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L’ingegno e le passioni dell’Anima – recensione al manuale

Agorà & Co. Editore ci sta ormai abituando a pubblicazioni ed edizioni di raffinata astrologia, ovvero manuali utili all’Astrologo di questi tempi moderni, interessato a riesplorare le conoscenze tradizionali.

Il testo che intendo recensione in questa occasione è stato da me acquistato nel 2021. Il titolo è “L’ingegno e le passioni dell’anima” di Mario Costantino (troverete i link del manuale a fine articolo, Mario Costantino è stato, con Giuseppe Bezza nel 1999, uno dei fondatori di Cielo e Terra; è un divulgatore raffinato dell’Astrologia tradizionale; gli appassionati di astrologia conoscono l’autore anche per il suo celebre sito online ovvero Astrologiaclassica.it un vero e proprio punto di riferimento per tutti gli appassionati, un blog ricco di istruzioni e approfondimenti tradizionali, utili agli studiosi e appassionati dell’astrologia).

Il manuale, consultato a partire dal 2021, mi ha portato in questi due anni ad approfondire l’argomento delle inclinazioni dell’Animo e della Mente, unitamente ai mali dell’animo: credo che oggi gli studenti e appassionati di astrologia vivono un momento molto florido e fortunato per la dottrina tradizionale. Essenzialmente per due motivi: abbiamo tantissime fonti antiche tradotte, nonché tantissimi ricercatori che hanno maturato un’esperienza complessa e articolata dell’Astrologia, e che oggi trasmettono il loro sapere e la loro esperienza attraverso pubblicazioni sempre più professionali e specificatamente rivolte allo studio della disciplina.

Mercurio come stella del mattino e della sera

Mercurio è un pianeta “molto simile” a Venere, specialmente per la sua vicinanza al Sole. Solitamente siamo portati a definire Venere come “stella” della Mattino e della Sera, ma in realtà questo tipo di attribuzione è associata anche a Mercurio che, per esempio, nei tempi di Esiodo era definito come Στίλβων ovvero Stilbon stella del mattino; e come Ἑρμάων ovvero Hermaon stella della sera.

Mercurio è frequentemente invisibile o sotto i raggi, ma è altrettanto frequentemente in levata eliaca, è spesso in moto retrogrado, come spesso ritorna in moto diretto, a volte è veloce, altre è lento, ha un interessante movimento non solo in longitudine ma anche in latitudine. Mercurio è tra i cinque pianeti erranti quello più dotato di movimenti repentini, avanti e indietro, visibile e invisibile, appare e scompare, si presta ad essere osservato (a occhio nudo) con difficoltà, infatti quando è visibile lo possiamo apprezzare nei primi momenti dell’alba o del tramonto del Sole.

Tuttavia l’elevata dinamicità di Mercurio corrisponde all’elevata variabilità dei suoi moti, delle sue condizioni, delle sue caratteristiche ottiche, di luminosità. E ne consegue che Mercurio può essere umido, quanto secco, come freddo, quanto caldo, in base alla disposizione che occupa rispetto al Sole ma tenendo anche in considerazione altre variabili accidentali (ed anche essenziali).

Mario Costantino nel testo “L’ingegno e le passioni dell’anima” ha sviluppato e argomentato uno dei più complessi capitoli dell’Astrologia genetliaca, quelli relativi allo studio delle inclinazioni dell’animo e della mente: stiamo parlando, infatti, delle “inclinazioni psicologiche“!

Significatori dell’anima e della mente

L’autore ci accompagna nell’affascinante argomento della mente e dell’animo: è il capitolo più importante dell’Astrologia perché determinare questa questione significa comprendere i moti dell’individuo attraverso le sue complessioni e caratteristiche che sono per ogni persona altamente specifiche. In particolare la classificazione dell’animo può essere riassunta in tre parti fondamentali:

