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Questione latitudine e longitudine, alcune traduzioni sulla prima parte del capitolo 24 Libro 1 della Tetrabiblos

Aspetti e questione longitudine / latitudine
Brevi annotazioni a cura di F. Faraoni e P. Novelli

Tolomeo cita il concetto di “latitudine” nella questione del giudizio sugli aspetti dei pianeti. Nella versione greca della Tetrabiblos Capitolo 24 del Libro Uno (versione consultata F.E. Robbins, Ed. Gregory R. Crane, Editor-in-Chief Tufts University) leggiamo:

Περὶ συναφειῶν καὶ ἀπορροιῶν καὶ τῶν ἄλλων δυνάμεων Καὶ καθ̓ ὅλου δὲ συνάπτειν μὲν λέγονται τοῖς ἑπομένοις οἱ προηγούμενοι, ἀπερρυηκέναι δὲ οἱ ἑπόμενοι τῶν προηγουμένων, ἐφ̓ ὅσον ἂν μὴ μακρὸν ᾖ τὸ μεταξὺ αὐτῶν διάστημα. παραλαμβάνεται δὲ [p. 114] τὸ τοιοῦτον ἐάν τε σωματικῶς ἐάν τε καὶ κατά τινα τῶν παραδεδομένων σχηματισμῶν συμβαίνῃ, πλὴν ὅτι γε πρὸς μὲν τὰς δἰ αὐτῶν τῶν σωμάτων συναφὰς καὶ ἀπορροίας καὶ τὰ πλάτη παρατηρεῖν αὐτῶν χρήσιμον εἰς τὸ μόνας τὰς ἐπὶ τὰ αὐτὰ μέρη τοῦ διὰ μέσων εὑρισκομένας παρόδους παραδέχεσθαι. πρὸς δὲ τὰς διὰ τῶν συσχηματισμῶν περιττόν ἐστι τὸ τοιοῦτον, πασῶν ἀεὶ τῶν ἀκτίνων ἐπὶ ταὐτά, τουτέστιν ἐπὶ τὸ κέντρον τῆς γῆς, φερομένων καὶ ὁμοίως πανταχόθεν συμβαλλουσῶν.

Seguono diverse traduzioni, proposte da diversi autori.

Il passaggio tradotto da Candellero-Barracano

In generale, il pianeta che precede viene detto che si applicano a quelli che seguono, mentre questi si dice che defluiscono da quelli che li precedono, fermo restando che l’intervallo tra di loro non sia troppo grande. Ciò si intende sia per le congiunzioni che per gli aspetti, senonché nelle congiunzioni bisogna anche avere riguardo alle latitudini. Difatti, noi non ammettiamo che le congiunzioni che si hanno sulla linea passante per il mezzo dello Zodiaco, cosa che è superfluo considerare nelle configurazioni, poiché in esse i raggi dei pianeti, tendendo a terra, si incontrano su di essa da qualsiasi posizione siano giunti.

Robert Schmidt & Robert Hand in Project Hindsight Greek Volume V

In generale, si dice che i pianeti precedenti si applichino ai pianeti seguenti, mentre si dice che i pianeti seguenti si separino da quelli precedenti, purché l’intervallo tra loro non sia grande. Questo vale sia che ciò avvenga corporalmente sia mediante una delle figurazioni accettate, eccetto che, per quanto riguarda le applicazioni e separazioni dei corpi stessi, è anche utile osservare le loro latitudini, con riferimento all’ammettere solo quei transiti (nota 1) che si trovano dallo stesso lato del circolo eclittico. Ma per quanto riguarda le applicazioni e separazioni mediante le configurazioni, questo è superfluo, poiché tutti i raggi sono sempre portati e si incontrano similmente da ogni direzione sugli stessi lati, cioè verso il centro della Terra. [Nota 1 – parados. That is, one of the bodies passing by the other. (Parados: cioè, uno dei corpi che passa accanto all’altro.)

