Levi ben Gershon (conosciuto nell’Europa medievale col nome latinizzato di Gersonide, noto tra gli ebrei anche con l’acronimo di Ralbag, 1288 – 1344 filosofo, astronomo e matematico francese, teologo e talmudista ebreo) concepisce il Mondo come un’immagine integrata in cui coesistono, anche se su piani diversi, cielo e terra. Ovvero ogni cosa è per Gersonide una cosa sola, principio che se ci pensiamo è già ben radicato nella Tavola di Smeraldo di Ermete Trismegisto. Tuttavia, Levi va oltre dicendo che l’Astrologia è l’unica disciplina, o metodo, attraverso cui è possibile studiare l’interazione tra il mondo celeste e il mondo sublunare; l’astrologia per Gersonide è unica nella sua specificità deduttiva e cognitiva perché ha lo scopo di studiare le connessioni tra mondo immanente e mondo trascendente, tra alto e basso, tra cielo e terra, e come queste connessioni e relazioni agiscono sulla cosa vivente.
Sono numerose le opere di Levi, alcune filosofiche, altre commentari alla Torah, ma è interessante anche la letteratura che ha prodotto in ambito astronomico. In particolare Moritz Steinschneider (Prostějov, 30 marzo 1816 – Berlino, 24 gennaio 1907, ebraista e bibliografo ceco, considerato uno dei massimi esperti della letteratura ebraica medievale) identifica le opere astronomiche di Levi
nello Sefer Tekunah, suddivisa in 136 capitoli ricche di considerazioni astronomiche; in alcuni capitoli affronta i difetti del sistema astronomico di Tolomeo identificando numerosi errori di calcolo, e che lo portarono ad una prima forma di teoria della confutazione, in parte grazie alle sue determinazioni astronomiche. Faccio notare che l’opera di Levi fu apprezzata da Pico della Mirandola che la citava frequentemente nelle sue Disputationes in Astrologiam.
Gersonide è considerato uno dei primi astronomi ad accorgersi che il sistema tolemaico presentava numerosi errori e che non funzionava correttamente, a differenza dei “colleghi” del suo tempo. La “grandiosità” del modello Tolemaico era dovuta per lo più alla previsione dei moti planetari, ma un’osservazione di una eclisse lunare del 1335 e solare del 1337, fatta da Gersonide, portarono il ricercatore a confutarne i principi perché anche se il sistema permetteva di prevedere la posizione della Luna, sbagliava grossolanamente sulle dimensioni apparenti della Luna. Inoltre Gersonide ricalcolò le distanze stellari, che ai suoi tempi erano ritenute ferme in una sfera rotante sopra quella dei pianeti
esterni, i suoi calcoli stimarono che le distanze delle stelle fisse dovevano essere maggiori miliardi di volte rispetto a quelle planetarie, evidenziando gli errori di Tolomeo al riguardo. Tuttavia Gersonide non riuscii a completare la confutazione del sistema tolemaico, infatti dopo Gersonide il sistema fu definitivamente superato dalle ricerche e scoperte di Copernico.
Secondo Levi i movimenti dei vari corpi celesti (quelli che chiamiamo pianeti, e ci riferiamo in ambito astrologico agli astri del settenario, quelli visibili a occhio nudo) evidenziano che essi sono mossi da principi motori diversi e che quindi la qualità di tale movimento identifica una evidente gerarchia. Per Gersonide i pianeti sono esseri dotati di anima e di intelligenza, e ogni astro emana uno spettro di Dio, potremmo dire le tante forme di intelligenza del demiurgo, ma che tutte riconducono ad una sola cosa, o ad un sono pensiero onnisciente.
Secondo Levi la sfera sublunare e quella celeste operano con due sistemi separati, ovvero ognuno si muove secondo una propria legge; ma tali sistemi anche se separati sono tra loro connessi e le due diverse “leggi” che le governano interagiscono in una sorta di linguaggio, di dialettica operante. Infatti dice che la legge dei cieli è nota solo a Dio, e ciò che noi percepiamo della volta celeste è quello che Dio intende comunicarci e dirci, ma cosa c’è dietro questa comunicazione, ovvero la profonda ragione del suo pensiero, è agli uomini sconosciuta e inaccessibile.
Nella visione astrologica di Levi, il ricercatore dice di aver dimostrato che esistono relazioni altamente specifiche tra luce (tipo la luce solare, la luce lunare, la luminosità di Mercurio, Venere, e via dicendo) e le qualità prime terrestri (caldo freddo, umido secco). La forza divina è responsabile di tale connessione e l’azione di Dio si muove attraverso un evento celeste che va a determinare connessioni con le qualità prime del mondo sublunare (i principi caldo, freddo, secco, umido) che a loro volta propagheranno questa sorta di “messaggio divino” sugli elementi complessi (fuoco, terra, aria e acqua), e che a loro volta trasmetteranno su ogni creatura vivente, su ogni oggetto animato o inanimato del pianeta, secondo la natura di ogni essere.
