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Descrizioni immagini allegorie dei 7 Pianeti

È evidente che i cinque pianeti erranti Saturno, Giove, Marte, Venere e Mercurio, unitamente ai due luminari Sole e Luna, sono stati – nel corso della storia della letteratura astrologica e non solo – soggetti a deduzioni e analogie complesse che avevano lo scopo di identificare, attraverso vari attribuiti, le loro più intrinseche e complesse nature. Una delle attribuzioni più interessanti è quella tra “figure di persone” e “pianeti”, quindi la figura di un vecchio, di un bambino, di una donna, eccetera; come ricorrenti sono anche le figure di divinità associate alle nature dei pianeti. Queste attribuzioni le incontriamo da sempre, per esempio le rintracciamo nelle analogie provenienti da Doroteo di Sidone (I secolo), Tolomeo (100-170), Antioco (II secolo), Vezio Valente (120-175), Firmico Materno (IV secolo) e via dicendo. Si rintracciano attribuzioni anche in numerosi manoscritti bizantini e continua in tutta la letteratura medievale, per esempio in Retorio (VI-VII secolo), Al-Kindi (circa 800-873), Albumasar (787-886), e via dicendo. Complesse analogie arrivano anche dal periodo XIII e XIV secolo, in particolare incontriamo interessanti corrispondenze in Liber introductorius di Michele Scoto. Molto interessante anche la Genealogia deorum gentilium di Giovanni Boccaccio che pur non propriamente un testo astrologico, fornisce attribuzioni riconducibili alle analogie astrologiche chiaramente prese da testi precedenti. Ciò che si osserva in questa lunga letteratura è che i pianeti sono stati investiti di attributi diversi: nature e analogie legate ai colori, ai costumi, a immagini di persone, a ruoli sociali, a questioni culturali, ma anche ad attributi divini. Ai pianeti sono associati anche i caratteri primi dove distinguiamo

  • il caldo e l’umido che sono propri della germinazione e sussistenza della vita, freddo e secco che sono contrari alla vita;
  • il caldo estremo come l’umidita estrema tendono ad essere visti come umori che producono eccedenze, reazioni violente, lascività per l’umidità eccessiva, irascibilità per il caldo eccessivo;
  • mentre freddo estremo come secco estremo tendono ad essere rappresentati come caratteri che irrigidiscono le attività umane, l’eccessiva razionalità come anche l’eccessivo dominio tirannico e opprimente, costringente;
  • il freddo e il secco non eccessivi sono associarti anche all’analiticità e alla razionalità;
  • il caldo e l’umido non eccessivi alla magnanimità.

SATURNO

In Abû Ma ́šar Saturno è tradizionalmente posto con analogie cupe: la sua natura è secca, fredda, amara, feroce, ruvida, nera e oscura. È associato ai lavori agricoli, al possedimento di proprietà, ai lavori sui terreni agricoli quanto edificabili, alla costruzione su acque e fiumi, alla misurazione di cose, ma anche benessere derivante dal lavoro della terra, quindi ricchezza quanto all’avarizia fino alla povertà assoluta. Si riferisce a lunghi viaggi ma anche all’assenza quindi all’esilio, all’estraneità, alla solitudine e all’asocialità, alla rigidità, al ripiegamento su sé stessi, alla prigionia, schiavitù, vita dura, privazioni, reclusione, perdita, morte, orfanità, vecchie cose, anzianità, cose vecchie, nonni, padri, uomini anziani. Saturno è anche associato alla prudenza, comprensione, all’esaminazione e alla considerazione, alla lunga contemplazione, nonché alla sincerità. Troviamo associazioni connesse alla malizia, violenza, tirannia, astuzia, inganno, slealtà. Queste attribuzioni le troviamo anche in Alcabizio, Vezio Valente, Doroteo. Mentre Michele Scosto nel suo Liber de signis fornisce questa descrizione: “Se ci si chiede perché Saturno sia rappresentato come un vecchio, la ragione è da dare alla qualità del suo cammino, infatti esita molto a completare il suo percorso attraverso i segni. Indica gli uomini anziani, i tristi amministratori di patrimoni e tutte le cose ponderose. La falce di Saturno simboleggia la vivacità con cui chi nasce sotto di lui accetta sempre il buon destino, perché taglia tutto ciò che trova e lo toglie dal suo posto […] Sotto l’influenza di Saturno, i contadini, gli operai e i poveri nascono senza conoscenza ed egli concede facilmente le arti usuranti senza grandi scritti e senza la sagacia della scienza. Saturno è rappresentato come segue: Ha un viso lungo, magro e deforme come un vecchio, con la fronte calva, i capelli grigi e la barba lunga, indossa abiti scuri, ha una falce in mano, una lunga spada alla cintura, uno scudo sul braccio e un elmo sulla testa”. Saturno è tradizionalmente associato al colore nero e alla rappresentazione della peste e della corruzione, della transitorietà, della costrizione, della caducità, del torpore, della povertà, della vecchiaia, dell’infermità, della morte, dei prigionieri e dei condannati. Per i Babilonesi, Saturno era anche la stella assegnata agli Ebrei. L’attrezzo della falce posseduta dalla divinità Saturno-Crono è un chiaro riferimento alla funzione di Saturno come dio della terra e dell’agricoltura quindi Dio della mutilazione di Urano (padre di Saturno-Crono). Nelle rappresentazioni pittoriche, incontriamo spesso Saturno con una falce e un drago che si morde la coda, sottolineando così l’aspetto temporale di Crono come Chronos (signore del tempo). I segni zodiacali a cui è assegnato Saturno sono il Capricorno e l’Acquario. I figli di Saturno con poche eccezioni erano rappresentati esclusivamente come malvagi, associati alla vita di corte ma dotati di lati oscuri. La stessa nascita di Saturno come divinità ha una chiara derivazione che ci riconduce alla terra e al lavoro agricolo, Saturno nasce dall’unione del Dio dei Cieli con la Dea della Terra. Saturno è stato da sempre associato al lavoro della terra e alla rigenerazione della natura e questo significa soprattutto fatica, sporcizia e un basso status sociale: i conciatori, i macellai, i tagliapietre, i cambiavalute, gli scorticatori, i mastri d’ascia o i boia. Un’ulteriore espressione di costrizione e rigidità è rappresentata da limitazioni fisiche chiaramente riconoscibili a Saturno come la paralisi, la storpiatura o l’amputazione. Con l’inizio del XVI secolo, Saturno viene presentato anche all’interno del discorso della melanconia e comincia ad acquisire anche valori più positivi come rappresentazione degli studiosi seri e rigorosi, di chi si occupa di materie o discipline elevate, nonché di scienze o dottrine occulte e segrete.