  1. la parte vegetativa, che è propria del corpo, infatti la natura del nostro corpo, del nostro temperamento per sintetizzare, determina anche il modo o la modalità attraverso cui esprimiamo le altre facoltà dell’animo e della mente, il corpo dopotutto è il “veicolo” che utilizziamo nell’esplicitazione del nostro essere;
  2. la parte sensitiva, attraverso cui noi percepiamo l’ambiente, le sue variazioni naturali, parte che potremmo definire come cartina tornasole dell’individuo che saggia e testa i diversi impulsi esterni-interni dell’ecosistema in cui avviene l’esercizio delle facoltà animiche e razionali;
  3. la parte intellettiva, che è propria della mente, dell’elaborazione del pensiero, di come elaboriamo i dati che percepiamo attraverso il corpo e gli stimoli esterni e interni, da cui proviene anche il processo identificativo dell’io, dell’essere, del tu, del noi, in un certo senso l’intelletto è lo strumento che ogni individuo utilizza al fine di matematizzare l’esistenza e la vita.

Potremmo sintetizzare dicendo che la parte vegetativa corrisponde alla virtù concupiscibile, quella sensitiva alla virtù irascibile, quella intellettiva alla virtù razionale. Le diverse facoltà dell’animo e della mente sono schematizzate non perché vanno viste separatamente, al contrario tutte le parti dell’anima concorrono all’Essere, all’identificazione di cosa siamo e di cosa ci circonda, nei diversi processi cognitivi, razionali, sensibili, spirituali, immaginativi, elaborativi.

Nel grande capitolo dell’animo e della mente, l’autore congettura e affronta il modo attraverso cui possiamo elaborare, nel metodo astrologico e quindi nello studio della carta di nascita, l’argomento delle inclinazioni dell’animo, attraverso uno studio complesso e articolato dei diversi significatori dell’animo e della mente, che principalmente sono Oroscopo, luminare del tempo, Luna, Mercurio. La congettura segue il consueto metodo di decifrazione delle luci del cielo, ovvero la necessità di appellarsi alle dignità e debilità essenziali e accidentali, quindi ai diversi comportamenti dei significatori naturali e accidentali nella loro disposizione secondo i decreti della sfera celeste e della sfera locale.

Come è affrontato l’argomento nel manuale di Mario Costantino

Nel manuale di Mario Costantino, L’ingegno e le passioni dell’anima – dei sensi, dell’anima e dello spirito, le qualità dell’animo secondo Tolomeo – edito da Agorà & Co., troviamo tre livelli di elaborazione dell’argomento:

  1. un primo livello è teorico e prevede una trattazione dell’argomento mente e animo attraverso la congettura della filosofia naturale e secondo le congetture astrologiche e astronomiche;
  2. un secondo livello è propedeutico all’applicazione pratica, e prevede la modalità attraverso cui è necessario relazionarsi all’argomento quando siamo di fronte ad un grafico celeste di una natività, quindi ragionamento sui significatori naturali e accidentali rispetto all’argomento inclinazioni psicologiche, l’aspetto astronomico di Mercurio, i suoi comportamenti come luce del cielo, sono affrontati in modo approfondito, la capacità discorsiva e di spiegazione dell’autore permette anche a chi è digiuno di “astronomia” di affrontare le diverse questioni tecniche di Mercurio e non solo;
  3. un terzo livello è propriamente pratico, e intende valorizzare le diverse questioni che è necessario considerare, per esempio la natura dei segni, la disposizione nelle case, le qualità essenziali dunque come anche quelle accidentali, come giudicare la condizione orientale ed occidentale al sole, come congetturare la visibilità o meno di Mercurio, come arrivare a giudicare le qualità proprie di Mercurio ovvero se è caldo o freddo, se è umido o secco, come arrivare a definire il dominatore dell’animo e della mente.

Il terzo livello è spiegato in modo chiaro: anche se l’argomento è complesso la proprietà narrativa del manuale consente uno studio della questione più che gestibile. Una seconda parte del manuale prevede poi dei casi pratici che aiutano lo studioso alla comprensione del metodo e dell’argomento animo e mente.

Una sezione del testo è dedicata ai mali dell’animo, dove è possibile concepire come il metodo astrologico arriva a definire le ferite della mente e dell’animo attraverso le disposizioni nella sfera celeste e locale dei significatori delle inclinazioni psicologiche.

