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La Luna: le sue fasi luminose dalla percezione antica a quella moderna

Il presente lavoro si propone di approfondire le diverse riflessioni emerse dallo studio e dalla ricerca sulle fasi lunari, mettendo a confronto il ricco patrimonio offerto dalle fonti astrologiche antiche e moderne. La letteratura astrologica tradizionale ci tramanda una concezione del ciclo luminoso della Luna notevolmente diversa rispetto a quella introdotta da Dane Rudhyar, il quale, a partire dagli anni ’40, ha formulato una reinterpretazione semplificata del ciclo luminoso della Luna. Tale confronto mette in luce alcune lacune o riduzioni presenti nella concezione moderna dei cicli lunari applicati all’astrologia; tuttavia, Rudhyar ha saputo anche sistematizzare la complessità di questi cicli, offrendo un approccio che, pur nella sua sintesi, non si discosta completamente dall’essenza tradizionale e antica delle fasi lunari.

INTRODUZIONE

 La Luna e le sue fasi rivestono un’importanza fondamentale per la vita sulla Terra. La sua forza gravitazionale modella i nostri oceani, generando le maree, e influenza cicli riproduttivi, migrazioni e orientamento di molteplici forme di vita. Sono presenti, inoltre, testimonianze aneddotiche riguardanti l’impatto della Luna sugli esseri umani, che spaziano dalle variazioni comportamentali in occasione del plenilunio alla possibile sincronizzazione intermittente del ciclo mestruale femminile con le fasi lunari. Diverse culture, nel corso dei secoli, hanno fatto affidamento sul ciclo lunare per misurare il tempo, favorire la pratica agricola, e per scopi divinatori e magici.

Una ricerca condotta dal dottor David de la Iglesia, professore di cronobiologia e biologia presso l’Università di Washington e studioso delle interazioni tra sistemi neurali umani e ambiente naturale, ha portato alla luce risultati interessanti, seppure ancora teorici, riguardo alla relazione tra il sonno umano e il ciclo lunare. Lo studio ha rilevato variazioni significative nei tracciati elettroencefalografici dei soggetti esaminati durante le fasi del sonno, con cambiamenti evidenti ogni quindici giorni, ovvero in prossimità della Luna piena e della Luna nuova. De la Iglesia osserva che, durante questi periodi, le maree oceaniche e l’attrazione gravitazionale Sole-Luna subiscono variazioni; tuttavia, mancano al momento spiegazioni scientifiche chiare che giustifichino come tali fluttuazioni possano influire sul comportamento umano. Nonostante ciò, lo studio ha evidenziato che nelle notti precedenti la Luna piena il sonno tende a iniziare più tardi e a durare meno, mentre nei 3-5 giorni precedenti il novilunio, il sonno appare più conciliato e profondo. Il ricercatore ipotizza che la causa di tali effetti risieda nelle variazioni della luminosità lunare, benché, allo stato attuale, si tratti di mere ipotesi ancora prive di conferme definitive.

Per fortuna, a noi interessa trattare la Luna più dal punto di vista astrologico, ovvero osservare da una parte il suo ciclo luminoso ma riportandolo poi su un piano più interpretativo. Infatti, anche in astrologia, la consapevolezza della Luna e delle sue fasi ha sempre rivestito un ruolo importante. Nell’astrologia tradizionale, i pianeti assumono il termine di significatori ovvero intendono rappresentare certe questioni o certi aspetti della nostra vita. Per esempio, la Luna è sicuramente un significatore universale della Figura Materna ma lo è di più in un tema notturno, cioè in una nascita che avviene nelle ore notturne, ed è Venere in particolare che assume il significato di madre nei temi diurni quando cioè una natività avviene nelle ore del giorno. Ma la Luna è anche significatore del corso degli eventi, appare inoltre come significatore dell’animo sensitivo, rappresenta i mutamenti del nostro essere ma anche le attività di tutti i giorni, la Luna è un importante riferimento nello studio del Temperamento Prevalente o nel comprendere le modalità dell’agire del nativo, insomma le analogie possibili sono veramente tante.

