Lucio Bellanti (Siena, XV secolo – Siena, 1487) è stato un importante astrologo e medico italiano del tardo Medioevo, attivo nel contesto culturale della città di Siena. È noto per aver ricoperto un ruolo significativo nella corte senese e per il suo lavoro nel campo dell’astrologia giudiziaria e medica, discipline strettamente intrecciate nella sua epoca. Bellanti fu un rappresentante dell’astrologia scolastica, basata su principi aristotelico-tolemaici, e si distinse per le sue interpretazioni approfondite delle influenze celesti sugli eventi terrestri e sulla salute umana. Le sue competenze come medico e astrologo gli valsero una notevole reputazione, al punto da essere spesso consultato dai potenti della sua città per previsioni e consigli. Il suo nome è legato al fervore intellettuale che caratterizzò il Rinascimento italiano.
In questa occasione, e nei prossimi articoli, vi propongo alcune questioni astrologiche proposte da Lucio Bellanti dal suo “De astrologica veritate liber quaestionum…”; ho consultato un’edizione successiva dell’opera dello studioso italiano Lucio Bellanti a sostegno dell’astrologia; originariamente pubblicata nel 1498 a Firenze in risposta alla critica dell’astrologia di Pico della Mirandola, l’opera di Bellanti espone argomenti a favore dell’astrologia come scienza legittima, utilizzando il metodo scolastico. L’opera fu ripubblicata più volte, tra cui un’edizione a Venezia del 1502 e l’edizione di Basilea, quella del 1554, qui consultata. Lynn Thorndike afferma: “Bellanti citava Tommaso d’Aquino e Scoto a sostegno dell’astrologia, ma censurava vari scrittori astrologici del passato, come gli astrologi arabi Albumasar e Haly, l’ebreo Abraham Judaeus e il latino Guido Bonatti. Questa censura era in parte basata su motivi cristiani, ma condivideva forse anche un po’ l’avversione umanistica dell’epoca per il sapere arabo e medievale (Thorndike IV, 541)”.
Ciò che ci è arrivato da Bellanti potrebbe offrici una attenta riflessione sull’idea che si aveva nei confronti degli Astri e dei relativi approcci interpretativi. In questa occasione, Bellanti ragiona sulla condizione di “retrogradazione“, valutando se tale infortunio è la condizione maggiore di sfortuna o debilità che potremmo incontrare nelle condizioni proprie degli astri.
INDICE DEI CONTENUTI
ToggleLa retrogradazione è il peggiore dei mali?
Scrive Bellanti: … si potrebbe pensare che la retrogradazione non sia il peggiore dei mali.
L’autore asserisce nella sua disquisizione che la retrogradazione non è il male peggiore. Afferma che in realtà la condizione più infortunata che possiamo incontrare è quella della combustione che definisce massimo infortunio. Ne consegue che considera la retrogradazione non il male maggiore. Afferma che i pianeti combusti perdono quasi tutti i loro significati (o le loro nature note), mentre i pianeti retrogradi pur in una condizione infortunata conserveranno una grande influenza malevola e dannosa ma non vedranno totalmente disabilitate le loro nature, almeno non quanto accade nella combustione. Definisce la condizione di combustione come un fatto estrinseco mentre la retrogradazione un fatto intrinseco al pianeta; dunque afferma che il moto retrogrado del pianeta si accorderà di più con la sua natura. Intende dire che se pur in presenza di un pianeta retrogrado, e anche se tale movimento produce un danno o una anomalia, o una perturbazione all’espressione stessa della natura nota del pianeta, il moto retrogrado permetterà al pianeta, pur se in parte, di esprimersi secondo natura al contrario di ciò che avviene nella combustione perché Bellanti definisce tale evento come infortunio massimo che indebolisce gravemente i pianeti.
Moto retrogrado. Moto difettoso.