Gli argomenti che troviamo nel manuale

Segue l’elenco dei capitoli che troviamo nel manuale curato da Mario Costantino.

  1. L’astrologia delle origini
  2. I sensi, l’anima, lo spirito
  3. L’indagine
  4. L’ingegno
  5. Ricerca del dominatore
  6. Dominatore e suoi aspetti
  7. Condizione del dominatore
  8. Sulla natura di Mercurio
  9. L’epiciclo in Albohali e Alchabitio
  10. Giudizio sull’animo
  11. Le malattie dell’animo
  12. L’animo nelle natività
  13. Glossario minimo
  14. Domicili diurni e notturni
  15. Scheda tecnica
  16. Crepuscoli e arcus visionis
  17. Tabella dei confini egizi

Conclusioni

Il manuale è definibile come Trattato, ovvero un’opera che testimonia la modalità del metodo astrologico nella congettura delle qualità dell’animo e della mente dell’individuo. La complessità della trattazione è solo relativa ai tanti argomenti che lo studioso deve tenere in considerazione: non è possibile definire il nostro animo, la nostra mente, i moti dell’animo e della mente, relazionandoci solo al segno di Mercurio e della Luna e dell’Ascendente, la dottrina astrologica ci chiede di relazionarci alla sfera celeste e locale non per complicarci la vita, ma perché l’esistenza stessa è strettamente connessa alle luci del cielo, alla sua meccanica e alle sue disposizioni. Il cielo intende imprimere nelle sue immagini e figure un significato sul nostro essere, che a mio giudizio non è solo “simbolico” ma è anche “fisico” e “naturale”.

Il manuale di Mario Costantino ha nuovamente confermato in me l’idea che l’Astrologia non è solo materia del simbolo e dell’archetipo, ma è anche una materia che intende elaborare i linguaggi della natura e di come la natura si relaziona a noi e noi ad essa. Il testo dunque è consigliato a quanti sono appassionati di astrologia, oppure chi è studioso di astrologia, e in particolare agli autodidatti, perché fornisce un’importante testimonianza tecnica, didattica, teorica e pratica su uno dei più complicati capitoli dell’Astrologia natale: quello delle inclinazioni psicologiche.

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Intervista a Mario Costantino, curata da Marco Carollo
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Anima e sue funzioni. Partendo da Ibn Ezra. Considerazioni di filosofia naturale e astrologia.

Ibn Ezra non è stato solo un astrologo e astronomo, è stato anche un importante poligrafo erudito di cultura ebraica. Vissuto tra XI e XII secolo, voglio portarvi una interessante riflessione di ibn Ezra sul concetto di Anima, che troviamo in alcuni suoi Commenti alla Tanak o Bibbia Ebraica, ovvero in insieme di testi sacri alla cultura ebraica. Vi leggerò la traduzione che Leon Stitiskin ha fatto in riferimento all’introduzione alla Ecclesiaste proprio di ibn Ezra, il traduttore l’ha riportata in inglese e io ho provato a ritradurla in italiano. Subito dopo questa lettura un commento personale sull’Anima, evocando altri autori come Filopono e Plutarco, e concludendo con alcune considerazioni astrologiche relative alle funzioni dell’anima, provenienti da Plutarco. Subito dopo la sigla… BUONA VISIONE E BUON ASCOLTO.

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La virtù più alta nella vita è la ragione. Il suo raggiungimento salverà dagli inferi. Come il prigioniero desidera ardentemente tornare alla sua terra natale e ricongiungersi con la sua famiglia, così l’anima razionale si sforza di ascendere ai limiti superiori della sfera finché non si eleva alla sfera più alta del Dio vivente che è completamente priva di materia terrena. Questo poiché i corpi umani sono carne deperibile e somigliano a case le cui fondamenta sono di argilla.

Questo processo di ascesa può essere realizzato se lo spirito si purifica e viene purificato dalle contaminazioni dei desideri corporei che lo trascinano negli inferi. L’anima deve inoltre sforzarsi di conoscere la propria origine e comprendere la propria natura, con l’aiuto della Sapienza i cui occhi non sono offuscati, portando i luoghi lontani e remoti vicino a noi e facendo apparire la notte come il giorno.