Giulio Firmico Materno, astrologo romano di lingua latina, dell’età tardoimperiale, ovvero IV secolo dopo Cristo, afferma che la Luna ha significato sul corpo umano, in particolare l’astro avrebbe significato sulla sostanza del corpo e sui suoi strumenti valutativi. Quali sono gli strumenti naturali presenti nel nostro corpo e che hanno una funzione valutativa dell’ambiente esterno? Sono quelli che la dottrina aristotelica riassume in senso della vista predisposto dagli occhi; senso dell’udito predisposto dall’orecchio; senso del gusto predisposto dalla bocca; senso dell’olfatto predisposto dal naso; senso del tatto predisposto dalla pelle. I sensi sono significati dalla Luna e poiché la Luna ha tante fasi diverse, come anche un movimento nei segni molto specifico e particolare, e poiché è la luce più veloce che percepiamo dalla terra ma anche la più evidente e immediata, e poiché cambia anche la sua dimensione in base se è vicina o lontana dalla terra secondo il suo perigeo apogeo rispetto il punto di osservazione, alla Luna non poteva che essere attribuito il significato di Signora dell’Animo Sensitivo perché i sensi del nostro corpo sono mutevoli e cambiano di ora in ora in base alle circostanze e condizioni ambientali e psicologiche.

Vi faccio notare che i nostri sensi sono strumenti biologici, naturali, che hanno lo scopo di saggiare il mondo. Sono sensi che valutano le qualità dell’ambiente e per estensione i nostri sensi sono utilizzati anche nelle relazioni umane, e questi producono simpatie quanto antipatie rispetto a ciò che ascoltiamo, vediamo, percepiamo. I sensi sono direttamente soggetti alla nostra mente e alla elaborazione dell’intelletto e non a caso l’Astrologia Tradizionale prevede un complesso capitolo di studio delle inclinazioni psicologiche in cui i due significatori naturali per eccellenza sono proprio la Luna e Mercurio. La loro condizione, la loro luce, la qualità del loro moto, i segni che occupano, come anche le figure che formano con gli altri pianeti e le relazioni che hanno in particolare con il grado sorgente, l’Ascendente, e tante altre variabili, determinano le diverse interpretazioni possibili – almeno secondo il metodo astrologico – di intelligenza, di anima, di pensiero, di qualità del ragionamento, di come percepiamo il mondo, di come interagiamo con l’ambiente, come ci muoviamo attraverso i nostri sensi, pulsioni, idee.

CICLO LUNARE E SUA SUDDIVISIONE

Il ciclo mensile (circa) della Luna è astrologicamente suddiviso attraverso quattro fasi principali e quattro fasi intermedie. Queste fasi lunari sono quelle che ha sintetizzato Dane Rudhyar con lo scopo di connotare questo ciclo con significati relativi allo studio delle inclinazioni psicologiche. L’effettivo aumentare e diminuire della luce della Luna, attraverso le sue fasi, è stato sempre rievocativo – in senso analogico – di crescita o decadenza, e così in pratica è rimasto costante attraverso i secoli. Gli astrologi ellenistici ma anche quelli successivi attribuivano grande importanza all’esame della condizione della Luna e dei suoi aspetti non solo con il Sole ma anche con gli altri pianeti nella carta natale, considerandola uno degli indicatori delle condizioni di vita, degli eventi e della prosperità. Ma ritornando brevemente alle fasi lunari, notiamo che in antichità questi step luminosi della Luna erano considerati in modo molto diverso da quelli proposti da Dane Rudhyar.

Dane Rudhyar propone un ciclo lunare strutturato in 8 fasi complessive, per ogni fase propone una tipologia psicologica o, meglio, una modalità dell’Essere:

  • Da Luna nuova a primo crescente. Giovane, istintivo, spontaneo. I nativi sono soggettivi, impulsivi ed emotivi.
  • Da primo crescente a primo quarto (mezza luna). Individualizzazione. Le persone nate durante questa fase sono assertive e sicure di sé.
  • Prima parte del secondo quarto. Attività volitiva, l’individuo si confronta con il suo ambiente. I nativi desiderano costruire nuove strutture, magari per sostituire quelle vecchie.
  • Dalla tarda seconda fase alla Luna piena (fase gibbosa). Crescente maturità, comprensione oggettiva. I nativi cercano l’auto-comprensione e possono dedicarsi a una causa.
  • Dalla Luna piena alla prima parte del terzo quarto. Realizzazione, sviluppo della coscienza collettiva. Questa fase conferisce capacità di pensiero oggettivo e di comunicazione.
  • Ultima parte del terzo quarto (fase di disseminazione). Condivisione delle idee manifestate, scopo sociale. Le persone nate sotto questa fase sentono il bisogno di insegnare e comunicare.
  • Prima parte del quarto quarto. Crisi sociali, ma “semi” per un nuovo ordine in arrivo. I nativi sono devoti a dei principi, forse in modo inflessibile.
  • Ultima fase fino all’oscurità della Luna (fase balsamica). Dissoluzione delle vecchie strutture, sacrificio personale, preparazione per una nuova fase di sviluppo. Gli individui possono percepirsi come portatori di un destino sociale, annunciando un nuovo ordine mondiale.

Le speculazioni di Dane Rudhyar sono soggette ai suoi tempi di appartenenza. Ci troviamo in un periodo in cui il comportamentismo è una corrente dominante anche se presto sarà poi messa in discussione, e proponeva l’idea che il comportamento fosse osservabile e misurabile in netto contrasto con l’approccio introspettivo della psicoanalisi. Rudhyar non fa altro che trasportare le idee del comportamentismo mettendole in correlazione alle fasi lunari.

La descrizione del ciclo lunare riportata da Rudhyar è tuttavia una schematizzazione e semplificazione che presenta delle “assenze importanti”. Non so se queste assenze sono innocenti o volute, ritengo tuttavia che Rudhyar non avesse un completo accesso alle fonti tradizionali (anche se ci sono prove di un suo interesse nei confronti di alcuni testi di Claudio Tolomeo): ci troviamo tuttavia in un periodo in cui non circolavano le traduzioni e il tanto materiale che oggi invece possiamo consultare.

Sta di fatto che la tradizione astrologica rimanda l’idea di un ciclo lunare molto più complesso da quello proposto da Rudhyar. Vettio Valente (astrologo del II secolo d.C.) dice che sette sono le fasi della Luna ma altri ne elencano undici. O ancora, Retorio d’Egitto (astrologo del VI secolo d.C.) che si ispirava molto a Vettio Valente, menziona non solo le undici fasi riportate anche da Vettio Valente ma ne aggiungere una dodicesima, definita come oscura. Paolo di Alessandria (astrologo del IV secolo d.C.) definisce le fasi lunari in dodici step. L’antichità quindi ci tramanda molte più fasi lunari rispetto a quelle sintetizzate da Rudhyar. La presenza di queste fasi ulteriori è una aggiunta derivante dall’osservazione stessa della luminosità della luna, quindi è speculativa rispetto alla percezione degli eventi luminosi lunari.

Nella tabella che segue si evidenziano le differenze tra Fasi Lunari indicate in genere dalla letteratura tradizionale rispetto a quelle indicate in tempi moderni per esempio da Dane Rudhyar.

Le fasi tradizionali presentano momenti lunari importantissimi che nelle fasi moderne sono totalmente non-considerate. Nelle fasi tradizionali c’è un racconto della luminosità lunare che cercherò di semplificare all’estremo per meglio rendere l’idea sul ciclo lunare considerato nelle fonti tradizionali:

  • Per Luna Nuova si intende la congiunzione della Luna al Sole, stesso grado quindi, è un incontro di oscurità perché la Luna in questo step non può essere visibile, è totalmente combusta, bruciata dal Sole.
  • Dopo la fase nuova c’è un momento di nascita. Cosa si intende? Gli autori tradizionali per esempio Vettio Valente indicano i canonici 15 gradi di distanza della Luna rispetto la posizione del Sole, è la distanza che nell’Astrologia Ellenistica viene presa in considerazione come momento standard della levata eliaca momento in cui la Luna appare. Quindi significa che nel momento del novilunio, c’è una “fase” in cui la Luna rimane oscura ai nostri occhi, cominceremo a vederla nuovamente solo quando assyumerà quella distanza sufficiente dal Sole per ritornare visibilmente apprezzabile ai nostri occhi.
  • Seguono poi una serie di fasi in cui la Luna aumenta sempre più la sua luminosità.
  • Avviene dunque il plenilunio, massima luminosità possibile della Luna, i due luminari sono in opposizione perfetta.
  • È la fase successiva al plenilunio ad essere molto curiosa: gli autori indicano che 1° dopo il Plenilunio, dobbiamo considerare la luna già in fase calante, inoltre il grado successivo è chiamato fase repulsiva cioè la luce inizia ad essere “respinta” dall’Astro Notturno, che quindi comincia a diminuire nella sua luminosità, nonostante sia ancora importante la sua luce.
  • Seguono una serie di fasi dove la luce della luna diminuisce sempre più, finché il ciclo non si compie e non ricomincia da capo.

Ci sono alcune osservazioni che vorrei elencare e che sono emerse durante lo studio delle diverse fonti tradizionali:

  • il grado per la fase Calante non è esplicitamente indicato in Valente. Per esempio, elenca dieci fasi lunari per poi affermare che ce ne sarebbe un’altra quando inizia a calare ma non la definisce in modo compiuto;
  • questa stessa logica è seguita da Paolo di Alessandria, il quale afferma che la fase calante inizia una volta che la Luna ha superato il grado di opposizione.

Emergono comunque differenze nelle trattazioni tradizionali: le divisioni del ciclo lunare secondo Valente creano principalmente fasi uniformi e simmetriche, ognuna delle quali copre 45 gradi, mentre le divisioni secondo Paolo di Alessandria prevedono fasi di 60 gradi per la maggior parte delle fasi. Le fasi fornite di Retorio corrispondono a quelle di Valente, ad eccezione della mancanza di una fase Calante (che non è esplicitamente enunciata) e dell’aggiunta di una fase ulteriore verso al fine del ciclo luminoso. Le divisioni di Paolo includono una fase aggiuntiva all’inizio, chiamata emergente (o qualcosa di simile) e una fase di quasi piena e non menziona la fase di ultima visibilità o di tramonto.

Tradizione e modernità concordano nelle fasi canoniche e più evidenti, quelle che Dane Rudhyar ha schematizzato. Non vi è concordanza nelle altre fasi che sono tuttavia disomogenee nelle stesse fonti antiche, dove ogni autore propone la sua idea. Per quale motivo? Perché le altre fasi riguardano il tramonto eliaco della Luna oppure il sorgere eliaco della Luna, la sua prima e ultima visibilità, e sono fasi altamente variabili perché i fenomeni ottici della prima e ultima visibilità non sono fatti esclusivamente “astronomici e di sfera celeste” ma molto dipendono dall’ambiente reale (il punto di osservazione) in cui l’Astrologo compie al sua esperienza ottica nei confronti del cielo. Infatti, esistono fenomeni di rifrazione ottica che possono addirittura farci apparire eventi luminosi che in realtà ancora devono compiersi, o questioni atmosferiche che rendono alcune fasi luminose molto variabili. Questo spiega perché gli autori antichi, unitamente a Rudhyar, concordano nelle fasi principali e macroscopiche, mentre su quelle più variabili (in particolare prima visibilità e ultima visibilità) non concordano tra loro.

Inoltre, nella tradizione astrologica vi è una attenta osservazione alle fasi subito dopo il novilunio e subito dopo il plenilunio, o subito prima il novilunio-plenilunio. È molto interessante la fase repulsiva della luce, che si compie 1 grado dopo il plenilunio, praticamente qualcosa di molto effimero che tuttavia assume un significato decisivo e importante nello studio della ciclica luminosa della Luna.

Seguono le fasi lunari secondo le terminologie tradizionali in particolare derivanti dall’Astrologia Ellenistica.