Ma attenzione, questo non contraddice il valore del Libero Arbitrio, infatti Levi identifica due tipi di intelligenza: una divina e una più terrestre. L’uomo è permeato, avvolto, penetrato dentro e fuori da una intelligenza divina che è quella che viene identificata comunemente e banalmente come “influenza celeste”, questa agisce sulle cose ma agirà in accordo con una intelligenza più terrea, legata alle leggi fisiche del pianeta che ospita la nostra esistenza, legata all’ecosistema, all’atmosfera, all’ambiente, dunque ogni messaggio celeste (o influenza celeste) sarà messa sempre in relazione all’intelligenza individuale terrea e sistemica (ovvero specifica in base al regno naturale di appartenenza). Come questo messaggio celeste sarà vissuto, espresso, compreso, e come esso si muoverà, e agirà, per esempio in un individuo, dipenderà dalla natura dell’essere ricevente, dalla sua composizione, temperamento, dal luogo in cui riceve tale messaggio, quindi dipenderà anche dalla natura ecosistemica e ambientale del luogo in cui è, e di conseguenza sarà soggetto a variabili anche culturali, sociologiche per intenderci. Come potete capire, Levi non ha assolutamente una visione deterministica, ma sta enunciando principi di finalismo.
L’influsso celeste è visto da Levi come una forma di intelligenza divina, che interagirà con l’intelligenza terrestre: nello specifico quando tale influsso tocca per esempio l’individuo umano, questa intelligenza (che possiamo immaginare come un linguaggio) parla e comunica con l’intelligenza personale, individuale, propria dell’essere umano. Tale relazione di linguaggi, produrrà poi risposte, soggette alla volontà individuale, dunque inclinazioni che dipenderanno anche da una propria indiscutibile natura. Levi supera in modo molto intelligente l’idea del determinismo e apre all’idea del finalismo-astrologico.
Levi arriva a congetturare la logica della Provvidenza Celeste: l’obiettivo principale delle influenze astrali è salvaguardare, proteggere, mantenere, l’ordine naturale delle cose. Questa scopo è ciò che Levi chiama hashgahah kelalit, la provvidenza generale è concepita come uno strumento nelle mani di Dio, che attraverso la sua azione nel mondo conserva l’opera del creatore, e lo fa secondo un piano preciso e conosciuto. In un certo senso l’opera di Dio avrebbe secondo questa idea uno scopo preciso, una ragione, e quindi ogni cosa accade in conformità della volontà del creatore affinché si adempi il suo fine.
Dunque la provvidenza interverrà attraverso i suoi linguaggi, apportando ove necessario eventi che letteralmente influenzano l’uomo per dirigerlo verso uno scopo finale, pur mantenendosi nell’individuo quell’idea di libero arbitrio che è lo strumento attraverso il quale ci si confronta con una influenza tuttavia imprescindibile.
Gersonide supera quindi l’idea del determinismo, introducendo l’idea di un finalismo astrologico: ogni cosa ha un suo fine, o meglio una sua finalità, un suo obiettivo, che in un modo o in un altro dovrà essere raggiunto. Nei testi sacri del Talmud ci sono frequenti riferimenti di un Dio che conosce ogni cosa, e che ha previsto tutto; spesso è identificato come un archivista, nonché come colui che conosce la sorte di ogni cosa, perché è colui che ha progettato la Natura e le sue leggi, sia quelle celesti che quelle terrestri.
Ne consegue che la previsione astrologica non è per Levi un controsenso o un oltraggio al concetto di Libero Arbitrio. Prima di tutto perché la previsione in astrologia ha il senso di conoscere il moto naturale delle cose, e come i vari principi della natura terrestre si esprimeranno in correlazione all’azione dei fenomeni celesti. Questo permette di comprendere come una data natura, per esempio umana, si relazionerà a certe condizioni del cielo astronomico, all’interno di eventi che per semplificare possiamo definire temperamentali, umorali. Tutto ciò avviene lungo una linea ciclica, lungo un destino scritto naturalmente in ogni essere umano, che oggi rintracciamo per esempio nel DNA di ogni persona, genoma che informa su tutto, sulle malattie, sui colori dei capelli e degli occhi, sulla statura, sulle facoltà cerebrali, sull’organizzazione del corpo, e anche sulla morte.
La Providenza generale è quindi una sorta di provvidenziale attività naturale che in modo intelligente interviene per conservarci e per mantenerci, per poter proseguire nel corso del proprio progetto di vita, affinché si adempi il proprio destino naturale, biologico, oggi potremmo dire “genetico”.
Scrive Levi: attraverso la disposizione ordinata dei corpi celesti, è preservata l’esistenza inferiore che contiene bontà e perfezione … le azioni e i pensieri dell’uomo sono tutti ordinati dai corpi celesti… da un punto di vista religioso, immaginare o ritenere che gli astri erranti o le stelle fisse possano esercitare un’influenza non solo su questioni temperamentali e umorali ma anche sul pensiero, stride con il concetto di libero arbitrio. Ma Levi aggiunge che il libero arbitrio nell’uomo ha il compito di consentire all’individuo il controllo dei suoi pensieri.