GIOVE

Le proprietà di Giove si riferiscono a quelle del dio babilonese Marduk. Quest’ultimo è associabile a concetti di amore per la giustizia. Giove è frequentemente associato ad una serie di figure sociali da esso influenzate come può essere un magistrato, un giudice, un presidente di un tribunale. Abū Ma’šar, nella sua Introduzione all’astronomia, descrive Giove come caldo e umido, arioso e temperato mite e rispettato, molto lodevole e prudente, e dice che è il più adatto a resistere al pericolo. È anche audace, generoso, comprensivo, riflessivo, un vero amante, un amministratore ardente, un amico del bene, un nemico del male e un amico dei principi e dei potenti, è portatore dello spirito naturale, della vita dotata di bellezza, in analogia ai saggi, ai dotti, agli avvocati, ai giudici, ai riverenti. Michele Scoto, nel suo Liber de signis, dà le seguenti indicazioni: “Come pianeta, Giove è rappresentato come vecchio piuttosto che giovane, perché, in effetti, compie il suo percorso con qualche esitazione, e ciò avviene entro dodici anni. Indica coloro che sono saggi e temperati nelle azioni umane, i grassi e i sanguigni, i nobili, chierici e i prelati come il papa, i cardinali, i vescovi e gli altri prelati e altre figure connesse al clero. E tra i laici governa i legislatori, i giudici e i ricchi. […] Egli è sempre rappresentato con una buona veste, perché deve dare buona speranza e buona fortuna a coloro che nascono sotto di lui. Giove è la buona reputazione, la pace e la buona posizione, e il cammino verso la ricchezza. Il bastone di Giove (che troviamo spesso raffigurato in numerose pitture della divinità) indica la dignità che deriva dalla ricchezza, la guida di una città o il comando di un castello, ecc. La pelle di animale con cui è vestito Giove indica l’investitura da giudice o legislatore. I guanti del falconiere, che tiene in mano in alcune rappresentazioni allegoriche, indicano una vita confortevole, sia per lui che per gli altri. […] Giove è rappresentato come segue: ha un viso pieno, una figura piacevole e una carnagione gradevole, assomiglia a un quarantenne con i capelli biondi e la carnagione gradevole con poca barba. In testa porta una berretta e una mitra e sulle spalle un mantello di pelliccia. Nelle mani porta guanti da falconiere, alle dita anelli con pietre preziose e alla cintura un astuccio e altre cose. Come un giudice è vestito con abiti ricamati”. A partire dalla metà del XV secolo, aumenta anche il numero di raffigurazioni di Giove rappresentato in posizione seduta e circondato da molti libri o in una posizione giudicante. Una delle attività più frequentemente rappresentate dei figli di Giove è la caccia che era un privilegio speciale riservato alla nobiltà. In astrologia i segni di Giove sono quello del Sagittario e quello dei Pesci.

MARTE

Già nell’antica astrologia babilonese Marte era associato alla guerra e alla violenza. Per il suo colore rossastro, visibile anche a occhio nudo, era anche associato all’elemento fuoco. Si diceva che avesse una qualità calda e secca e un temperamento collerico. Era considerato il “principale disturbatore tra gli astri convertibili” ed era dio della peste e dei morti, era visto come portatore di sventura e di rovina. I nati sotto la sua influenza erano anche considerati malvagi e corrotti. Si riteneva che avessero una propensione alla guerra, alla violenza in ogni sua forma, alla rapina e all’omicidio, e all’incendio doloso. La descrizione di Marte e dei suoi figli, scritta da Michele Scoto all’inizio del XIII secolo, recita come segue: “Marte è rappresentato come un giovane uomo. Infatti, come un giovane uomo forte si fa strada rapidamente, così fa Marte, che completa il suo percorso entro due anni. […] Egli denota […] il maschile e il collerico, i malfattori e gli uomini d’arme, le conflagrazioni e le risse, i guardiani notturni e le guardie notturne, i sanguinari e le guardie notturne, i macellai, i fabbri. Inoltre, chiama l’uomo nato sotto di lui uno che ha cattive prospettive sotto ogni aspetto. […] E se dovesse essere buono, ma non vuole esserlo, deve usare tutte le armi per nuocere agli altri e per danneggiare gli altri e per difendersi. Per questo motivo le sue armi simboleggiano una guerra feroce e furiosa, motivo per cui chi nasce sotto di lui condivide poco il bene e molto il male. Marte è rappresentato come segue: Ha un viso allungato e giovanile e una pelle secca, occhi sporgenti e capelli rossi simili. In testa porta un elmo e un cappuccio con decorazioni. In mano tiene un berretto (elmo). Ha una lancia e uno scudo, indossa un’armatura sulla schiena, un’armatura per le gambe e delle protezioni sugli arti inferiori. Ha anche una balestra armata e una faretra piena di frecce”. Questo spettro di caratteristiche negative e le relative modalità di rappresentazione rimasero saldamente radicati nel mondo del pensiero fino al primo periodo moderno. I segni di Marte sono lo Scorpione e l’Ariete.

IL SOLE

Si pensa che l’origine del culto del Sole sia da ricercare in Asia Minore. Apollo (lo splendente,
latinizzato: Phoebus) era equiparato al dio del sole Helios in epoca ellenistica. I platonici lo interpretarono come il non-molteplice e videro in questo un riferimento all’Uno, il più alto e assolutamente trascendente. Il Sole è il centro dei sette pianeti. Secondo Tolomeo è la causa delle quattro stagioni, del giorno e della notte. I suoi figli sono descritti da Antioco come dominatori dei capi, da Doroteo come saggi e da Abū Ma’šar come “vincitori”. Di norma è in analogia agli uomini caratterizzati da posizioni sociali elevate: Re, generali, comandanti. Michele Scoto, nel Liber de signis, dà indicazioni concrete: “Il Sole è rappresentato con quattro cavalli, due dei quali sono maschi e due femmine. […] Il nome Solus deriva dal fatto che è unico (solus) nella sua luce e che sorge e tramonta giorno dopo giorno, è un Dio conosciuto (o conoscibile, visibile). […] è disegnato come una figura senza barba, perché la sua natura non cambia quando sorge o tramonta, proprio come Luna, che presto cresce e presto scompare, ecc. Perciò è un giovane e fresco, sempre al lavoro senza subire alcun sforzo […] Nella rappresentazione allegorica il Sole dirige una quadriga, perché questa quadriga significa l’anno nella sua divisione nelle quattro stagioni attraverso le quali corre e completa l’anno. Per questo motivo i quattro cavalli che tirano la quadriga sono rappresentati due di loro dopo una parte del mondo e gli altri due dopo l’altra. […] Nella mano sinistra è posta la mela del mondo e una candela eretta con tre fiamme come segno della Trinità divina, la cui luce illumina tutti gli uomini. E questa immagine mostra il suo aspetto nell’etere”. Di conseguenza, gli ambienti collegati alla natura solare sono solitamente aulici. Le persone associate alla natura del Sole conducono una vita ricca, radiosa, vivace e pacifica, senza carichi di lavoro. Nel tardo Medioevo e nel Rinascimento, lo sport era parte integrante della vita di tutti i giorni ed è stato spesso associato ad attività solari. La massima personificazione del potere del sole è presentata come radiosa e sicura di sé, è in analogia al governante laico o ecclesiastico. Alcuni figli del sole sono anche caritatevoli. L’esempio del Sole generoso sembra incoraggiarli a donare la loro abbondanza ai meno fortunati. Occasionalmente, i figli del sole fungono da medici. Probabilmente in origine era un riferimento alla competizione musicale nota tra Apollo e Pan della mitologia romana, anche la musica svolge un ruolo: in analogia al Sole possono comparire musicisti, ad esempio nelle bande di Alta. I loro strumenti speciali si riferiscono anche ad un gioco (o ad una attività ludica) destinata ai nobili e ai cittadini ricchi. Il Sole governa il segno del Leone.

