Il libro è dedicato al capitano Alberto Baldovini, un membro di una nobile famiglia patrizia di Trento e marito di Caterina dei nobili Luchini. Baldovini fu una figura di rilievo nella scena politica trentina, ricoprendo il ruolo di console della città in numerose occasioni tra il 1605 e il 1630. Il capitano si distinse anche per la sua partecipazione alla magistratura cittadina, il massimo organo politico e amministrativo di Trento, confermando la sua importanza nell’amministrazione locale.
Caterina dei nobili Luchini, moglie di Alberto Baldovini, apparteneva a una delle famiglie patrizie più influenti di Trento. La famiglia Luchini era conosciuta per la sua lunga tradizione di servizio pubblico e per il suo ruolo di spicco nella vita sociale e politica della città. L’unione tra Caterina e Alberto Baldovini consolidò ulteriormente l’influenza di entrambe le famiglie nell’aristocrazia trentina.
Per quanto riguarda Antonio Guetti non ho rintracciato alcuna informazione dalle ricerche effettuate.
Per quanto riguarda Francesco Pellegrini da Ravenna non ho rintracciato alcuna nota biografica: ha pubblicato Discorso d’Astrologia e Fisonomia naturale, Treviso 1613 altri riportano 1622, esistono edizioni del 1630 (prossimamente ne trascriverò alcune parti). Si autodefinisce “Accademico Peregrino, nominato l’Infallibile”.
La trascrizione che segue è in un italiano corrente, per rendere più scorrevole la lettura.
Le prime pagine dell’opera
Giardino d’Astrologia, dove si discorre della Sfera del Mondo, e similmente delle Stelle fisse, con le Favole e i loro nomi. Diviso in Due Parti. Composto dal Sig. Francesco Pellegrini da Ravenna. In Vicenza, presso Domenico Amadio, 1613. Con Licenza dei Superiori.
Al Molto Illustre Signor Alberto Baldovini, È una vecchia tradizione che le nuove opere stampate vengano dedicate a persone illustri, per dare onore ai libri grazie all’autorità di queste persone e, allo stesso tempo, per rendere immortali i nomi di questi signori. Poiché nutro una particolare stima per il nome di Vostra Signoria, il cui giudizio saggio e prudente brilla attraverso le numerose virtù e imprese militari, che hanno dato una prova straordinaria di sé al mondo, seguendo le orme dei suoi antenati e della sua illustre famiglia, ho pensato di dedicarle questa piccola opera intitolata Giardino d’Astrologia, scritta dal Signor Francesco Pellegrini da Ravenna. Pertanto, con sincerità e rispetto, le dedico e le offro quest’opera. Questo gesto vuole essere un piccolo segno della mia stima nei suoi confronti. Se questo lavoro non sarà all’altezza dei suoi meriti e della sua grandezza, le chiedo di accettare comunque la mia buona volontà, con la quale mi raccomando umilmente alla sua gentilezza. Vicenza, 5 ottobre 1613. Il suo umilissimo servitore, Antonio Guetti.
Prologo
Avendo il grande e immortale Dio creato l’uomo con un’anima intellettuale, non per altro scopo che per compiacersi di lui, e non perché potesse elevarsi con questo intelletto alla conoscenza di Dio stesso, ma in tutte le sue azioni deve sempre riconoscere Dio come il suo capo. Questo è il motivo per cui San Paolo ci esorta a cercare le cose celesti, dicendo: “Cercate le cose di lassù.”
Per questo motivo, ho deciso di trattare delle cose celesti attraverso la lettura di ciò che ci è stato trasmesso dai saggi del passato. Non intendo occuparmi di ciò che è mondano o dei piaceri terreni, ma di ciò che ci porta verso l’amore della patria suprema, il Paradiso. Voglio allontanarmi dall’ignoranza e dalle cose basse, come suggerisce il grande Tolomeo: “Il saggio dominerà gli astri.”