Questo passaggio è molto delicato perché presenta una visione di libero arbitrio a cui non siamo probabilmente “abituati”: secondo Levi i pensieri sono prodotti o influenzati dalle stelle, questi pensieri arrivano alla nostra mente, possiamo cioè ascoltarli, percepirli; arrivano idee, pensieri, concetti, immagini, che sono generati da una azione celeste e dalla sua interazione con la natura organica e biologica dell’essere ricevente, ma il libero arbitrio non ha a che fare con la “generazione di un pensiero” ma piuttosto sul modo attraverso cui l’essere gestirà il “pensiero” che riceve.
Questo è per Levi il libero arbitrio che non presume dunque secondo la sua logica il fatto che gli esseri umani non possano subire “influenze celesti” o “pensieri influenzati dalle stelle”, anzi se siamo immersi in progetto di intelligenza divina, noi siamo in un certo senso galleggianti in un oceano di “pensieri e di idee”: il libero arbitrio è lo strumento attraverso cui noi ci confrontiamo liberamente con questi pensieri che comunque permangono, ci sono, e si presentano, volendolo o non volendolo, in noi.
Levi sostiene che la provvidenza generale interviene anche sulle sorti della società umana. Le stelle agiscono anche sul collettivo, sulle masse di persone, tale azione per esempio inclinerà e spingerà i vari sottogruppi sociali a perseguire certi percorsi, piuttosto che altri. Sulla previsione Levi è consapevole che l’Astrologia può essere spesso imprecisa e vaga. Levi scrive: in generale è impossibile che l’uomo conosca la verità… L’uomo può fare affidamento solo ai suoi sensi, non è in grado nemmeno di arrivare ad una completa comprensione delle vicende del mondo sublunare, figuriamoci se può riuscire a conoscere esattamente il messaggio del fenomeno celeste! Questo perché, sostiene Levi, l’umanità riceve l’Intelletto Agente in conformità del proprio Intelletto individuale, e poiché lo riceve e lo percepisce attraverso una natura (che nel caso dell’uomo è specificamente soggetta alle leggi terrestri) non potrà mai valicare completamente il mistero dell’Intelligenza Agente e certe cose rimarranno per sempre inconoscibili all’uomo.
Così l’astrologia diventa per Levi uno strumento e un metodo che cerca di comprendere l’azione delle leggi combinate del cielo e della terra, e come esse potranno esprimersi nella realtà vivente, all’interno comunque di certi limiti, e anche nell’evidenza che tutto non può essere conosciuto dall’astrologia non perché il metodo non lo permetterebbe, ma perché è l’uomo ad avere dei limiti all’accesso di certe informazioni, e non possiamo avere una visione onnisciente e onnicomprensiva dell’intera architettura della creazione e del suo scopo, o della sua finalità.
Rimane tuttavia una chiara evidenzia: per Levi l’Astrologia non è deterministica ma finalistica, il metodo astrologico ha lo scopo di identificare, studiare e comprendere, attraverso i suoi metodi, la “finalità delle cose”, ovvero comprendere l’andamento e l’orientamento del nostro essere secondo la sua natura e in accordo alle influenze celesti ovvero all’Intelletto Agente.
Nell’azione del cielo, secondo il pensiero di Gersonide, interverrebbe una Provvidenza Generale che è una actio æterna di Dio ovvero prescienza, nonché disposizioni naturali che hanno lo scopo di far adempiere la volontà dell’ente creatore; ci sarebbe poi una actio temporis ovvero l’attività dell’Intelligenza Agente (di provenienza divina) che agirà sulla preservazione e il mantenimento delle cose, nel tempo.
Questa è la dottrina della cura provvidenziale e del governo del mondo che non troviamo solo nella cultura ebraica ma anche in culture molto diverse come in Cicerone in De Natura Deorum e in Seneca in De Providentia. Non è dunque un’idea nuova!
Dal cielo l’Eterno guarda in basso; Vede tutti i figli dell’uomo (Sal xxxiii. 13, 14)
Nei cieli l’Eterno ha il suo trono, ma il suo governo abbraccia ogni cosa (Sal xi, 4)
La natura è costantemente oggetto della sollecitudine divina (Giobbe xxxvi. 27, xxxviii. 25)
FONTI
Gersonides’ Proofs for the Creation of the Universe
Feldman, Seymour
The American Academy for Jewish Research
The Astronomy of Levi ben Gerson: A Critical Edition
Springer‐Verlag.
Levi ben Gerson’s Contributions to Astronomy
In Freudenthal, Studies on Gersonides
Levi ben Gerson’s Prognostication for the Conjunction of 1345
Goldstein, Bernard R. and David Pingree
Transactions of the American Philosophical Society 80, pt. 6: 1–60.
Gersonides and Astrology
In Levi ben Gershom: The Wars of the Lord, edited by Seymour Feldman
New York: Jewish Publication Society of America
Studi preliminari sulla dottrina della conoscenza di Gersonide
Jacob Leon Teicher
Le guerre del Signore (Milḥamot ha-Šem)
Levi ben Gershom, Roberto Gatti
La filosofia ebraica medievale
Mauro Zonta