VENERE

Nelle raffigurazioni di Venere i suoi figli, ovvero allegria, sensualità, piacere, fertilità, regnano sovrani. La fertilità domina la scena di Venere. Gli elementi associati al pianeta sono l’amore, la bellezza, l’arte e la convivialità in altre parole, tutto ciò che è attraente e suscita desiderio. Michele Scoto ne delinea la rappresentazione nel Liber de signis: “Venere è rappresentata come una persona più giovane di Sol, perché completa il suo percorso attraverso i segni più rapidamente. […] Ella denota il licenzioso e lo scherzoso […] e conferisce bellezza. Perciò è disegnata come una figura che fa presagire uno stato di buone prospettive per chi nasce sotto di lei. Per questo motivo la corona che porta in testa simboleggia allegria e sagacia. I capelli fini simboleggiano il profumo della rosa e il piacere dei sensi. I gioielli e i ricami delle sue vesti la virtù che attrae naturalmente gli altri verso di lei in modo che vogliano stare con lei. I suoi modi gentili simboleggiano la virtù sensibile di penetrare gli altri con amore. La fascia sulla fronte, un oggetto spesso rintracciabile in alcune allegorie, denota anche la sua licenziosità. Venere è rappresentata come segue: ha un viso ben modellato, né lungo né completamente rotondo, di media pienezza, bianco e di colore sano, occhi instabili, seno alto, capelli biondi, un’acconciatura alla moda con riccioli alle tempie e bei vestiti, vestita di gioielli e abiti ricamati”. Boccaccio, nella sua Genealogia Deorum Gentilium, il manuale di miti popolari del Rinascimento, attribuisce questi concetti a Venere: “[…] prende sotto la sua tutela le colombe (un chiaro riferimento al mito). Queste colombe sono poste sotto la cura di Venere perché sono uccelli che si accoppiano frequentemente e si riproducono quasi costantemente; quindi, sono considerate sotto la schiavitù di Venere a causa dei loro frequenti accoppiamenti […] Per questo si dice che i libidinosi sono sotto la tutela di Venere, perché sono sempre coinvolti nella lascività che appartiene alla professione di Venere. Le viene quindi attribuito un carro planetario perché, come gli altri pianeti, si muove in un continuo movimento continuo. Il fatto che il carro sia trainato da cigni può avere diverse ragioni: o perché il loro colore bianco rappresenta lo splendore femminile o perché cantano in modo così dolce, soprattutto poco prima di morire, che questo canto è molto attraente per gli innamorati persi nel loro desiderio eccessivo. Il mirto le viene attribuito sia perché, come dice Hrabanus Maurus è originario delle coste marine, e si dice che Venere venga dal mare, oppure perché si dice che il suo profumo provochi l’amore. Oppure, come dicono i medici, perché fa molte cose buone per le donne, o perché dalle sue bacche si può ricavare una sostanza speciale per stimolare la passione e poi intensificarla. Lo conferma il poeta Sutrio, che presenta la prostituta Glicone come segue: “Portami del mirto, affinché io mi getti più vigorosamente tra le braccia di Venere”. La rosa è il suo fiore perché ha un profumo”. Un altro attributo è lo specchio che rappresenta la bellezza. Occasionalmente un giardino come luogo di svago e piacere, o un giardino d’amore come luogo di piacere fisico e dissolutezza, sono associati a Venere. I figli di Venere, inoltre, sono spesso rappresentati come amanti, danzatrici, musici. Anche le frequenti raffigurazioni dei bagni fanno riferimento alla lussuria carnale. Perché una condizione per il successo amoroso e sessuale era l’igiene personale. Entrambi i sessi dovevano liberarsi da odori sgradevoli per non essere costretti e risultare più attraenti agli occhi (e ai sensi) dell’amato. Le scene dei bagni termali sono della natura di Venere, come anche le scene orgiastiche e sessuali, o di lascività. Oltre alla sessualità per puro piacere carnale, anche la golosità era considerata un qualcosa appartenente alla natura di Venere. I segni in cui Venere incontro la sua dimora sono il Toro e la Bilancia.

MERCURIO

Poche divinità romane hanno un significato così multiforme come Mercurio: la varietà e la diversità delle sue cariche e dei suoi compiti, nonché le affermazioni contraddittorie sulla sua origine, hanno portato a una complessa trattazione del suo significato già nell’antichità. Numerose raffigurazioni della Genealogia Deorum Gentilium di Boccaccio, Mercurio è descritto come l’araldo degli dei e l’interprete delle loro parole. Allo stesso tempo il poeta sottolinea la sua velocità, simboleggiata dall’aggiunta dei calzari alati. Accenna anche alla sua capacità di prendere o dare il sonno – espressa dal caduceo, attorno al quale si avvolgono due serpenti dotati quindi di potere ipnotico. Michele Scoto descrive Mercurio nel suo Liber de signis in questo modo: “Mercurio è rappresentato come un giovane uomo, barbuto, perché completa la sua orbita più rapidamente del Sole e di Venere. Denota i saggi, che sono in un certo senso simili agli antichi, e in parte i malinconici. Per questo la corona con pietre preziose simboleggia una prelatura spirituale, un vescovato o un’abbazia, ecc. La brevità dei capelli, invece, indica la tonsura di un chierico. Lo scettro denota potere e dominio su molti che vivono dignitosamente sotto il suo virtuoso governo. Il libro simboleggia la saggezza. […] Mercurio è rappresentato come segue: Ha un viso medio sotto ogni aspetto viso, capelli rossi… Indossa un mantello intorno al collo e al busto e un bastone con doppi rami senza fogliame e un libro che simboleggia la saggezza”. Il dio planetario è raffigurato mentre viaggia nel cielo su un carro, spesso è accompagnato da una coppia di galli come animali da tiro. Come messaggero degli Dei della mitologia antica, simboleggia il principio della mediazione. Di conseguenza, i suoi figli si riferiscono al trasferimento di materiale, ovvero trasferimento di conoscenze e comunicazione. Rappresentano il commercio e la mercanzia e praticano mestieri artigianali come l’orafo, il costruttore di organi o l’orologiaio. In alternativa, sono rappresentanti delle sette arti liberali o delle belle arti perché sono discipline e professioni in cui si combina arte e ingegno, nonché abilità tecnica e manuale unita ad una necessaria e innata sensibilità”. Inoltre, Mercurio è considerato il pianeta responsabile degli studiosi. Pertanto, tra i suoi figli è di solito un calcolatore, un insegnante, uno scriba, un oratore o talvolta un medico. I segni di Mercurio sono Gemelli e Vergine.