Cerchiamo di essere amici della sapienza, affinché possiamo essere partecipi della sapienza eterna. Chi non ha stima per la sapienza? Gli Ateniesi non eressero forse 360 statue per Demetrio Falereo per questa ragione? E ogni giorno Alcibiade era presente a bellissime lezioni di Socrate. La sapienza ha fatto sì che uomini illustri come Mosimo e Diogene fossero ricordati per sempre.
La sapienza fu quella che spinse Pitagora a recarsi dai Magi Persiani per imparare la loro saggezza. Essa persuase Euclide a lasciare Megara per stabilirsi ad Atene, città famosa per l’amore per la sapienza. La sapienza spinse persino gli Egizi ad adorare Api, e Annicero Cireneo a spendere grandi somme per riscattare Platone. Fu sempre la sapienza che portò gli uomini a erigere statue e monumenti per onorare coloro che la possedevano.
Chi non ama la sapienza? Chi non la loda e non l’abbraccia come una cara madre? Essa stessa dice in Proverbi: “Beato l’uomo che mi ascolta, che veglia alle mie porte ogni giorno. Chi mi troverà, troverà la vita e otterrà la salvezza dal Signore.”
Dunque, cercate questa sapienza che vi condurrà alla conoscenza del vero bene e della bontà di Dio.
Prima Parte – Dichiarazione della Sfera del Mondo.
Capitolo I
Questa grande macchina, che comunemente viene chiamata la Sfera del mondo, è divisa in due parti, o regioni. Una di queste, detta elementare, è corruttibile e variabile, e come meno degna, è posta nel punto più basso, ovvero nel luogo degli elementi. L’altra parte, più alta e celeste, è perfetta, eterna e incorruttibile, meritatamente collocata in un luogo sublime che circonda e racchiude le parti elementari.
Capitolo II – Della Regione Elementare
Ognuna di queste regioni si divide ulteriormente in altre parti. E se per prima si considera quella più corruttibile, essa include gli elementi di fuoco, aria, acqua e terra.
Dei quattro elementi – Capitolo III
La terra, per essere la più pesante (come quella nella quale tutto discende, radunando ogni impurità e raccogliendo gli elementi), è posta nel centro, cioè nel mezzo di tutto il Mondo; da questo punto si muove, contrariamente all’opinione dei Pitagorici. L’acqua, poi, per essere la meno densa, che la leggerezza non accompagna, come men grave sia, cerca quella parte della terra che è cavernosa, e lì si ferma, rimanendo scoperta. L’aria, per la sua leggerezza, innalzandosi, circonda ogni acqua, e le trame insieme. Il fuoco, per la sua purità e schietta leggerezza, ha il suo luogo sopra l’aria, e si colloca al principio della regione celeste, coprendo parimenti l’area di ogni parte.
Della Regione Celeste – Capitolo IV
La Regione celeste si divide in dieci sfere; ossia cieli dei quali, l’uno circonda l’altro; salvo quello della Luna, il quale per essere il più basso, non può circondare alcun altro Cielo, ma lo circonda il fuoco che rimane sempre inferiore. In cima a tutti questi cieli si trova il decimo Cielo, per essere il più sublime, non si trova sopra di esso alcun Cielo naturale, che lo circondi; ma vi si trova sopra il trono di Dio, abitazione sua, nella quale vi è una corte beata, e il luogo fortunato, detto Paradiso. Questa Trinità celeste è Dio, e lì vi abita la Divina Maestà Trina, con tutto il coro angelico, dove si trovano tutti i Beati, nel quale non c’è che felicità perfetta.
Delle dieci sfere Celesti e dei loro movimenti – Capitolo V
Diremo dunque che dieci sono i Cieli, e ciascuno di essi è governato da un’intelligenza, ovvero da un Angelo, che perpetuamente li muove. Il decimo Cielo è il primo, ed è tanto raro e trasparente, senza stelle alcuna, ed è chiamato primo mobile, il quale si muove sopra i poli del mondo, da levante a ponente, con tanta velocità che in 24 ore termina il suo giro, ed è così per la grande intelligenza, a molti chiamata anima del mondo, poiché muovendosi, infonde virtù e movimenti agli altri Cieli, che inferiori gli sono. Sotto a questo, si trova la nona sfera, che è il Cielo delle stelle fisse, il cui movimento, che ha dalla virtù del primo mobile, si muove da levante a ponente, e muove il Cielo di Saturno e gli altri pianeti, facendoli ruotare in senso opposto a quello del primo mobile, cioè da ponente a levante, in un intervallo di 36.000 anni.
