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Segni zodiacali e costellazioni

Segni zodiacali e costellazioni

Di che segno sei?” è la classica domanda usata per rompere il ghiaccio tra persone di tutte le età e di tutti i Paesi, un modo come un altro per manifestare la volontà di conoscersi. Ma cosa significa esattamente la parola “segno”? I nomi delle dodici costellazioni che vanno dall’Ariete ai Pesci diventarono comuni tra i Babilonesi non prima della fine del V secolo a.C. e al 419 a.C., nel periodo Persiano, risale la prima menzione di cui abbiamo notizia dei dodici segni collegati alle costellazioni. Pare altresì accertato che in un periodo precedente alcune di queste costellazioni zodiacali facessero parte di una suddivisione più ampia che comprendeva ben diciotto asterismi. I dodici “segni zodiacali” attuali vengono da un’antica suddivisione dell’eclittica, cioè del percorso annuale del Sole così come viene osservato dalla Terra.

Immagine creata da Stellarium da https://mindlybiz.com/

È importante puntualizzare che pur risalendo a tempi antichissimi la consapevolezza che i pianeti orbitano intorno al Sole, gli astrologi per praticità si basano sui moti celesti per come appaiono dal nostro pianeta e non per come sono in realtà. Questo percorso solare, rappresentato in un cerchio (quindi di 360 gradi), fu suddiviso in dodici parti uguali di 30 gradi ciascuna. I loro nomi e i loro simboli grafici furono ispirati a dodici costellazioni che gli antichi astrologi consideravano particolarmente significative e un tempo coincidevano pressappoco con quelli che oggi sono i segni zodiacali che portano lo stesso nome di quelle costellazioni. Possiamo quindi dire che il segno del Leone una volta coincideva con la costellazione del Leone, quello della Vergine con la costellazione omonima e così via.

I segni zodiacali, oltre ad estendersi lungo il cerchio eclittico in 30 gradi di longitudine ciascuno, si estendono anche per circa 8 gradi di latitudine a nord e circa 8 gradi di latitudine a sud della stessa eclittica, per cui i dodici segni costituiscono di fatto una fascia di circa 16 gradi al centro della quale si trova l’eclittica. Dev’essere chiaro che questa fascia è stabilita per convenzione, non è né visibile né materiale: gli astrologi la concepiscono semplicemente come la fascia entro la quale i pianeti e i luminari transitano durante l’anno, attribuendo dei significati alle successive ubicazioni degli astri nelle dodici porzioni di questa fascia.

Solo il Sole si trova sempre alla latitudine 0°, perché si mantiene sempre sull’eclittica, che altro non è se non la sua orbita apparente intorno alla Terra; gli altri astri transitano lungo l’eclittica mutando di continuo la loro latitudine, ma sempre mantenendosi all’interno della fascia zodiacale (parliamo solo dei sette astri tradizionali, oltre Urano e Nettuno; Plutone può raggiungere i 17° di latitudine).

I segni zodiacali sono da migliaia di anni uno degli elementi fondamentali della tradizione astrologica, e a seconda delle scuole tradizionali sono stati raggruppati in moltissimi modi. Le classificazioni più importanti sono quelle per triplicità (segni di fuoco, di terra, d’aria e d’acqua) e per quadruplicità (Segni Cardinali, Fissi o Mobili), ma esistono anche segni maschili e femminili, segni umani e bestiali, segni di voce alta, media o bassa e segni muti, segni fertili, poco fertili e sterili ecc. … le classificazioni create nel corso dei secoli sono numerose e spesso riconosciute solo da questo o quell’astrologo.

Dal momento che abbiamo parlato di costellazioni, dobbiamo definire anche questo termine astronomico, che sebbene di uso comune viene spesso confuso con il concetto di segno zodiacale, che è invece di tipo astrologico.

La costellazione è una figura composta da un certo numero di stelle, che gli antichi astrologi con la loro immaginazione univano fino a vederle come i contorni e i vertici di immagini tratte dalla mitologia e dalla religione. Questa tendenza del cervello umano a identificare figure precise in un sistema apparentemente caotico come un cielo stellato è stata studiata dagli psicologi e si chiama pareidolia. È lo stesso fenomeno che ci fa scorgere delle forme familiari in una nuvola o nella schiuma di un cappuccino. Quasi certamente, nel caso delle costellazioni, la creazione di figure immaginarie aveva uno scopo mnemonico: chi scrutava il cielo per necessità, come i naviganti, trovava più facile identificare la posizione di una stella se questa faceva parte di una figura precisa.