LA LUNA

Nella cultura babilonese, la luna era il simbolo di Sin, il padre, e rappresentava l’archetipo della dignità e del dominio reali quindi in analogia alla dignità regale e del governo. Era considerata il “sovrano più eccelso”, a cui veniva conferito lo scettro, era l’astro più importante e non aveva alcun sovrano al di sopra di sé. Persino Šamaš, il Sole onniveggente, era subordinato a lui. Si presumeva che la Luna fosse iniziata a tutti i segreti del cosmo e le si attribuiva il titolo di “signore del cosmo” e le si attribuiva mitezza e disponibilità, che la facevano diventare anche un medico. La sua influenza sulla crescita era ripetutamente enfatizzata e la divinità maschile associata alla Luna era spesso chiamato dio della vegetazione. A causa della sua forma mutevole durante le singole fasi lunari, nella mitologia greca il satellite della Terra veniva chiamato dio femminile. Divinità femminili come Selene o Artemide, il principio materno di Hera, la divinità sotterranea, il mondo sotterraneo di Persefone, la magia di Ecate. Di conseguenza, la luna era chiamata “stella di Selene”, “di Artemide”, ecc. Dai Romani la dea della luna fu adottata e venerata come dea del mese. A lei era dedicato il tempio di Luna sul colle romano dell’Aventino. Dalla Repubblica romana, ci sono solo poche notizie di segni miracolosi legati a Luna. Nelle credenze popolari, tuttavia, la dea della luna aveva un ruolo considerevole: le venivano attribuite qualità come il divenire e il tramontare, la crescita e la fertilità.  Il dio del sole e la luna servivano insieme come immagine figurativa dell’eternità (sole che sorge, luna che scende). Dal momento che entrambi sembrano compiere rapidi movimenti sul firmamento fin dall’inizio sono stati raffigurati a cavallo di carri. L’astrologia della tarda antichità e dell’alto Medioevo descrivono la luna come umida. In Tolomeo, essa guida tutti i pianeti insieme al Sole e, secondo Iulianos, la Luna guida l’intero cosmo nel rango di regina dei cieli notturni. Tuttavia, si nota anche che la Luna non brilla da sola, ma è illuminata dal sole e che ha un’influenza proporzionante l’attribuzione del satellite della terra al segno del Cancro casa della luna ma anche segno del solstizio d’estate, una perfetta attribuzione che integra in sé tutti i significati della Luna. Avrebbe un’influenza sulla gravidanza, sulla forma del corpo, sul viso e sul matrimonio come riportato da Vezio Valente e Retorio. Valente descrive anche l’influenza sul reddito e sulle spese, sulle navi, case e viaggi. Abū Maʿshar menziona una connessione con la magia e le cose che ingannano le persone. Michele Scoto, nel Liber de Signis, dice della luna: “Alcuni pagani dicono che si riceve la corporeità dalla luna come si riceve lo spirito e la vita dal sole. E dicono che Luna è la protettrice delle vie e è una vergine […] Viene rappresentata con le corna, perché come le corna sono flessibili fino alla curvatura, così anche l’aspetto della Luna cambia […] È illuminata con due candele o torce nelle sue mani, una delle quali simboleggia la luce che riceve dal sole, e l’altra la luce che trasmette a chi sta sotto di lei (il mondo sublunare). […] Viene trasportato su un due o quattro animali, che rappresentano la velocità della sua orbita, che è più veloce di quella del sole […]”. In seguito, la luna fu considerata causa di malattie mentali e si disse che il suo bagliore aveva un effetto morboso. un effetto di formazione della malattia. Spesso si affermava che Luna era la dominatrice dell’elemento acqua.  Questo legame portava anche a rappresentazioni meno lusinghiere. In un manoscritto dell’astrologo italiano Andalò di Negro (1260-1334), le divinità planetarie sono presentate con ricchi abiti. Solo la luna è raffigurata come una ragazza che fa il bagno. La sua bassa posizione sociale serve ovviamente a legare questo dio planetario a una classe sociale non elevatissima. Altre attività associate alla luna hanno a che fare con l’acqua (pescatori, marinai, bagnanti, mugnai) o alludono all’incostanza e alla credulità delle persone. L’instabilità e la peregrinazione, il vagabondare, sono spesso immagini associate alla Luna.

FONTE
LE IMMAGINI DEI PIANETI SECONDO LA RICERCA “DIE MACHT DER STERNE” Planetenkinder: ein astrologisches Bildmotiv in Spätmittelalter und Renaissance di Annett Klingner

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Le 28 immagini talismaniche della mansioni lunari, di Ibn al-Hātim

La ricerca che sto portando avanti relativamente alle mansioni lunari mi ha condotto ai codici organizzati da Federico da Montefeltro, Duca di Urbino, in cui appare un curioso manoscritto bilingue (arabo e latino) attualmente conservato nella Biblioteca Vaticana (Urb. Lat. 1384; Pls 14, 15, 16a). Il codice contiene tre opere scritte e tradotte dall’arabo da uno studioso che si faceva chiamare Guillelmus Raymundus de Moncata, conosciuto dagli storici del Rinascimento italiano come Flavio Mitridate.

L’indagine è stata condotta da Kristen Lippincott e David Pingree: ho acquistato la ricerca pubblicata in Journal of the Warburg and Courtauld Institute Volume 50 (1987) pp. 57-81 (28 pagine totali), con titolo “Ibn al-Hātim on the Talismans of the Lunar Mansions”. Grazie a questa ricerca procedo in questo articolo nell’indicare quanto è emerso dalla relativa lettura proponendovi le parti a mio avviso più interessanti (e un mio commento finale), con lo scopo di riflettere sulle mansioni o dimore lunari, sul loro uso e sulla loro elaborazione.

La prima parte del manoscritto

Ibn al-Hātim comincia, come è abitudine di tutti gli autori arabi, con un elogio a Dio e scrive: si dovrebbe sapere che il sublime e benedetto nome di Dio che ha posto il Sole tra i sei pianeti, ne ha posti tre sopra di esso e tre sotto di esso. Tra i tre che sono sopra uno di esso è l’Assassino ovvero Saturno che attraversa un segno in 30 mesi e il cielo in trenta anni circa. Poi sotto di esso ha posto Giove che attraversa un segno in un anno e la sfera in dodici e il cui nome è al-Burjisah. Sotto di esso ha posto Marte il Rosso che attraversa un segno in quarantacinque giorni e la sfera in diciotto mesi circa. Al di sotto è il Sole che attraversa un segno in un mese e la sfera in un anno. Più in basso è Venere il cui nome è Barḥif, attraversa un segno in venticinque giorni e la sfera in dieci mesi. Al di sotto di Venere è lo Scriba ovvero Mercurio, che attraversa un segno in otto giorni e la sfera in tre mesi e ventisei giorni circa, e sotto lo Scriba è la Luna che attraversa un segno in due notti e la sfera in ventotto notti. (continua descrivendo le fasi lunari)

Continua indicando che: Il Sole è l’Amir, Venere il Wazir, poi lo Scriba (ovvero Mercurio) che è il Messaggero, la Luna che è ineguagliabile Danzatrice, Giove il Giudice, l’Assassino (ovvero Saturno) il carceriere, Marte il Soldato e il Carnefice. Che Dio ci liberi da loro (da Saturno e Marte)! Amen.

L’autore attribuisce un significato o un ruolo ad ogni pianeta, in particolare:

  1. Al Sole affida il termine amīr che significa capo, principe, comandante traducibile come «emiro». Il Sole è visto come un emiro, concetto che nella società araba corrisponde ad un principe, un capo, come anche nella società religiosa Amīr al-mu’minīn ovvero «principe dei credenti», portato dal Califfo quale capo supremo della comunità musulmana. Al Sole viene associato un ruolo, una personificazione molto chiara e netta.
  2. A Venere affida il termine wazīr ovvero vizir dal persiano vezir che significa colui che decide, è in genere usato per identificare un consigliere politico o religioso, in questo caso è come se a Venere viene dato il ruolo di “consigliere” del Sole.
  3. Mercurio è identificato come scriba.
  4. La Luna come danzatrice.
  5. Giove come giudice.
  6. Saturno come l’assassino.
  7. Marte come soldato e carnefice.

Ibn al-Hātim prosegue descrivendo “le figure che sorgono” nelle 28 dimore lunari (che chiama palazzi) con le loro stelle e i loro nomi. Non è da sottovalutare il concetto di “figura che sorge”. Cosa significa? Questo termine in ambito astrologico e astronomico potrebbe significare “l’immagine” che si presenta all’ingresso della Luna in questa mansione, o dimora. Prosegue con una trattazione veloce delle ventotto mansioni lunari, che riepilogo velocemente.

Le 28 Dimore Lunari

secondo Ibn al-Hātim

La prima mansione lunare è chiamata Al Sharatain e riguarda due stelle, si dice che l’Ariete stellato (la costellazione) appartenga a queste due stelle. La sua immagine è quella di un Leone Nero avvolto da vesti, dotato di capelli, nella sua mano è una lancia, è pronto ad uccidere nemici, a demolire, frantumare. Quando desideri questo dovrai modellarlo (ovvero creare una figura di un leone nero che sguaina una lancia, vestito e dotato di capelli) fumigare con storace e seppellirlo nella casa del tuo nemico. Il nome del reggente (sovrano della mansione) è Geniel o Geriz. (Commento: le stelle di riferimento sono Sheratan e Mesarthim).