L’anima sarà allora preparata a conoscere la verità che sarà impressa in essa in modo indelebile e non scomparirà anche quando si separerà dal corpo. Il Signore decretò che l’anima facesse la sua apparizione qui (nel corpo) e rimanesse rinchiusa in un recinto per un tempo assegnato per il proprio beneficio e benessere. Se ha sopportato molta angoscia durante la sua vita, allora godrà della beatitudine eterna senza fine. Perché ogni esperienza di vita può essere suddivisa in quattro: o è tutta buona, o parzialmente buona e parzialmente cattiva, o totalmente cattiva, o parzialmente cattiva e parzialmente buona.

La prima divisione è un dono di Dio; la seconda rappresenta la vita media sulla terra. Le restanti due sono inesistenti, perché il Signore Dio può fare solo del bene. Tutto nel mondo è buono, come dice la Scrittura: “E Dio vide tutto ciò che fece ed era molto buono e giusto”. E se qualche male prevaleva, esso era solo ai margini, che non può prescindere dall’abbondante bontà di Dio.

La radice del male sta nella deficienza di colui che la riceve. Per quanto riguarda Dio, non abbiamo altro modo di confrontare le Sue opere nel mondo se non con la Sua stessa opera, poiché in effetti tutto è opera Sua. Così, per esempio, quando vediamo che il sole, che è opera di Dio, lascerà che le vesti bianche esposte ai suoi raggi rimangano bianche e allo stesso tempo colorerà il viso del lavandaio, dobbiamo supporre che gli effetti del Sole varino con le differenze nella natura dell’oggetto o soggetto destinatario.

Perché, in verità, solo una forma di attività può essere emanata da una fonte. Quindi i cambiamenti sono dovuti alla natura specifica degli oggetti. Allo stesso modo i pensieri delle persone sono governati dalla varietà della loro natura fisica e i cambiamenti nella natura degli oggetti sono due, soggetti ai moti dei corpi celesti, alla posizione del sole e quindi ai destinatari delle loro influenze. Allo stesso modo, gli eventi del mondo sublunare, e le sue leggi, sono governati dallo stesso processo.

Il Signore, il Dio d’Israele, ha stimolato lo spirito del suo amato Salomone (terzo re d’Israele, successore e figlio di Davide) a sondare questioni importanti e ad istruirci sui sentieri della giustizia. Perché tutto il lavoro dell’uomo è vano e non può resistere (nel tempo). L’uomo non può né creare una sostanza né annientare nulla finché non si riduce al nulla. Tutta la sua attività consiste solo nel combinare e separare gli incidenti (o gli eventi), così come nel muoversi e nel riposare.

Quindi, le azioni dell’uomo sono vane e vuote. L’unica cosa di valore è il timore di Dio. Ma nessuno può raggiungere questo stadio del timore del Signore finché non sale la scala della saggezza e non ha acquisito la comprensione.

IBN EZRA PROCEDE CON UNA DESCRIZIONE DELLA COMPONENTE ANIMICA DELL’UOMO

I medici hanno già indicato che l’uomo possiede tre anime.

Una è l’anima vegetativa; vale a dire, proprio come nel regno vegetativo (come nell’erba, nelle piante e negli alberi) là è un potere che chiamiamo anima, responsabile della crescita e della riproduzione, quindi l’uomo possiede dentro di sé un potere simile. Quest’anima cresce in forza per un tempo specificato. Il suo attributo principale è il desiderio corporeo e richiede l’assunzione di cibo per la sua realizzazione.

La seconda anima è l’anima animale. Usa le facoltà dei cinque sensi ed è responsabile del potere del movimento, spostando l’animale e l’uomo da un luogo all’altro.

La terza anima, che solo l’uomo possiede, è chiamata “neshamah” (definizione: è l’anima divina nel senso più elevato e sublime ovvero una scintilla interna divina). Questa presiede la facoltà della ragione in grado di distinguere verità e menzogna.

