell’immaginario – mi appare come una chiave di lettura ancora oggi valida, un invito a non separare il razionale dal simbolico, ma a cercare un equilibrio che permetta di navigare le incertezze della vita con una consapevolezza più profonda e completa.

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Il testo permette di studiare e cercare di comprendere il “pensiero” di Pontano su questioni molto astrologiche e naturali, permette di entrare in contatto con l’idea di Astrologia legata al suo tempo storico, permettendo anche di comprendere quanto oggi l’eleganza e la raffinatezza dell’Astrologia possa essere ancora riscoperta e riavvalorata. Giovanni Pontano, Commentari sulle cento sentenze di Tolomeo. Introduzione, traduzione e note di commento di Michele Rinaldi. Agorà & Co.

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