La seconda mansione lunare è chiamata Al Butain, sono tre stelle del ventre dell’Ariete stellato, piccole, non particolarmente luminose. La sua immagine è quella di un re incoronato. Modella la sua figura con cera bianca e mastice mescolati insieme. È per avere buoni incontri con i re (o con persone importanti) e per ottenere tutto ciò che desideri. Fumiga con legno di aloe e legno di sandalo. Il nome del sovrano della mansione è Enediel o Enedil. (Commento: l’autore pare riferirsi contrariamente ad altri testi consultati a tre stelle specifiche poste nel ventre dell’Ariete, diciamo nel “centro” della costellazione dell’ariete. Indica inoltre che sono stelle poco visibili. Nell’area del ventre dell’ariete stellato ci sono tre stelle disposte a triangolo ovvero 26 Ari con magnitudine 6.10, 32 Ari con magnitudine 5.45 e 30 Ari con magnitudine 6.45. A prescindere dalle stelle precise a cui si riferisce l’autore, queste sono poste nel ventre dell’Ariete stellato).

La terza mansione lunare è chiamata Al Thurayya ed è la coda dell’Ariete, sei stelle unite insieme e un’altra più piccola. La sua immagine è una ragazza che ha la mano destra sul capo, è vestita. Dovresti creare in questa mansione un anello di argento per l’amore tra un uomo e una donna, dovresti fumigarlo con mastiche e “fingernail of perfume” (probabilmente in senso figurativo i traduttori intendono dire “un po’ di profumo”). Il reggente della mansione è Amxiel. (Commento: l’autore si riferisce alla coda dell’Ariete ma parla anche di sei stelle unite da una più piccola, riferendosi ad un asterismo successivo alla coda dell’Ariete stellato, dove troviamo le Pleiadi. È presumibile, dunque, che l’autore si riferisca alla terza mansione come all’area compresa tra le stelle poste sulla coda dell’Ariete stellato ovvero 41 Ari Bharani (magnitudine 3.60), 35 Ari Barani II (magnitudine 4.65). 33 Ari Barani I (magnitudine 5.30) e l’ammasso di stelle delle Pleiadi dove rintracciamo in particolare la luminosa Alcyone (magnitudine 2.85) ed altre stelle molto luminose).

La quarta mansione lunare è chiamata Al Dabaran ed è l’occhio del Toro. È una stella rossa con cui sono due altre piccole stelle. La sua immagine è quella di un uomo con due corna. Dovresti modellarlo in cera rossa per generare l’inimicizia e l’odio. Fumigalo con storace. Poi sotterralo nella casa di colui che desideri. Il suo reggente è Assarez. (Commento: in questo caso è molto chiaro che l’autore si riferisce alla stella Aldebaran che in effetti è una stella molto luminosa, con magnitudine intorno a 1… secondo Stellarium 0.85).

La quinta mansione lunare è chiamata Al Hak’ah ed è la testa dei Gemelli stellati, sono tre stelle piccole e vicine tra loro. L’immagine è una testa senza corpo, una grande corona è su di essa. Dovresti modellarlo in un anello d’argento e incidere su di esso il nome del re (intende dire il nome del reggente di questa mansione) sulla gola dell’immagine. Dovresti fumigarlo con legno di sandalo. Portalo con te. Non entrerai alla presenza dei re e dei nobili ma il tuo desiderio sarà soddisfatto e il male del tuo nemico sarà respinto. In questa dimora ci sono due stelle, una piccola e l’altra è grande. Il reggente è Cabil. (Commento: l’autore cita la testa dei gemelli stellati; altri testi si riferiscono alle stelle poste sulla testa di Orione. Se ci riferiamo alle stelle sulla testa dei gemelli stellati è presumibile che l’autore si riferisce a Castore longitudine galattica +187 e Polluce longitudine galattica +192, la prima con magnitudine 1.90, la seconda 1.15 e 60 Gem con magnitudine 3.75. Vista l’immagine associata a questa dimora, e alla successione delle dimore, è tuttavia presumibile che la Luna nella quinta dimora era relazionata in realtà alle tre stelle poste nell’area di Orione ovvero a 37-39-40 Ori, tre luci poste triangolarmente proprio sul capo di Orione. Vista anche la successiva dimora lunare, che è più legata ai gemelli stellati vista la sua immagine, e poiché altri autori si riferiscono chiaramente all’area di Orione, ritengo che la posizione da considerare sia quella delle tre stelle sulla testa di Orione dove la più luminosa è 39 Ori, riferimento principale per questa dimora lunare).

La sesta dimora lunare è Al Han’ah ed ha tre stelle tra i due piedi dei Gemelli stellati. L’immagine è quella di due persone che si abbracciano. Modella questa immagine con cera bianca e fumigala con canfora e legno di aloe. Avvolgi la forma in uno straccio splendente (di tessuto lucente?) e tienilo con te e implora (il reggente). Sarai condotto all’amore e alle cure mediche. Il nome delle stelle è al-Zara e al-Mizan. Il nome del reggente è Dirachiel. (Commento: in questo caso è evidente che l’autore si riferisce alle due stelle più evidenti sui piedi dei gemelli stellati, ovvero Alhena e Alzirr).

La settima dimora lunare è Al Dhira ovvero il braccio del Leone. Si tratta di due stelle, una di loro è chiamata Sha’r Al ‘ Abur e l’altra Mardham al-Dhira’. Il nome abur significa cane vivace, questo perché i cani e anche le persone balzano alla sua ascesa. La sua immagine è quella di un uomo in piedi, le sue due mani sono tese come se stesse pregando. Modellalo in un anello d’argento, fumigalo con cera mescolata a mastice e profumo. È buono per entrare nella presenza dei sultani (ovvero di persone importanti) e per legare gli spiriti al corpo. Incidi il nome del re sul petto dell’immagine. Il suo reggente è Scheliel. (Commento: anche in questa mansione troviamo indicazioni diverse da quelle offerte in altri testi e autori, qui ci si riferirebbe ad alcune stelle che sono oltre i gemelli stellati, presumibilmente potremmo trovarci nella costellazione del Cane, visto il riferimento che viene fatto ai “cani che balzano” che saltano, ovvero una mansione che crea una reazione istintiva. Non ho tuttavia trovato informazioni sulle due stelle indicate dall’autore, ovvero a quale può riferirsi. Presumibilmente potremmo essere in una dimora collegata a Procione, una stella celebrata sin dai tempi dei babilonesi e nota anche agli arabi che la conoscevano come Al Shira. Notiamo che Al Shira è un nome molto simile ad Al Dhira (la D invece di S), e il primo nome ovvero Al Shira deriverebbe da aš-ši‘ra aš-šamiyah che significa “il segno siriano”. La longitudine galattica di Procione è successiva a quella delle ultime stelle della precedente mansione, ovvero +213°. L’unico indizio che ho per associare questa mansione a Procione è nella descrizione che l’autore fa di questa dimora, indicando che la Luna quando entra in essa i cani balzano… ed è un chiaro riferimento alla stella del Procione la più luminosa del Cane Minore stellato. La stella del Procione è stata venerata sin dall’antichità, dai Babilonesi come anche dagli antichi egizi. Curiosa, comunque, l’indicazione del “braccio del leone” che potrebbe anche riferirsi ad altre costellazioni, ci troviamo in un’area del cielo dove appaiono figure umane come quella dei Gemelli e di Orione…).