Un altro scopo pratico delle costellazioni era quello di fungere da calendario cosmico: tornando nel cielo, ogni anno, nello stesso periodo, individuavano il susseguirsi delle stagioni.  In alcuni casi le costellazioni avevano anche una valenza simbolico-religiosa: gli antichi Greci, per esempio, credevano che gli eroi e i mortali che nella loro mitologia erano rimasti vittime di una morte ingiusta o che avevano meritato alti onori, fossero poi stati trasformati in costellazioni dagli Dei.

Anticamente, il Sole entrava nella costellazione dell’Ariete proprio all’equinozio di primavera, ma con il passare del tempo, per via di un fenomeno astronomico chiamato “precessione degli equinozi”, le costellazioni si sono spostate dalle omonime zone dell’eclittica, cioè dai segni zodiacali che da esse avevano preso nome, per andare ad occupare spazi diversi nella volta celeste. Oggi il Sole continua ad entrare nel segno zodiacale dell’Ariete, nel giorno dell’equinozio primaverile, ma la costellazione omonima non si trova più lì.

Questo ha dato origine ad una delle principali critiche all’astrologia: com’è possibile, dicono alcuni, che pur essendosi spostate le costellazioni originali le zone omonime dell’eclittica abbiano mantenuto lo stesso significato che avevano migliaia di anni fa (e quindi lo stesso influsso sui destini umani)? Porsi questa domanda significa non aver chiaro uno dei postulati dell’intero impianto sul quale si fonda l’astrologia, perché ad influire sui destini umani – secondo questo postulato – sono gli astri e le stelle nella misura e nel modo in cui transitano in quelle parti dell’eclittica che chiamiamo segni zodiacali.

Queste sezioni eclittiche mantengono immutato il loro significato originale, che non dipende dalla coincidenza con le costellazioni omonime. Va detto, tuttavia, che non in tutto il mondo si segue questo principio: mentre in Occidente è diffuso principalmente lo zodiaco tropico, in altre culture (come quella indiana, ma non solo) viene usato anche uno zodiaco siderale, nel quale si prendono come riferimento le costellazioni e le stelle nella loro posizione attuale, e non i segni zodiacali antichi.

Tornando alla domanda iniziale, oggi quando diciamo, per esempio, “sono dei Gemelli”, per convenzione, intendiamo dire che alla nostra nascita il Sole si trovava in uno dei 30 gradi del segno dei Gemelli. Per molti neofiti dell’astrologia questo significa già molte cose, e alcuni pretendono di poter descrivere il carattere di una persona basandosi solo su questo elemento. In realtà è da meno di un secolo che assistiamo alla assurda semplificazione che caratterizza questa astrologia “segno-solare”, così chiamata perché si basa solo sul segno in cui si trova il Sole alla nascita dell’individuo. Nei venti secoli precedenti al nostro è stato sempre molto più importante l’Ascendente, ossia il segno che sorge ad Est al momento della nascita.

E comunque anche questo elemento era considerato del tutto insufficiente a descrivere il nativo, perché l’astrologia seria ha sempre implicato un esame olistico di tutte le molte e variegate componenti del tema natale, unico grafico che – quando sia realizzato con calcoli astronomici accurati – possa consentire un’analisi esaustive delle influenze astrologiche presenti alla nascita di un soggetto. L’astrologia segno-solare, quella che dà origine anche ai trafiletti della rubrica “Oroscopo di oggi” dei quotidiani, ha solo fini di intrattenimento, ma è priva di ogni fondamento astrologico.

Tracciato un profilo, sintetico ma preciso, del concetto segni zodiacali, terminiamo questa disamina osservando che in ogni caso per la pratica astrologica rivestono importanza anche le costellazioni (ben più di dodici) e le stelle fisse che le compongono, con la precisazione però che ad interessare l’astrologo “tradizionale” sono sempre e solo gli astri visibili ad occhio nudo: gli infiniti corpi celesti che è possibile osservare solo con un telescopio sono oggi considerati solo dagli astrologi che si rifanno ad una pratica moderna.

Bibliografia

Jim Tester – Storia dell’Astrologia Occidentale

Rupert Gleadow – The origin of the zodiac

Nicholas Campion – A History of Western Astrology Vol.I

Robert Hand – Chronology of the Astrology of the Middle East and the West by Period