RANZOVIUS

Sezione Speciale Dedicata al Trattato di Astrologia di Heinrich Rantzau Astrologo del XVI secolo

A Cura di Francesco Faraoni per www.astrologiatradizionale.it

Heinrich Rantzau
✶ 1526 † 1598

In questa sezione una serie di traduzioni in italiano del Trattato Astrologico di Ranzovius (XVI secolo). Segue una breve biografia. Sono particolarmente affascinato dal trattato di Ranzovius perché è un testo dove si evince la grande capacità di raccogliere informazioni e nozioni di Ranzovius e mi appare come un compendio che a tutti gli effetti presenta una interessante e ricca sintesi dell’Astrologia Tradizionale.

Heinrich Rantzau, signore di Breitenburg, fu governatore della parte reale di Schleswig-Holstein (Produx Cimbricus) dal 1556 al 1598. Nato l’11 marzo 1526 nel castello di Steinburg presso Itzehoe, era il primogenito di Johann Rantzau. Da giovane fu inviato dal padre all’Università di Wittenberg, dove risiedette nella casa di Lutero. Successivamente, nel 1548, accompagnò il duca Adolfo di Schleswig-Holstein-Gottorp alla corte dell’imperatore Carlo V, dove rimase per sette anni, partecipando anche all’assedio di Metz (1552-1553). Nel 1554 sposò una ricca ereditiera della regione di Braunschweig, Christine von Halle, entrando così in una disputa familiare con i conti di Hoya, risolta solo nel 1558 a Uelzen. Dopo essere stato incaricato dal re danese Cristiano III di amministrare il distretto di Segeberg nello Holstein, il 1° marzo 1556 venne nominato governatore dei ducati, con uno stipendio annuo aggiuntivo di 100 talleri, 20 gulden e un abito di corte per il suo segretario. In questo ruolo, d’accordo con il padre, favorì l’alleanza tra il duca Adolfo, il fratello Giovanni e il nipote, il re danese Federico II, per la conquista del Dithmarschen. L’8 luglio 1559, anche la parte di questa regione assegnata al re fu posta sotto la sua amministrazione. Heinrich partecipò personalmente a questa campagna militare, che descrisse in un’opera pubblicata nel 1570 a Basilea sotto lo pseudonimo di “Cilicius Cimber”. Rantzau mantenne la carica di governatore per oltre 40 anni, svolgendo un ruolo di primo piano sia nell’amministrazione che nei parlamenti regionali, oltre che nelle attività diplomatiche. In particolare, contribuì alla firma della Pace di Stettino il 13 dicembre 1570, che pose fine alla guerra di sette anni tra Danimarca e Svezia. La sua esperienza politica, la sua formazione umanistica e il suo mecenatismo generoso gli garantirono una grande reputazione sia tra i nobili che negli ambienti intellettuali in patria e all’estero, sebbene la sua eccessiva vanità abbia in parte offuscato la sua fama. Nella sua epigrafe, scritta di proprio pugno, menzionò di aver eretto due piramidi, una a Segeberg e l’altra a Nordoe presso Itzehoe.  Il vasto patrimonio terriero ereditato venne triplicato grazie a nuovi acquisti. Le attività finanziarie accrebbero ulteriormente le sue ricchezze, e trovò gratificante il fatto che re e città fossero suoi debitori. Il castello di Breitenburg fu splendidamente arredato, così come le residenze nobiliari di Rantzau (nel distretto di Plön, Holstein) e di altre proprietà. A Breitenburg, Rantzau raccolse una celebre biblioteca di oltre 6000 volumi, che fu saccheggiata nel 1627 durante l’assalto al castello. Tra le sue numerose e variegate opere, oltre alla già citata cronaca della guerra del Dithmarschen, merita particolare menzione la descrizione della penisola Cimbrica, pubblicata solo in seguito, che rimane di grande valore. Collaborò anche con diversi studiosi stranieri, promuovendone i lavori. Gli ultimi anni della sua vita, dopo la morte del re Federico II (1588), furono meno felici. Le dispute tra le due linee regnanti e i parlamenti locali riguardo ai diritti elettorali lo misero in difficoltà. La regina vedova Sofia, reggente per il figlio minore Cristiano IV, trattò Heinrich con grande mancanza di rispetto. Dopo che Cristiano IV raggiunse la maggiore età (1593), Sofia cercò invano di ottenere una parte di Schleswig-Holstein per i figli minori. Nel gennaio 1598, Heinrich fu improvvisamente privato di tutte le sue cariche, evento al quale non sopravvisse a lungo: morì nella notte di Capodanno tra il 1598 e il 1599.  Della sua numerosa discendenza, sopravvive ancora la linea danese fondata dal figlio maggiore Franz, mentre la linea imperiale si è estinta da tempo. [1]

Heinrich Rantzau e l’interesse per l’Astrologia

Ranzovius fu un umanista e statista tedesco ma noto anche per la sua profonda passione per l’astrologia. Durante i suoi studi all’Università di Wittenberg, fu influenzato da Philipp Melanchthon, fervente sostenitore dell’astrologia (Melanchthon, come molti intellettuali del XVI secolo, considerava l’astrologia una disciplina rispettabile, legata alla scienza e alla teologia. Credeva che lo studio delle stelle potesse rivelare l’ordine divino e aiutare a comprendere il destino umano, mantenendo sempre un approccio razionale e legato alla fede). Nel 1593, Rantzau pubblicò il Tractatus Astrologicus de Genethliacorum Thematum Judiciis pro Singulis Nati Accidentibus, un’opera che raccoglieva testi astrologici fondamentali dell’epoca. Questo trattato, scritto in latino, si focalizza sull’interpretazione dei temi natali, offrendo giudizi dettagliati sugli eventi della vita individuale basati sulle posizioni planetarie al momento della nascita. Rantzau non si limitò alla teoria; applicò l’astrologia nella sua vita quotidiana e politica. Nel suo castello di Breitenburg, raccolse una vasta biblioteca contenente migliaia di volumi, tra cui opere astrologiche, strumenti astronomici e matematici. Intrattenne corrispondenze con numerosi studiosi e commissionò la composizione di testi astrologici, impiegando diversi astrologi e orientando la sua vita secondo principi astrologici. La sua dedizione all’astrologia si riflette anche nella pubblicazione di raccolte di oroscopi di imperatori e membri dell’alta aristocrazia, nonché in studi di astromedicina e principi fondamentali dell’astrologia. L’opera di Rantzau rimane una testimonianza significativa dell’interesse per l’astrologia nel XVI secolo, evidenziando come questa disciplina fosse integrata nella vita culturale e intellettuale dell’epoca.

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