Asserisce che attraverso la sua esperienza ha potuto constatare come i pianeti retrogradi comunque non apportano mai alcun bene, e sottoporranno influssi malefici in tutte le cose sottoposte alla loro azione o natura o significazione. Il moto retrogrado è comunque secondo Bellanti una condizione di infortuna perché il moto di questi astri è “difettoso” ovvero contrario al moto ordinario; anche perché, aggiunge tra le varie motivazioni, la retrogradazione di fatto rende improvvisa l’incapacità dell’astro di completare il suo ciclo d’azione, ovvero poiché il moto diretto subisce un improvvisa frenata (stazione) e retrocessione (retrogradazione) è come chi compiendo una data operazione, non la porterà a termine e non concluderà l’opera, che sarà proibita, impedita, turbata da un improvviso e inaspettato evento di perturbazione.
Benefici retrogradi. Malefici retrogradi.
Afferma che: i pianeti benefici sottoposti a retrogradazione, vedono diminuire o rallentare il loro potere benefico mentre i pianeti malefici vedono aumentare e intensificare il loro potere malefico. Per questo motivo, dice, la retrogradazione è segno di debolezza o di imperfezione. Infatti, aggiunge che i pianeti retrogradi non solo perdono parte delle loro influenze benefiche, ma agiscono con maggiore difficoltà nel realizzare i loro scopi.
Pianeta retrogrado: è come un viaggiatore che…
Conclude la sua riflessione asserendo che il movimento dei pianeti è proprio nonché conforme al loro principio, ovvero possono raggiungere il loro fine o il loro scopo naturale solo nel susseguirsi del moto, e per questo quando interviene la fase di retrogradazione, il moto è diminuito e il moto risulterà contrario l’ordine comune, e per questo motivo diminuita sarà l’efficacia, l’efficienza dell’astro sottoposto a questa condizione. Bellanti propone una suggestiva analogia: un pianeta in retrogradazione è paragonabile a un negoziante o a un viaggiatore che, trovandosi ostacolato nel suo percorso, è costretto a retrocedere. Questo crea un’anomalia o un’ambiguità nel loro cammino naturale, obbligandoli a intraprendere strade impervie e devianti. Così, si trovano impossibilitati a raggiungere il principale obiettivo del loro viaggio, che rimane irrealizzato. In un certo senso un pianeta retrogrado può essere paragonato a un viaggiatore che, all’improvviso, vede il suo cammino deviato e il fine del suo percorso mutato. Questo viandante, perturbato da imprevedibili cambiamenti di direzione, si trova costretto a retrocedere, rinunciando così a parte del proprio obiettivo originario.
Conclusioni
È interessante notare la disquisizione di Bellanti, il quale afferma che, i pianeti combusti potremmo talvolta considerati meno infausti dei pianeti retrogradi, perché la combustione è un fenomeno più “veloce” di danno, ma rimane comunque l’infortunio massimo. Tuttavia, Bellanti conferma che, sebbene la combustione sia un evento di breve durata rispetto alla retrogradazione, quest’ultima, pur essendo meno infausta della combustione, permane per un periodo più lungo, come se la perturbazione di una combustione è una “fiammata improvvisa” che causa grave danno, mentre la retrogradazione un logorio meno intenso ma più martellante perché più duraturo; aggiunge che il moto retrogrado è comunque una condizione soggetta anche all’influenza di altre forze celesti che possono intervenire a sostegno dell’astro.
La conclusione evidente è che la retrogradazione, sebbene causi perturbazioni e turbamenti nella natura dell’astro, risulta essere un infortunio più gestibile rispetto alla combustione, che, se pur di breve durata rispetto al fenomeno della stazione e retrogradazione, rappresenta un danno maggiore e meno gestibile per l’astro.
Prossimamente le disquisizioni di Bellanti su: combustione e quale è l’astro più forte in assoluto.
Parte del capitolo consultato relativo alla condizione di retrogradazione e valutazione dell’infortunio.