Giuseppe Bezza traduce così

In generale, suole dirsi che gli astri che precedono si applicano a quelli che seguono, mentre gli astri che seguono defluiscono da quelli che precedono, purché non vi sia tra loro un grande intervallo. Siffatta relazione è data sia dalle unioni corporali, sia da una delle configurazioni precedentemente dichiarate. Nondimeno nelle applicazioni e nelle deflussioni per corpo è opportuno considerare la larghezza degli astri, giacché devono essere ammessi solo quei passaggi che si producono nelle medesime direzioni del circolo mediano. Al contrario, nelle applicazioni e nelle deflussioni per figura tale considerazione è superflua, poiché ogni raggio, da qualunque parte provenga, sempre tende al medesimo punto, ovvero al centro della terra.

La Feraboli, nella sua traduzione, traduce in questo modo

In generale si dice che i pianeti che precedono si congiungono ai pianeti che seguono, e che i pianeti che seguono si separano dai pianeti che precedono, purché non sia troppo forte la loro distanza intermedia. La terminologia vale sia che si tratti di congiunzione vera e propria che del risultato di uno degli aspetti tradizionalmente accettati. Tuttavia, nell’analisi delle congiunzioni e delle separazioni dei corpi celesti è utile tener conto anche della loro latitudine, per considerare soltanto i transiti dalla stessa parte dell’eclittica. Nello studio degli aspetti tale procedimento è inutile, perché tutti i raggi giungono sempre e convergono da tutte le direzioni nello stesso punto, che è il centro della terra.

Frank Egleston Robbins

In generale si dice che quelli che precedono si applicano a quelli che seguono e che quelli che seguono si separano da quelli che precedono, quando l’intervallo tra loro non è grande. Si ritiene che tale relazione esista sia che avvenga per congiunzione corporea sia che avvenga attraverso uno degli aspetti tradizionali, tranne che per quanto riguarda le applicazioni e le separazioni corporee dei corpi celesti è utile osservare anche le loro latitudini, in modo da accettare solo quei passaggi che si trovano sullo stesso lato dell’eclittica. Nel caso delle applicazioni e separazioni per aspetto, invece, tale pratica è superflua, perché tutti i raggi cadono sempre e convergono allo stesso modo da ogni direzione sullo stesso punto, cioè il centro della Terra.

Per concludere, Bezza a pagina 374 del suo commento al I libro della Tetrabiblos, scrive

I primi tre modi della coniunctio [sono] integra, fortior, debilior possono essere denominati, secondo il costume degli astrologi del XVI e XVII secolo: a. perfecta, ovvero grado per grado, sia in longitudine che in latitudine: allora gli astri sono uniti per corpo e il più veloce occulta il più tardo. è questa la coniunctio corporum perfectissima, adombrata da Tolemeo nelle parole: devono essere ammessi solo quei passaggi che si producono nelle medesime direzioni del circolo mediano. b. platica mutua, quando gli astri comunicano per le loro sphaere activitatis rispettive. c. platica partialis, quando un solo astro comunica per la sua sphaera activitati (si rimanda al testo Commento al Primo Libro della Tetrabiblos di Claudio Tolomeo, di Giuseppe Bezza, Nuovi Orizzonti, in particolare pagine 373 in poi da “La coniuncito…” in poi).

La parte che trovo più interessante non è tanto la valutazione della “latitudine” nelle relazioni di congiunzione (che se vogliamo è anche piuttosto logica) ma l’affermazione ripetuta in tutte le traduzioni: ovvero che tali distinzioni, quelle cioè che si fanno per la congiunzione, sono praticamente superflue per gli altri aspetti, perché “tutti i raggi cadono sempre e convergono allo stesso modo da ogni direzione sullo stesso punto, cioè il centro della Terra” anche se a rigor di logica la latitudine di un astro modifica la distanza sferica reale tra gli astri in tutti gli altri aspetti, e quindi vale – forse – la pena considerarla sempre, specialmente per chi è interessato ad un dato raffinato e il più possibile preciso nella valutazione delle relazioni tra pianeti.

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