La ricerca del professore Klaus Oschema, accademico di Storia Medievale alla Ruhr-Universitat Bochum (attualmente sta studiando il ruolo degli Astrologi nel medioevo) solleva una questione molto interessante sull’ambiguità del corpo e del sesso biologico, ovvero la condizione di ermafroditismo. Pare, secondo le fonti che riporta il docente, che tale problematica era conosciuta e trovava una sua collocazione precisa in ambito interpretativo e dunque astrologico. Essendo la ricerca del docente molto complessa e articolata, presenterò una sinossi della sua indagine che potrete, per chi è interessato, conoscere meglio nell’articolo originale presentato da Klaus Oschema in un noto sito-blog di Studi Medievali.
Il professore cita una ricerca fatta da Eric Ramirex-Weaver (Associate Professor of Art and Director, Medieval Studies Program, «Reading the Heavens: Revelation and Reification in the Astronomical Anthology for Wenceslas IV», Gesta 53/1 (2014), 73-94) dove riportando una serie di fonti astrologiche cita un manoscritto riccamente miniato preparato dall’astrologo di corte di Venceslao IV in collaborazione con un talentuoso artista della corte del re. Oggi questo manoscritto è custodito dalla Bayerische Staatsbibliothek (BSB) di Monaco di Baveira con il numero identificativo Clm826 e che ha reso disponibile in formato digitale (link in bibliografia).
Il manoscritto è descritto dal docente come “una meravigliosa testimonianza dell’importanza dell’astrologia” nelle corti del tardo medioevo. Nel manoscritto la parte su cui si è soffermato il ricercatore è quella in riferimento all’ermafroditismo: il testo contiene una serie di informazioni su come le varie espressioni del corpo e quindi le espressioni fisiologiche, biologiche e intrinsecamente sessuali di un individuo, siano sottoposte all’influenza dei decani. Secondo questo manoscritto, ogni decano ha una influenza precisa sul corpo di un nativo, e lo plasmerà in modo specifico.
L’ermafroditismo si presenterebbe nel segno del Toro. Inizialmente il manoscritto ne fa una descrizione generale, identificandolo come segno freddo e secco; chi nasce sotto questo segno (chi ha come Toro nell’Ascendente, per non creare equivoci) avrà un volto lungo, occhi grandi e spalancanti, un collo forte, eccetera. Poi si passa ai singoli decani e ai loro effetti. I primi due sono abbastanza ordinari nella loro descrizione, mentre nel terzo decano, quindi nella parte finale del Toro, emerge la questione dell’ermafroditismo. Così cita il manoscritto tradotto dal professor Klaus Oschema:
Chi nasce sotto il terzo decano, avrà una bella carnagione e un bel viso, avrà un segno nell’occhio sinistro, e sarà sfortunato con le donne, sarà un uomo laborioso. Chi nasce alla fine del segno sarà ermafrodito.
Et qui in tertia facie natus fuerit, pulchri corporis existet pulchraque faciei, et in oculo sinistro sibi inerit signum. Virque laboriosus erit nec in mulieribus fortunatus existet. Si autem natus fuerit in huius signi fine erit natura ac sine ferro testiculis carens vel hermofronditus.
Questo decano è successivamente amplificato nella sua trattazione.
E chi nascerà nel terzo decano, avrà un bel corpo, un bel viso, nell’occhio sinistro ci sarà un segno. E sarà un uomo che lavora solo, ma non avrà fortuna con le donne. Ma se sarà verso la fine di questo segno, naturalmente non avrà testicoli, senza essere castrato dal ferro oppure sarà ermafrodita.
Et qui in tertia facie natus fuerit, pulchri corporis existet pulchraque faciei, et in oculo sinistro sibi inerit signum. Virque laboriosus erit nec in mulieribus fortunatus existet. Si autem natus fuerit in huius signi fine erit natura ac sine ferro testiculis carens vel hermofronditus.
Il ricercatore segnala come il decano esprima attraverso le sue figure identificazioni del corpo fisico, come se essi plasmassero a livello biologico specifiche qualità del corpo. Il ricercatore medievale pare essere molto eccitato da queste scoperte, anche perché non sarebbero inedite ne appaiono per la prima volta in questo Manoscritto Miniato di Terzysko. Infatti sarebbero prese completamente da tradizioni più antiche, in particolare dai testi dell’erudita Ibn Ezra. Infatti l’opera di Ibn Ezra (Libro dell’inizio della saggezza) riporta un passaggio praticamente identico a quello trascritto da Terzysko:
Colui che è nato nel terzo decano (del toro) avrà un bel corpo e viso, un segno sull’occhio sinistro; sarà un gran lavoratore e non avrà fortuna con le donne. Uno nato alla fine dei gradi del segno sarà un eunuco congenito o androgino.