La seconda anima è a metà strada tra le altre due anime. Dio ha dotato l’uomo di una facoltà razionale per realizzare a tempo debito il potenziale di ogni anima. Gli ha anche fornito le mitzvot (ovvero i 613 precetti alla base di un corretto stile di vita ancora oggi seguiti nell’ebraismo ortodosso) per mantenere tutto nella giusta proporzione.

Ora, sebbene in alcune parti dell’anima si alluda ad una origine onnicomprensiva, distingueremo i tre diversi poteri dell’anima con tre nomi specifici: neshamah, ruach, nefesh.

DEFINIZIONI: neshamah, scintilla divina; ruach, forza vitale; nefesh, il soffio e l’esalazione, per semplificare l’anima mossa dalla pulsione vivente.

Ciò eviterà un’elaborazione eccessiva sulle varie qualità associate a ciascuna delle tre anime. Così il termine nefesh si riferisce al desiderio dell’uomo di mangiare, di essere allegro e di indulgere nei piaceri sessuali. Il nome ruach allude alle nostre sensazioni che suscitano sentimenti di padronanza e autoglorificazione. Neshamah denota la nostra facoltà razionale. Saʿadya ben Yōssef (rabbino egiziano di fede e cultura ebraica 882-942) ha fatto una classificazione simile sulle facoltà delle tre anime.

È inoltre evidente che quando il nefesh aumenta di potenza, il neshamah diventa più debole e non ha la forza di resistere al potere del nefesh, rinforzato com’è da tutti gli altri organi del corpo. Quindi chi esagera nel mangiare e nel bere non può mai acquisire saggezza. E quando neshamah e ruach si uniscono, sopraffanno nefesh e aprono la strada a un’apertura parziale degli “occhi” di neshamah per comprendere le discipline fisiche ma non ancora metafisiche.

La ragione di questa limitazione è dovuta al potere di ruach che si sforza di dominare e dà origine alla sensazione di rabbia. Ecco dunque l’implicazione del versetto: «Meglio l’afflizione che il riso, perché mediante la tristezza del volto il cuore è reso migliore» (Ecclesiaste 7,3). La tristezza del volto si riferisce alle vessazioni e il “cuore” allude alla nostra facoltà razionale.

Successivamente, quando neshamah finalmente prevale su nefesh con l’aiuto di ruach, diventa necessario per neshamah essere preoccupato esclusivamente della saggezza in modo che con l’aiuto di quest’ultima, neshamah possa vincere ruach e renderla sottomessa a neshamah. Questo è il significato del versetto: ” “Non esser facile a irritarti nel tuo spirito, perché l’ira alberga in seno agli stolti” (Ecclesiaste 7,9). Con gli stolti riposa per sempre l’ira, ma con i saggi solo temporaneamente e quando è necessario.

Poiché molta saggezza accresce l’indignazione per le meschine vanità del mondo e dei suoi abitanti così le apparenti contraddizioni che appaiono nel libro dell’Ecclesiaste dove l’autore sembra dire una cosa in un caso e il suo contrario in un altro tempo sono solo in superficie. Lo stesso vale per il Libro dei Proverbi dove è scritto: “Non rispondere allo stolto secondo la sua stoltezza” (26,4) e nel versetto seguente: “Rispondi allo stolto secondo la sua stoltezza” (26:5). Nei Profeti e nella Torah, la nostra principale fonte, troviamo contraddizioni simili, per esempio, “Anche se in verità non ci sarà nessun povero tra di voi” (Deut. 15,4) e più avanti: «Poiché i poveri non cesseranno nel paese» (ibid., 15,11). In realtà sono simili purché si applichino ad essi le giuste nozioni filosofiche.