L’ottava mansione lunare è Al Nathra ed è il naso del Leone. Consiste in una nebulosa tra due piccole stelle. L’immagine che dovrai creare è quella di un’aquila il cui volto è quello di un uomo. La sua specialità è nell’eccellere nelle battaglie, nelle inimicizie tra uomini. Incidi questa immagine su piombo. Portala con te in battaglia per essere il vincitore. Il nome del suo signore è Aqaris. (Commento: l’indicazione è molto curiosa perché l’autore parla del naso del Leone, ovvero l’inizio del Leone, ma la descrizione che fa è di una nebulosa che citandola risulta visibile ad occhio nudo, che è quella posta al centro di due stelle del Cancro stellato. Ci riferiamo all’Ammasso Alveare noto anche come Presepe, magnitudine 3.75. L’ammasso è tra due stelle del Cancro stellato ovvero Asellus borealis e Asellus australis. Presumibilmente l’autore si riferisce a una Luna che posizionata in quest’area è “di fronte” a livello prospettico alla costellazione del Leone, ovvero al suo muso.)

La nona mansione lunare si chiama Al Tarf e le sue stelle sono poste nel bordo delle palpebre del leone stellato. Sono due piccole stelle. La sua immagine è quella di un uomo che pone la sua mano sui suoi due occhi. Modella questa immagine con cera nera. Riscalda un chiodo caldo e guidalo nei suoi occhi. Sospendi l’operazione al sorgere di Marte o Saturno. Incidi il nome (del reggente della mansione) insieme a quello della persona su cui vuoi rendere efficace l’azione. La sua specialità è quella di rimuovere la malattia degli occhi. Il suo signore è Rawyal. Se non si cauterizza (quindi il chiodo caldo serve per cauterizzare gli occhi dell’immagine di cera), incidi questa figura su piombo. (Commento: è evidente che la mansione si riferisce ad una stella vicino al Leone stellato e ai suoi occhi e che si chiama Alterf magnitudine 4.30. Ci riferiamo quindi a Lambda Leonis, la stella era conosciuta già nella tradizione araba proprio con il nome aṭ-ṭarf che significa la vista del leone).

La decima mansione lunare è Al Jabhah il volto e Qalb il cuore del Leone, sono quattro splendide stelle. La sua immagine è la testa di un leone senza corpo. Il nome del suo signore è Aradin. L’immagine serve per entrare in presenza dei re e curare le malattie e per estrarre il feto (favorire il parto?). Chi incide questa immagine su un sigillo d’oro o di rame rosso, e chi incide su di esso il nome del reggente di questa mansione, e chi fumiga il sigillo con muschio e noce ogni giorno, e chi prega nel nome del signore di questa mansione, e chi terrà con sé questo oggetto, vedrà meraviglie. Ma non indossare vestiti nuovi né compiere viaggi con questo sigillo. (Commento: l’autore cita diverse stelle luminose, ma è evidente che questa dimora abbia a che fare in particolare con la stella più luminosa della costellazione del Leone che è Regolo magnitudine 1.35 conosciuta anche come Al Kalb Al Asad. L’autore si riferisce al cuore del leone, Qalb ovvero Regolo, ma anche ad alcune stelle sul volto del Leone, luminose. Quindi potrebbe indicare anche Algenebi che è sul volto del Leone ma anche Aldhafera posta più sulla criniera. Per essere certi, sicuramente la Luna prossima a Regolo ci indicherà la decima mansione lunare).

L’undicesima mansione ha il nome di Al-Kirathin (altri testi riportano Al Zubrah) ed è composta da due stelle splendenti che penetrano all’interno del Leone. La sua immagine è quella di un uomo che cavalca un leone, nella sua mano destra è una fionda, la mano sinistra è sull’orecchio del leone. Il nome del suo reggente è Aqlul Liqabul. Fumigalo con i peli di un leone. Modellalo su un sigillo d’oro e incidi sulla testa il nome del signore di questa mansione. Dovresti pregare nel suo nome affinché ogni cosa sia appagata. (Commento: l’immagine associata a questa dimora è un uomo che cavalca un leone, quindi dà l’idea di stelle che hanno a che fare con la schiena del Leone. La stella associata è probabilmente Zosma che anche se non è propriamente sulla schiena del leone stellato nei nomi tradizionali arabi significa spalle e criniera ovvero Zosma e schiena ovvero Dhur altro nome a cui era associato questa stella).

La dodicesima mansione lunare è chiamata Al Sarfah ed è la coda del Leone. La mansione è rappresentata da una stella sulla coda del leone e la sua immagine è quella di un serpente che combatte con un uomo. Modella questa immagine con cera oppure creala su un piatto di piombo. Fumigala con assafetida e incidi il nome del suo signore sulla testa del serpente. Seppellisci l’immagine nella casa di chi desideri affinché possa generare separazione, inimicizia, odio, e affinché il luogo sia distrutto. Il nome del suo signore è Adhabisha. (Commento: ci riferiamo alla stella luminosa sulla coda del leone stellato, la Luna nei pressi di Denebola è nella sua dodicesima mansione).

La tredicesima mansione lunare si chiama Al-Awwa ed è formata da cinque stelle della Vergine stellata. La sua immagine è un uomo disteso di fronte a una donna. Modella questa immagine con cera rossa, la donna di cera bianca. Il nome del suo signore è Asarub. Fumiga con legno di aloe e ambra, avvolgi entrambe le immagini in un panno rosso per generare amore ed eccitazione sessuale. Alcune di queste stelle sono inclinate verso ovest, altre sono “dritte”. (Commento: ci troviamo sicuramente nella prima parte della costellazione della Vergine stellata, l’autore si riferisce a diverse stelle, posizionate anche in luoghi diversi. Fornisce anche altri nomi del reggente questo accade ogni qual volta l’immagine talismanica riproduce più figure. La stella più significativa e luminosa è in questa dimora sicuramente Zavijava, punto che possiamo usare come riferimento per la tredicesima mansione lunare).

La quattordicesima mansione è Al Samaka (altri testi riportano Al Simak), è costituita da due stelle una delle quali è al-Azal e l’altra è al-Rimah. La sua immagine è quella di un cane che morde la parte finale della sua zampa. Il nome del suo reggente è Anah. Incidi l’immagine su un piatto di rame rosso. Fumigalo con i peli di un cane. È per separare e per creare inimicizia. (Commento: contrariamente ad altri autori che vedono in questa mansione qualcosa di positivo e felice, l’autore associa a questa dimora sempre Spica, chiamata anche Azimech e Aiaraph, ma la traduce come una mansione infausta perché genera l’inimicizia).

La quindicesima mansione è Al Ghafr, rappresentata da tre piccole stelle non troppo brillanti. La sua immagine è quella di un uomo seduto che legge. Il nome del suo reggente è Aqualidh. Fumiga con profumo e incenso. Si dovrebbe incidere su (prosegue testo non chiaro). La sua specialità è quella di portare a termine l’inimicizia e l’odio. (Commento: ci riferiamo sicuramente alla stella Syrma magnitudine 4.05 unitamente ad altre stelle della costellazione della vergine come Algafar con magnitudine 4.15 e Rigiilawwa con magnitudine 3.85).

La sedicesima mansione lunare è Al-Zibanun (in altri testi Al-Jubana) e le sue stelle sono le due corna dello scorpione (???). La sua immagine è quella di un uomo seduto su un trono, nella sua mano c’è una bilancia, il nome del suo signore è Asarut. Dovresti inciderlo su un sigillo d’argento. La sua specialità è per la vendita e l’acquisto quindi a favore del commercio. (Commento: in realtà l’autore si riferisce ad un’area del cielo dove troviamo un insieme di costellazioni che vanno dalla Bilancia, allo Scorpione, fino al serpente di Ofiuco. È evidente dal nome della mansione stessa che ci si riferisce alle punte della Bilancia Stellata, dove tra le più brillanti troviamo Zuben Eschamali e Zubenelgenubi).