L’opera di Ibn Ezra ha avuto un grande successo da sempre, anche oggi è apprezzato dai contemporanei; per esempio vi è una versione tradotta da un ebreo in francese antico, un certo Hagin Filus Mossy, nel 1273. Questa traduzione esiste in una edizione critica (vedi Introduzionr all’astrologia di Abraham Ibn Ezra , 37; per l’edizione, vedere The Beginning of Wisdom, an Astrological Treatise di Abraham ibn Ezra – The Johns Hopkins studies in Romance letteratures and Languages, extra vol. 14, ed. Raphael Levy/Francisco Cantera, Baltimora: J. Hopkins Press / Londra, H. Milford / Oxford University Press / Parigi, Les Belles lettres, 1939. Il secondo manoscritto, BnF, ms. fr. 1351, risale al 1477, cfr ibid ., 20.) Questo è il verso tradotto e che interessa l’argomento dell’articolo.
E colui che nasce nella terza faccia (cioè terzo decano, del Toro), sarà bello nel suo corpo e nelle sue apparenze, e nell’occhio sinistro avrà un segno; e sarà un uomo laborioso e non avrà fortuna con le donne. E colui che nascerà alla fine di questo segno sarà per natura un eunuco (letteralmente tradotto come senza testicoli senza ferro) o un ermafrodita. E colui che nascerà nella terza parte sarà cieco nel suo cuore, e nel suo aspetto, e nella sua senilità sarà istruito, e sarà un lavoratore, e non avrà fame. E colui che nascerà in questo segno sarà prosciugato senza ferro e naturalmente oppure sarà un ermafrodito.
Tutte queste osservazioni attestano il successo dell’opera di Ibn Ezra, ma anche la diffusione dell’idea che gli individui nati verso la fine del Toro fossero inclini a essere o eunuchi o ermafroditi. Sulla base di questa osservazione, sarebbe interessante vedere, dove è nata questa idea. La nozione generale di influenza celeste sulla natura dei neonati può, naturalmente, essere fatta risalire all’Antichità. Tolomeo, ad esempio, menzionò due volte gli ermafroditi nel suo estremamente influente Tetrabiblos, ma nessuno di questi passaggi ha nulla a che fare con i segni zodiacali o con i decani. Al contrario, Tolomeo insisteva generalmente sull’influenza dei pianeti in queste questioni come si evince chiaramente nei passaggi pertinenti: gli ermafroditi fanno la loro prima apparizione in un capitolo sulle nascite mostruose, le cui diverse categorie Tolomeo spiega con specifiche conformazioni planetarie. Quanto agli ermafroditi, l’autore spiega: […] ma se Giove o Venere testimoniano, il tipo di mostruosità sarà onorato e decoroso, come di solito avviene con gli ermafroditi o i cosiddetti arpocrati e simili. Solo un po’ più avanti, identifica con precisione una configurazione della Luna in relazione a Marte, Mercurio e Saturno, causa della nascita di ermafroditi ed eunuchi: E se la luna al sorgere si applica a Marte, e se porta anche a Mercurio lo stesso aspetto che ha Saturno, mentre Marte di nuovo è elevato sopra di lei o è in opposizione, i figli nati sono eunuchi o ermafroditi o non hanno condotti e sfiati. Poiché è così, quando anche il sole è in aspetto, se i luminari e Venere sono resi maschili, la luna è calante e i pianeti malefici si avvicinano nei gradi successivi, i maschi che nascono saranno privati dei loro organi sessuali o essi saranno feriti, in particolare in Ariete, Leone, Scorpione, Capricorno e Acquario, e le femmine saranno sterili e senza figli. (Tolomeo, Tetrabiblos (Loeb Classical Library, 435), ed. e trad. Frank E. Robbins, Cambridge MA: Harvard University Press / Londra: W. Heinemann, 23 1980, 263 (III 8), 323-325 (III 12))
Il ricercatore medievale fa notare che nessuna di queste idee riportate da Tolomeo appare in Albumasar, per esempio, e che quindi Ibn Ezra non può aver attinto le informazioni sugli ermafroditi ne da Tolomeo ne da Albumasar. Lo stesso commentatore di Ibn Ezra, Shlomo Sela, ha indicato chiaramente di non essere riuscito a comprendere la fonte originaria circa le associazioni che Ibn Ezra e autori successivi fanno sull’ermafroditismo in riferimento all’ultima parte del terzo decano del Toro.
Dunque, in riferimento all’ermafroditismo appare una connessione al terzo decano del Toro, esattamente all’ultima parte del terzo decano, a partire da Ibn Ezra, e autori successivi a Ibn Ezra attingono da egli, non vi è alcuna relazione tra decani ed ermafroditismo ne in Albumasar, tanto meno in Tolomeo che associa tale condizione con altri tipi di ragionamenti. Si conclude quindi dicendo che probabilmente ci sono fonti che ancora non conosciamo o testi / manoscritti di sapienza che ancora non ci sono pervenuti, perché Ibn Ezra per aver scritto quella associazione precisa sul terzo decano del Toro, deve necessariamente averla estrapolata da qualche fonte precedente attualmente a noi ignota.
ARTICOLO ORIGINALE LINK (qui)
LE IMMAGINI PIU BELLE
MANOSCRITTO MINIATO realizzato dall’astrologo della corte di Venceslao IV
link (Astronomisch-astrologische Handschrift für König Wenzel IV. von Böhmen – BSB Clm 826, Prag, 1401 [BSB-Hss Clm 826])