Vi è poi la settima sfera, chiamata Cielo di Saturno, la quale si muove in 30 anni; dopo questa, vi è la sesta, che è la sfera di Giove, la quale termina il suo corso in 12 anni; segue poi la quinta, che è la sfera di Marte, che in due anni lo completa. Poi la quarta sfera, quella del Sole, che in 365 giorni e 6 ore compie il suo giro. Seguono poi la terza sfera, quella di Venere, che in 584 giorni completa il suo corso, e la seconda sfera, quella di Mercurio, che in 88 giorni fa il suo giro. Infine, la prima sfera, quella della Luna, che completa il suo corso in 28 giorni.
E così si conclude la regione Celeste, perché sotto vi è la sfera del fuoco, come già ho detto sopra.
Della grandezza degli elementi dei Cieli – Capitolo VII
Tutto il globo della Terra, in circonferenza, misura 30.000 miglia e 500 miglia delle nostre, secondo l’opinione di Alfragano; delle quali miglia, 5000 sono di mille passi l’una, e ciascuno di questi passi è di cinque piedi. L’acqua poi, che copre la Terra, è dieci volte più grande della Terra stessa. L’aria è dieci volte più grande dell’acqua. Il fuoco dell’aria, parimenti, e così via fino al decimo Cielo.
Della grandezza dei Pianeti rispetto alla quantità della Terra – Capitolo VIII
Il Sole, il maggiore servitore della natura, il quale illumina e riscalda il mondo, è il più grande di tutti i pianeti e governa il mondo come una torcia del cielo, essendo il regolatore del tempo, per cui la Terra è fatta madre e nutrice di tutte le cose.
Il Sole è 166 volte più grande della Terra. Saturno è grande 91 volte la Terra. Giove è 37 volte più grande. Marte è 10 volte più grande della Terra. Venere è 9 volte più grande. Mercurio è 8 volte più grande della Terra. La Luna, infine, è 37 volte più piccola della Terra, e si stima che il suo volume totale sia 3.142 volte più piccolo rispetto alla Terra.
Della grandezza delle Stelle fisse – Capitolo IX
Le stelle che si trovano nell’ottavo Cielo si chiamano fisse; gli astrologi ne hanno contate 1.122, che si dividono in 48 costellazioni. Le stelle differiscono tra loro per grandezza: le prime grandezze sono le più lucide e più grandi; quelle della seconda grandezza sono leggermente più piccole delle prime, e così via. Le stelle della sesta grandezza sono le più piccole e meno luminose.
- Le stelle della prima grandezza sono 107 volte più grandi.
- Della seconda grandezza, 96 volte.
- Della terza grandezza, 72 volte.
- Della quarta grandezza, 56 volte.
- Della quinta grandezza, 36 volte.
- Della sesta grandezza, 20 volte.
Della distanza tra noi e ciascuna Sfera Celeste – Capitolo X
Le distanze tra la Terra e i vari Cieli sono:
- Fino al Cielo della Luna: 160.407 miglia.
- Fino al secondo Cielo, quello di Mercurio: 361.524 miglia.
- Fino al Cielo di Venere: 831.836 miglia.
- Fino al Cielo del Sole: 1.606.809 miglia.
- Fino al Cielo di Marte: 2.616.829 miglia.
- Fino al Cielo di Giove: 4.447.245 miglia.
- Fino al Cielo di Saturno: 7.178.444 miglia.
- Fino alla ottava sfera: 10.076.619 miglia.
- Fino alla nona sfera: 10.135.749 miglia.