La diciassettesima mansione lunare è Al-Aklil (in altri testi Iklil Al Jabhah) con le sue tre splendenti stelle. La sua immagine è quella di due scimmie. Il nome del suo signore è Aryath (nome di una scimmia) e l’altro nome è Adhniyab (il nome dell’altra scimmia). Incidi l’immagine su un sigillo di ferro o cera rossa. Avvolgilo nella pelle di una scimmia, fumiga con peli di scimmia o con squame di serpente. Seppelliscilo in qualunque luogo tu voglia, prega il suo nome e sulla gente di questo luogo. Espellerà o terrà lontani i ladri. (Commento: consultando anche altri testi, dovremmo riferirci all’area del cielo in cui la Luna incontra Acrab e Deschubba, qui la Luna sarà nella diciassettesima mansione).

La diciottesima mansione è il cuore (qalb) dello Scorpione dove una stella rossa è posta tra due piccole stelle brillanti (chiamata in altri testi Al Kalb). La sua immagine è quella di due scorpioni, incidilo su un sigillo di rame rosso e fumigalo con il corno di un cervo, per sette notti. Collocalo nei pressi di una abitazione affinché i serpenti (o gli scorpioni) non entrino in casa. Proteggerà dal dolore. Ponilo ove il serpente ha morso o lo scorpione ha punto e lo libererà (dal veleno). Uno dei due Scorpioni si chiama Ahibiyal. L’altro Aghiyal. (Commento: è evidente che qui ci troviamo su Antares, la Luna nei pressi di Antares è nella diciottesima dimora lunare).

La diciannovesima mansione è la coda dello Scorpione Al-Shiwwal (in altri testi Al Shaula). Sono due stelle e un’altra splendente sotto la quale sono altre tre. La sua immagine è quella di due donne una delle quali ha posto la mano sulla sua vulva e il suo nome è Adhniyal mentre l’altra immagine è distesa su di un fiume d’acqua. Crea questa immagine con cera bianca o incidila su piombo. Fumigala con storace liquido e avvolgila in un panno di cotone. Appendila o posizionala sulla vagina della paziente. Prega nel nome del suo signore. La sua specialità è quella di far defluire il sangue delle donne. Il nome del secondo reggente è Abriyal. (Commento: ovviamente ci riferiamo alla stella Shaula, quando la Luna è ai suoi pressi ci troviamo nella diciannovesima mansione. Pare che in questa dimora si facciano lavori specifici per la sanità dell’utero della donna).

Ventesima Mansione Manca Immagine

La ventesima mansione (manca nel testo consultato; in altri testi è definita con il nome di Al Naain, e ci si riferisce all’arco del Sagittario, alcuni associano la dimora alla stella Ascella ma stante alla descrizione dell’immagine associata è molto più probabile che ci troviamo nell’area dell’Arco del Sagittario Stellato, dove risulta molto più brillante di Ascella la stella Alnasi. Favorevole per l’acquisto del bestiame, ma non è buona per i viaggi o le collaborazioni. L’immagine è quella diuna testa e braccia di uomo nel corpo di un cavallo, dotato di un arco e di una freccia. Il reggente è Queyhuc. Suffumicazione con peli di lupo.)

La ventunesima mansione (non è riportato il nome, altri testi indicano Al Baldah). Non è descritta l’immagine ma è presente la rappresentazione grafica nel manoscritto originale (in altri testi di legge infatti che è uomo con più volti). Fumiga l’immagine con zolfo e ambra, unitamente a capelli di un uomo, per tre notti. Seppelliscilo in un luogo che desideri con lo scopo di separare le persone. Prega nel nome del suo signore. Il suo nome è Kawyakifah. La sua specialità è quella di portare il vuoto, l’allontanamento. (Commento: non sono riportate indicazioni di stelle, è evidente visto il suo nome comune che ci si riferisce ad una mansione collegata alla stella Albaldah del Sagittario stellato).

La ventiduesima mansione è (Al) Sa’d al Dhabih. L’immagine associata è quella di un leone tra le cui due zampe è una volpe. Fumiga con i peli di un leone dopo aver inciso l’immagine nella cera, seppelliscila nel nome del wazir che vuoi, e prega nel nome del suo signore. Genera distruzione e miseria. Il suo nome è Ufit aranit. La sua specializzazione è quella di separare i re e i loro ministri. Due sono le stelle di questa mansione, non molto brillanti, che alla vista sembrano una sola luce. (Commento: ci riferiamo alle stelle del Capricorno stellato, Algedi che si distinguono in Algedi Prima e Algedi Seconda e in effetti sembrano all’occhio una sola luce. Sono poste sulle corna del capricorno stellato).

La ventitreesima mansione è Al Sa’d al Bula ed è composta da due stelle uguali. Il suo nome è Bala (Bula) e la sua immagine è quella di un leone, la sua testa è quella di un cane, il suo corpo quello di una scimmia. Dovresti modellare questa immagine con l’argilla. Fumigalo con i peli di un cane o di un lupo, prega nel nome del suo signore. Seppelliscilo nella casa di chi vuoi distruggere. Il nome del suo signore è Sani sanahin. La sua specialità è quella di imporre la rovina e la malattia su chi desideri. (Commento: l’autore si riferisce alla stella Al Bali ovvero Epsilon Aquari, dall’arabo البالع albāli‘  cioè colui che inghiotte. La stella è posizionata sopra alla costellazione del Capricorno, e fa parte di una sezione dell’Aquario stellato).

La ventiquattresima mansione lunare si chiama Al Sa’d al Su’ud e la sua immagine è quella di una donna che allatta il suo bambino. Modella questa immagine o incidila sul corno di un ariete. Recita il nome del suo reggente e seppellisci in casa in modo tale che la sofferenza (la malattia) non raggiungerà il bestiame tanto meno la gente di quella casa, per la potenza di Dio. Il signore di questa mansione è Afratim abriyas. La sua specialità è migliorare le condizioni del bestiame, l’allontanamento di rettili, allontanamento dalle malattie infettive e da altri malanni. (Commento: l’autore si riferisce alla porzione del cielo in cui incontriamo Sadalsuud ovvero Beta Aquarii. Il nome della stella deriva dall’arabo سعد السعود sacd as-sucūd, che significa fortuna delle fortune. È una delle mansioni più positive per quanto riguarda la protezione del corpo dalle malattie).

La venticinquesima mansione si chiama Al Sa’d al Ahbiyah. L’immagine è quella di due uomini, uno dei quali sta curando una malattia e l’altro è su una pianta il cui frutto è tra le sue mani. Modella questa immagine in un pezzo di legno di fico bianco. La sua specialità è quella di migliorare la condizione della terra arabile e dei frutteti ogni volta che la seppellirai nell’area di interesse, e la proteggerà dalle piaghe e dalle calamità dei cieli, fumiga l’immagine con fiori di alberi da frutto. Il nome del suo signore è Asyall. Sono quattro le stelle che formano un triangolo e al centro di questo vi è la quarta stella. (Commento: la stella a cui si riferisce l’autore è certamente Sadalbachia ovvero Gamma Aquarii).