  • Fase 1 – Synodos: semplicemente stesso grado, incontro per corpo, congiunzione Luna-Sole.
  • Fase 2 – Genna: negli approcci moderni questa fase non è concepita né considerata. Si verifica quando la Luna si sposta al grado successivo alla congiunzione esatta e continua fino a quando ha raggiunto i 15 gradi dopo la congiunzione. Ci troviamo nel range di 15° cari all’Astrologia Ellenistica perché è una distanza “canonica” o convenzionale di area in cui un Astro rispetto al Sole è imprigionato nei suoi raggi. In questo caso la Luna si muove in questi 15 gradi intrappolata ancora dai raggi, ma va verso la liberazione da essi, arrivata al grado 15 inizierà a sorgere, cioè, a ritornare visibile.
  • Fase 3 – Anatolē: la luna è ormai oltre 15 gradi dal Sole e fino a 60 gradi dal Sole è chiamata sorgente.
  • Fase 4 – Mēnoeidēs: è corrispondente a quella che noi chiamiamo oggi Luna Crescente.
  • Fase 5 – Dichotomos: stiamo a metà strada tra Luna nuova e Luna piena, abbiamo quindi il primo quarto. Ciò si compie, dunque, quando la Luna è in quadratura rispetto al Sole.
  • Fase 6 – Amphikurtos: fase che si verifica quando la Luna si è spostata di 120 gradi rispetto al Sole, il etrmine utilizzato per questa fase ha significato con il concetto di rigonfiamento, infatti in questa fase vediamo una abbondante luminosità lunare, che ne è ricolma.
  • Fase 7 – Plēsiselēnos: non è la fase piena vera e propria, alcuni autori dell’antichità ci dicono che questa fase è una Luna né completamente intera, né gibbosa, eppure è un po’ l’una e l’altra. Insomma è la fase che annuncia la pienezza, qui la luminosità è comunque importante.
  • Fase 8 – Panselēnos: qui avviene l’interezza della luminosità, la pienezza, è una fase in cui la Luna è precisamente a 180 gradi dal Sole, i successivi 15 gradi sono considerati vincolo plenilunico.
  • Fase 9 – Second Amphikurtos: fase di trigono calante.
  • Fase 10 – Second Dichotomos: quadratura calante.
  • Fase 11 – Second Mēnoeidēs: praticamente sestile calante.

CONCLUSIONI E IMPRESSIONI

Pare evidente che le fasi lunari semplificate in Dane Rudhyar sono quelle fasi più evidenti e immediate. L’autore le ha elaborate attraverso una speculazione psicologica, formalizzando 8 tipologie psicologiche. Può essere una idea condivisibile, tuttavia, molto semplificata rispetto lo studio dell’animo sensibile e intellettivo proposto dall’Astrologia Tradizionale. Dopotutto, ritengo che Rudhyar non avesse accesso alle fonti tradizionali vere e proprie, quindi non poteva che appellarsi anche alle congetture e alle idee del suo tempo.

Le fasi lunari sono straordinariamente complesse e descrivono in modo dettagliato il nostro modo di percepire e interagire con il mondo. Ad esempio, un aspetto tra Luna e Giove è comunemente interpretato come favorevole; tuttavia, gli autori della tradizione sottolineano come la fortuna significata da questo aspetto dipenda dallo stato della fase lunare. Se la Luna si trova in fase calante, o in una condizione di luminosità ridotta, tale aspetto potrebbe infatti assumere un significato opposto: anziché un presagio di buona sorte, potrebbe indicare instabilità, imprevisti, o persino una riduzione delle risorse materiali.

Oltre all’influenza sulla fortuna, la fase lunare è fondamentale per lo studio del temperamento e dell’animo umano, insieme all’Ascendente e a Mercurio, altri significatori importanti in questi ambiti, e ad altre numerose variabili. Questo mi porta a comprendere come le semplificazioni, pur avendo il merito di introdurre con immediatezza certi concetti, possiedano un risvolto insidioso: riducono eccessivamente la ricchezza analogica e deduttiva che le fasi lunari offrono. Tali riduzioni rischiano di oscurare una conoscenza antica e tuttora attuale, che, lungi dall’essere obsoleta, aggiunge profondità e valore alla nostra interpretazione del mondo, rispettando appieno la qualità reale dell’oggetto di studio.

 

FONTI CONSULATE
Giuseppe Bezza, Arcana mundi.
Dane Rudhyar, The lunation cycle.

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