Seconda Parte – Delle stelle fisse e delle quarantotto Immagini stellate
Gli astrologi, ritenendo impossibile ottenere una conoscenza di tutte le stelle visibili nel vasto, bello e ornato ottavo Cielo, come lo vediamo, si sono accontentati di conoscere solo quelle più notevoli. A tal fine, hanno deciso di dividere le 1.122 stelle conosciute in quarantotto parti, o immagini, ciascuna delle quali forma una figura nel cielo che somiglia a un oggetto o a una creatura che possiamo riconoscere in questo mondo, e per facilitare la memoria di alcune, che non abbiamo potuto vedere, hanno scelto di rappresentarle in questo modo.
La ragione per cui furono ordinate e disposte in tale modo è perché, come dicono i Filosofi, le figure, le immagini e i nomi delle stelle non possono essere conosciuti se non attraverso la memoria che ne conserviamo con tali rappresentazioni. Inoltre, poiché è impossibile nominare e conoscere tutte le stelle, è stata data priorità a quelle che formano queste figure, considerate le più importanti, secondo l’opinione di Tolomeo.
Annotazione: seguono le 48 immagini stellate, per necessaria brevità saranno elencate solo le 12 immagini stellate da Ariete a Pesci.
Del montone ovvero Ariete. Immagine XXII
Frixo ed Elle, figli del re Atamante, per liberarsi dall’odio della matrigna, una notte, insieme a molte ricchezze, presero un montone la cui pelle era d’oro e si diressero verso Oriente. Giunti allo stretto di mare che divide l’Europa dall’Asia, vicino a Costantinopoli, salirono entrambi sul montone e si misero in acqua; ma Elle cadde e si sommersa, e da quel momento quel luogo fu chiamato Ellesponto. Frixo, invece, attraversò in salvo fino alla Colchide, e per rendere grazie agli dèi, sacrificò l’indorato montone la cui pelle fu appesa nel tempio finché gli Argonauti andarono a prenderla. Gli dèi, per mostrare che il prezioso sacrificio fosse loro gradito, posero nel cielo il montone con tredici stelle, adornato con la pelle d’oro che aveva lasciato sulla terra, risplendendo ora nel cielo.
Del Toro. Immagine XXIII
Vedendo Giove dell’amore di Europa, si trasformò in Toro. E giocando con altre fanciulle nel lido del mare, vedendo il Toro, si mostrò mansueto e si lasciò montare. Giove, a poco a poco, entrò nel mare e, passando oltre, la portò nell’isola di Creta. Qui, ritornato nella propria forma, tolse lei da quel terribile spavento, aspettando gli amanti dell’amore. In memoria di questo, volle che Europa fosse rappresentata nel cielo. Giove collocò la forma del Toro adornata di molte stelle, tra le quali le più luminose sono chiamate Pleiadi, le quali vengono dette le chiome di Berenice. Il Toro è rappresentato con il suo corno verso l’alto, rivolto verso la bocca, e appare in cielo con grandi fiamme. Questa è la forma con cui si volle rappresentare la costellazione.
Dei Gemelli. Immagine XXIIII
Si dice che, come narrato nel mito del Cigno, Leda partorì un uovo dal quale nacque Elena, la cui bellezza superava tutte le altre mai esistite. Da quell’uovo nacquero anche Castore e Polluce, fratelli inseparabili e uniti da un grande amore fraterno, tanto che mai tra loro nacque alcuna discordia. Infine, per premiare tale amore e lealtà, Giove li pose nel cielo. Abbracciati, mostrano ancora un segno del loro amore fraterno. In questa costellazione vi sono 18 stelle.
Del Cancro. Immagine XXV
Volendo Giove persuadere alla sua volontà la Ninfa bellissima Garamede, che abitava lungo un fiume in Asia, questa non diede ascolto alle sue parole e fuggì. Correndo, fu morsa da un granchio e calpestata; mentre si raffreddava, il corso del fiume fu sovrastato da Giove. La ninfa sentì tale dolcezza che Giove decise di porre la costellazione del Cancro nel cielo, composta da nove stelle. Tra queste, ci sono quelle che domandano ai Satiro e ai Silvani di partecipare alla guerra che Giove fece contro i Giganti, dove i tumulti causarono la vittoria.
