Prossimamente sarà pubblicata la traduzione in italiano corrente e il commento all’opera del manoscritto di De Ruberti, un trattatello generale di astronomia e astrologia, una sintesi del pensiero astrologico nel rinascimento; l’opera è estremamente elementare perché rivolta, come dice l’autore stesso, a proporre “discorsi generali” finalizzati in parole semplici ai non addetti ai lavori. Il destinatario principale dell’opera, a cui è dedicata, è Isabella Medici. Segue un breve passaggio in cui De Ruberti introduce il concetto di Aperzio Porte, e la ricerca al riguardo sugli autori del periodo di De Ruberti, che mi ha portato a rintracciare una leggenda legata a questo concetto astrologico.
Regola di Alchindus95
I pianeti caldi sono il Sole e Marte che è il capo. I freddi sono Saturno96 e Venere. Quelli che producono piogge sono Venere, Mercurio e la Luna. Quelli che producono tuoni sono Saturno, Marte e Mercurio.
Se la Luna partirà da un pianeta inferiore applicandosi senza mezzo alcuno ai pianeti superiori, e se hanno anche la casa opposta97, tale disposizione e applicazione è chiamata aperzio porte98, per esempio se la Luna partisse da Venere applicandosi a Marte, oppure da Mercurio a Giove, o da Sole a Saturno, è chiamata aperzio porte. Ma l’evento più importante si realizza quando l’apertura delle porte si manifesta con la Luna che partendo dalla congiunzione di un pianeta si applica alla congiunzione di un altro, e questo sarà chiamato aperzio porte magna.
COMMENTO – De Ruberti introduce l’apertura delle porte. Prima di spiegare il concetto alla base di questa condizione celeste, vi propongo un discorso che appare nel manoscritto di Mario da Venezia (Mario Bignoni 1601 – 1660) che nel 1652 scrive nel suo “Elogi sacri nella solennità principali di nostro Signore” un interessante passaggio sull’apertura delle porte. Mario Bignoni noto anche come Mario da Venezia è un autore veramente interessante nel panorama astrologico, e nello studio del rapporto tra teologi del suo tempo e la dottrina cattolica: per esempio tra il 1672 e il 1674 scrisse dei testi teologici posti poi nell’Index librorum prohibitorum (libri proibiti, vietati, censurati per ordine della Chiesa); l’accusa era per lo più rivolta alla natura descrittiva dei suoi sermoni e sui suoi ragionamenti filosofici e teologici che sovente arricchiva non solo di sofisticate immagini barocche, ma colorandole anche di richiami astrologici eccessivi. Celebre la descrizione che fa di S. Antonio da Padava nel suo Santorale: paragonando il santo ad un cielo di perfezione, arricchiva il suo commento di richiami all’astronomia, all’astrologia, alla mitologia, arrivando persino a descrivere il segno del Sole (in Leone) di Antonio da Padova, costandogli una condanna dalla Chiesa. All’inserimento delle sue opere nell’Indice, ha interrotto l’attività divulgativa. In questo caso segue proprio un esempio su come questo autore per ragionare su certi concetti religiosi, evocasse sovente congetture astrologiche.
«… ricordo di aver letto nella vita di Apollonio di Tiana, celebre Mago dei suoi tempi e riportato da Filostrato … che ritrovandosi Apollonio nell’India Orientale vide due grandi vasi, uno dei quali si chiama Dolium imbrium ovvero il Vaso della pioggia, e l’altro Ventorum. Quando la provincia si vedeva afflitta da qualche straordinaria siccità, e aveva bisogno di pioggia, aprivano il Vaso delle piogge, e da questo uscivano nuvole copiose, pregne di acqua che cadendo dal Cielo provvedeva a quella grandissima siccità. Is qui dicitur imbrium, ubi nimia sicitate India praemitur, si fuerit aperins nubes emittit, quae universam terram humetant (Colui che invoca la pioggia, là dove nell’India va avanti una eccessiva siccità, genera le nubi nell’apertura delle porte, che si estendono su tutta la terra). E la pioggia non sarebbe cessata se prima il vaso non andava chiudendosi. Sin vero nimia fuerit pluvie, idem occlusus impres prohibet (Se c’è troppa pioggia, lo stesso chiuderai [la porta o il vaso] per proibire la pioggia). Quando poi gli indiani avevano bisogno di vento, aprivano il Vaso Ventorum e una volta aperto soffiavano i venti per quelle contrade, e con la loro agitazione e il loro percorso si purgava l’aria, rendendosi salutifera: e come avevano a sufficienza ricevuto il beneficio del vento, chiudevano il vaso e improvvisamente cessava. Adaperto dolio, dice Filostrato, ventur regionem perflat, unde, salubritas in terra gignitur. Sicché gli Indiani stimavano che in quei due vasi fossero appunto le chiavi del Cielo.
Non credo al fatto che questi Sapienti Maghi fossero realmente convinti delle virtù (e dell’esistenza reale, in terra) di questi vasi e della loro chiusura e apertura, essi in realtà volevano intendere l’apertura delle porte che avvengono nell’aria (nel cielo), infatti secondo gli Astrologi quando avvengono le aperture delle porte accadono evidenti effetti e straordinarie mutazioni dell’aria. L’apertura della porta (nel cielo) si realizza quando due pianeti, che hanno nello Zodiaco case opposte si combinano e configurano insieme o con i loro corpi, come nella congiunzione, o con aspetti di opposizione o di quadratura, e nei segni o ignei, o acquei, o aerei, o terrei. Nei quali tutti gli avvenimenti accadono come queste grandissime mutazioni, o di piogge, o di nubi, o di venti, o di grandini, o di tempeste […]».
Questa interessante leggenda dei vasi indiani sta dietro la questione astrologica dell’apertura delle porte. In arabo si definisce Fath al-abwâb, è un termine che intende descrive una disposizione[…] (continuerà… nella prossima pubblicazione).
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95 Primo filosofo musulmano, Al-Kindi Abū Yūsuf Ya‛qūb ibn Isḥāq (ﺍﺑﻮ ﻳﻮﺳﻒ يعقوب بن اسحاق الكندي), conosciuto in occidente con il nome di Alchindus (Al Kindi), Bassora 801 – Baghdad 873, dotato di spirito poliedrico, si interessò di matematica, di medicina, di astronomia e astrologia, oltreché di filosofia.
96 l’autore inserisce anche Giove tra i pianeti freddi, probabilmente è un errore (?).
97 ovvero si scambiano i domicili.
98 apertura delle porte.