COMMENTO PERSONALE

Queste brevi indicazioni di Ibn Ezra, che in realtà sono la punta dell’iceberg sulle sue considerazioni filosofiche e naturali relative alla natura umana e alla natura dell’esistenza stessa, rimandano ad un filo conduttore che possiamo rintracciare in quasi tutti gli autori antichi, in riferimento a coloro che hanno trattato la Filosofia Naturale. Per esempio, quando Ibn Ezra parla di diverse tipologie di Anime presenti nell’umana complessione, possiamo rintracciare la stessa considerazione in Cornelio Agrippa che suddivide l’anima in vari livelli, alcuni di questi livelli riguardano le funzioni biologiche dell’uomo, altri le funzioni razionali e intellettuali, altre quelle animali e pulsionali. L’impressione dunque è che ogni attività umana, biologica, animica, psicologica, passionale, irrazionale e razionale è disposta da un’Anima specifica.

Sicuramente possiamo paragonare le indicazioni di ibn Ezra a quelle di Giovanni Filopono (490-570) nato prima di ibn Ezra è stato un filosofo, teologo, scienziato e grammatico bizantino, e guidò per un  lungo periodo la Scuola Filosofica di Alessandria. L’anatomia dell’anima secondo Filopono rimanda ad una certa logica-astronomica e astrologica.

Per Filopono la Parte Razionale e Immortale dell’Anima non è soggetta ad influenze esterne ma è soggetta alle sole scelte individuali e collettive, auto generate e non determinate da qualche ipotetico influsso extra umano, ovvero è quella parte di noi che “decide” in autonomia e senza alcun dominio di un determinismo o di un influsso, quello che poi sarà chiamato “libero arbitrio”. Per Filopono un’altra parte della nostra anima è irrazionale non separabile dalla parte razionale. Poi Filopono introduce la Parte dell’Anima Corporea, quell’anima cioè che alberga i nostri organi. E per concludere, la Parte Vegetativa soggetta alla potestà e al dominio della Terra, il nostro pianeta.

Pitagorici, orfici e platonici ritenevano che l’anima possedesse una sorta di veicolo chiamato OCHEMA, Platone descrive nel Fedro l’Anima come qualcosa dotato di splendore e luce, ci si riferisce spesso all’anima come una sorta entità luminosa trasportata da un carro. Plutarco nel testo De sera numinis vindicta descrive l’anima come un involucro di fuoco, e dice che alcune anime sono dotate di luce di plenilunio, altre di colori sfumati, altre di macchie pallide a altre di graffi e lacerazioni. Anche in questo caso si rimanda ad una idea di anima connessa alla Luce e alle cose quindi dotate di  una emanazione luminescente.

Molti autori concordano nel ritenere che il nostro corpo biologico, gli organi, i tessuti, siano presieduti da una sorta di anima transitoria, una specie di ninfa o guardiano del corpo, e all’evento di morte questo guardiano si discioglie improvvisamente mentre un’altra parte di questa anima vegetativa rimarrebbe nel corpo, e verrebbe disciolta insieme alla dissoluzione della materia organica. Mentre ci sarebbe in noi una parte razionale, irrazionale e dotata di passione, che permarrebbe anche dopo la morte, ed è quella parte di noi che salirebbe verso le sfere celesti, verso le stelle e l’infinito, ritornando in un certo senso nel luogo originario, ove tutto ha avuto origine.

Nell’ottica astrologica la struttura dell’anima e del corpo può essere ricavata da Proclo secondo il quale noi siamo la rappresentazione di un microcosmo dove è riprodotto e contenuto il tutto, in scala umana. Quindi in noi c’è intelletto, ragione, in un corpo divino e mortale, dunque siamo divinità all’interno di un corpo mortale.

Per questo possiamo ricavare da Proclo che:

  • La natura intellettuale corrisponde alle stelle fisse.
  • La ragione a Saturno.
  • L’aspetto sociale a Giove.
  • La parte razionale e passionale a Marte.
  • L’eloquenza a Mercurio.
  • Il desiderio a Venere.
  • La facoltà percettiva al Sole.
  • La vita vegetativa alla Luna.

In Liber de lunaticis Paracelso ritiene che al momento della morte una parte di noi rimane presente, come espressione di uno spettro che sarà gradualmente assorbito dalla terra, mentre un’altra parte di noi raggiungerebbe le stelle, ritornando in una dimensione ultraterrena e infinita, ritornando nel luogo originario.

di Francesco Faraoni

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