Del Leone. Immagine XXVI
Il Leone è posto nel cielo in memoria della gloriosa vittoria che Ercole ebbe contro il feroce Leone che terrorizzava la selva di Nemea e devastava tutta la regione di Argo e Tebe. Nella costellazione del Leone vi sono ventisette stelle, senza contare le sette stelle più piccole vicine alla coda, che vengono chiamate la Coda di Berenice.
Della Vergine. Immagine XXVII
Astraea, figlia di Titano e dell’Aurora, durante il tempo in cui il padre e i fratelli si ribellarono, cacciò Giove dal cielo sovrapponendo i monti più alti uno sull’altro. Astraea, con grande ingegno, tolse loro l’impresa; e per l’aiuto dato a Giove, dopo la vittoria, ebbe il meritato posto nel cielo. Questa costellazione ha 26 stelle.
Della Libra. Immagine XXVIII
I primi astrologi, dividendo lo Zodiaco in dodici parti e assegnando a ciascuna il suo nome, notarono che la figura dello Scorpione occupava lo spazio di due segni. Togliendo quindi le stelle che si trovavano nella parte anteriore dello Scorpione, ne fecero un segno a parte, che chiamarono la Libra (Bilancia), perché quelle stelle disegnavano una figura simile a una bilancia. Questo segno, che sembra bilanciare giorno e notte, ha in tutto 8 stelle.
Dello Scorpione. Immagine XXIX
Orione, fiero delle sue abilità di cacciatore, si vantava dicendo che la terra non poteva produrre alcun animale che fosse abbastanza forte da superarlo. Per punire la sua superbia, la terra generò lo scorpione che uccise Orione. Giove, per ricordare ai mortali che l’eccessiva fiducia in sé stessi può essere pericolosa, collocò nel cielo il vittorioso scorpione, adornato di ventuno stelle, escludendo quelle della Libra.
Del Sagittario. Immagine XXX
Crotos, figlio della nutrice delle Muse, vivendo con loro sul monte Elicona, divenne eccellente nelle arti e abile nella caccia, tanto da essere considerato il miglior cacciatore. Giove, ascoltando le preghiere delle Muse, lo pose nel cielo trasformandolo per metà in uomo e per metà in cavallo, con un arco in mano, simbolo del suo valore nella caccia, e una coda di satiro per rappresentare la sua domesticità. In questa costellazione vi sono 31 stelle.
Del Capricorno. Immagine XXXI
Un giorno, durante un banchetto in Egitto, il feroce Tifeo, il più crudele di tutti i Giganti, attaccò gli dei, che, spaventati, si trasformarono in varie forme per sfuggire alla minaccia. Il dio Pan si gettò in un fiume e si trasformò per metà in capra e per metà in pesce. Dopo essere scampato al pericolo, Giove, per ricordare l’evento, lo pose nel cielo, formando la costellazione del Capricorno, composta da 28 stelle.
Dell’Aquario. Immagine XXXII
Ganimede, figlio del re Troo, era di tale bellezza che Giove se ne innamorò. Per poterlo avere sempre vicino, lo fece rapire da un’aquila e lo portò in cielo. Qui, Ganimede fu incaricato di versare il nettare per gli dei, prendendo il posto della dea Ebe. Giove pose nel cielo la figura di Ganimede con ventiquattro stelle, in un modo che sembra versare acqua. Per questo motivo, fu chiamato dagli astrologi “Aquario”.
Dei Pesci. Immagine XXXIII
Tifeo, un Gigante, apparve un giorno davanti a Venere mentre questa si trovava insieme a suo figlio Cupido a divertirsi lungo il fiume Eufrate. Venere, presa dalla paura, si trasformò insieme al figlio in due pesci per sfuggire al pericolo. In memoria della loro salvezza, Giove pose la figura dei Pesci nel cielo, una costellazione composta da 34 stelle.
INFO FINALI
Trascrizione ed elaborazione a cura di Francesco Faraoni. Le fonti su Alberto Baldovini sono state tratte da “L’importanza del nome: l’istituto dell’adoptio in hereditatem in età moderna” di Marina Garbellotti (LINK). Testo consultato nella versione digitalizzata in Archive.org.