La ventiseiesima mansione lunare si chiama Al Fargh al Mukdim. L’immagine è quella di una donna i cui capelli pendono verso il basso, su di lei ci sono varietà di panni colorati, tra le sue due mani è un recipiente (o una ampolla o un piattino) in cui è contenuto un profumo che usa su di sé. Modellala con il nome della donna che desideri, usando cera bianca e mastice. Usa fumi di vari profumi. Incidi sul suo petto il nome dell’uomo che supera il suo amore per sé stessa. Il nome del signore di questa dimora è Nafsiyal taghriyal. La sua specialità è per l’amore, per promuovere la lussuria. Quattro sono le stelle di questa mansione, posizionate in modo tale da sembrare un recipiente. (Commento: la stella di riferimento generalmente indicata è Markab, ci troviamo nell’area di Alfa Pegasi. In effetti Albiruni descrive questa mansione indicando che l’asterismo è di Pegaso, indica che ci sono quattro stelle a forma di piattino, significa luogo in cui versare l’acqua. Se osserviamo l’area di Markab a livello prospettico dalla terra notiamo una serie di stelle che vanno a formare una specie di piattino, stelle composte da 70 Peg magnitudine 4.50, 54 Peg ovvero Markab magnitudine 2.45, 46 Peg ovvero Sudalnujum magnitudine 4.20 e 42 Peg ovvero Homan magnitudine 3.40. Ritengo che probabilmente questa mansione appartiene a quest’area di Pegaso dove possiamo riferirci alla stella più luminosa ovvero Markab).

La ventisettesima mansione lunare è Al Fargh al Thani e la sua immagine è quella di un uomo che ha le ali. Modella questa immagine con argilla rossa. Metti assafetida e storace. Fumiga con cera e olio minerale. Incidi il nome del reggente sulla fronte del personaggio dell’immagine. Il nome del suo signore è Amriyal lamiyal. La sua specialità è la rovina di qualunque bagno (inteso come terme) e la corruzione di tutta l’acqua in modo che nessuno ne possa beneficiare (per avvelenare). (Commento: la mansione si riferisce alla stella Alpheratz ovvero Alfa Andromedae. Le ultime mansioni sono più complicate da osservare, infatti dovremmo trovarci sempre nell’area di Pegaso. L’immagine talismanica vede un individuo alato, e le ali potrebbero proprio essere quelle di Pegaso stellato ma essendoci una figura umana l’area è anche quella verso Andromeda. Il riferimento quindi è per Alpheratz una stella che a livello prospettico è tra le ali di Pegaso e Andromeda).

La ventottesima mansione si chiama Al Batn al Hut e la sua imagine è quella di un pesce il cui dorso è striato di colori, nella sua bocca vi è un piccolo pesce. Modella questa immagine in argento. Fumigalo con la pelle di una capra. Legalo in un luogo in cui si desidera cogliere i pesci, usa una corda resistente. Il nome del suo signore è Anush. La sua specialità è attirare i pesci (per la pesca). (Commento: di solito ci si riferisce a Mirach. Tuttavia l’immagine talismanica ci parla di un Pesce che tiene nella sua bocca un altro Pesce. L’area di Mirach è eccessivamente spostata rispetto a questa immagine stellata, quindi è più probabile che ci troviamo nella ventottesima dimora lunare quando la Luna è prossima alla stella 83 Psc proprio sulla bocca di uno dei due pesci stellati, magnitudine 4.50).

Sull’uso delle fumigazioni

E per quanto riguarda l’uso del fumo (delle suffumicazioni) l’autore dice che attraverso di esso penetrano e si muovono gli spiriti, il signore di ogni dimora quindi agirà attraverso i fumi dell’incenso affinché siano mossi gli spiriti e le proprietà della mansione lunare e affinché essi possano agire sull’immagine dell’oggetto di ogni dimora lunare. E questo andrà compiuto nominando i reggenti di ogni mansione nel nome di Dio che è il signore dei due mondi (ovvero signore delle entità reggenti delle mansioni lunari e signore delle cose che si compiono nel mondo sublunare).

CONCLUSIONI

La conclusione che traggo da questo approfondimento è che nelle mansioni lunari, almeno quelle indicate da Ibn al-Hātim, non sempre le incisioni si svolgono su metalli o su talismani veri e propri (o come li intendiamo noi oggi). Non sono citate mai incisioni su pietre preziose; frequentemente notiamo che Ibn al-Hātim parla di incisioni su oggetti naturali come il corno dell’Ariete, o su materiali naturali come il legno di fico bianco, o ancora si usa spesso fare delle forme modellandole con la cera, o ancora vi è il ricorrente uso di rame rosso, come anche di piombo, frequente è l’uso dell’argento, nonché l’abitudine di avvolgere gli oggetti in panni colorati. L’oggetto deve essere portato con sé, a volte va seppellito. Alcuni materiali risultano di facile consunzione come quelli di cera, o quelli su legno. Si cita a volte l’uso di argilla. A me pare evidente che nelle mansioni lunari lo scopo era quello di imprimere su un oggetto a cui era data una certa forma le proprietà delle dimore lunari. Tali proprietà sono legate alle immagini associate ad ogni dimora.

Sulla valutazione della mansione lunare, dipende dal testo a cui vogliamo rivolgerci. Se ci riferiamo al Picatrix terremo in considerazione le posizioni eclittiche. Ma le mansioni qui riportate sono quelle indicate da Ibn al-Hātim: pare evidente che questo autore ad ogni mansione indichi una stella precisa, quello che sta facendo è indicare una stella fiduciaria! Non riporta indicazioni di longitudine eclittica ma pare quasi dire che “se vuoi fare una certa mansione guarda la Luna quando è con la stella fiduciaria della dimora lunare”. Capisco che questo possa generare in chi lavora con le mansioni qualche perplessità, ma queste sono le indicazioni di Ibn al-Hātim e non del Picatrix e l’autore propone chiaramente posizioni siderali ovvero indica le specifiche stelle fiduciarie di ogni dimora lunare.

Infatti, se decidessi di considerare i testi di altri autori (parlo per me) specialmente quelli che identificano per ogni mansione una Stella Fiduciaria, sarei portato per una “logica astronomica” a considerare la Luna in relazione alla Stella Fiduciaria della mansione lunare. In questo modo se devo realizzare una incisione relativa alle virtù di Aldebaran, lo farò quando la Luna è con Aldebaran, e considererò le indicazioni della relativa mansione per conoscerne le proprietà naturali. Questo inoltre (almeno al sottoscritto) fornisce una logica astronomica e rispetta il principio di Ermete Trismegisto che tra i vari paradigmi indica che le cose in alto sono come le cose in basso dunque per logica astronomica per unire una cosa che appartiene per esempio ad Aldebaran devo fare in modo che la Luna sia con Aldebaran e non in un altra posizione. Capisco tuttavia che questa mia posizione è contraria con l’uso comune che si fa delle mansioni, e rimane dunque una mia scelta operativa frutto tuttavia di una logica astronomica e non di una opinione astratta.

Ne consegue che ognuno opererà con le mansioni lunari in base al suo spirito critico nei confronti delle fonti e in base a come decide di acquisirle e assimilarle.

La descrizione delle 28 Dimore Lunare o Mansioni

Ho raccolto le informazioni principali di ogni mansione lunare, proponendo alcuni consigli elettivi per quanti fossero interessati a sperimentare l’uso delle mansioni.

CLICCA QUI per l’elenco COMPLETO delle dimore o mansioni lunari.

BIBILIOGRAFIA

Ho consultato il testo
Kristen Lippincott e David Pingree: ho acquistato la ricerca pubblicata in Journal of the Warburg and Courtauld Institute Volume 50 (1987) pp. 57-81 (28 pagine totali), con titolo “Ibn al-Hātim on the Talismans of the Lunar Mansions”.

Le immagini delle 28 dimore lunari sono tratte dal manoscritto digitalizzato dalla Biblioteca Apostolica Vaticana, lo stesso consultato da Lippincott e Pingree, consultabile al seguente link

https://digi.vatlib.it/view/MSS_Urb.lat.1384?ling=it

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