Margherita Fiorello (studiosa, ricercatrice ed esperta di astrologia tradizionale, consigliere di Cielo e Terra, socia certificata del CIDA e particolarmente interessata ai fenomeni culturali dell’Astrologia medievale e rinascimentale) ha recentemente pubblicato “The Mirror of Stones” una traduzione dello Speculum Lapidum di Camillo Leonardi. Il manuale, che da oggi possiamo consultare anche in lingua italiana, fu pubblicato per la prima volta nel 1502. Il testo è una raccolta di lapidari dedicati alla magia taumaturgica che richiedeva le conoscenze delle singole virtù delle pietre, nonché le relative analogie astrologiche e planetarie. Descrive: 250 pietre dotate di virtù occulte, nonché oltre 90 immagini magiche da incidere, classificabili come astrologiche, mitologiche ed erotiche.

La testimonianza culturale

Il Lapidario è una valida testimonianza delle conoscenze della tarda antichità e del Medioevo, un testo importante a cui riferirci per comprendere le nozioni rinascimentali legate alla magia e alla medicina. Già in Marsilio Ficino incontriamo parte della concezione leonardiana relativa alle proprietà curative delle gemme; la radice di questa arte è antichissima ma già nel De Vita di Ficino (1489) incontriamo un significativo filo conduttore che ci indica quanto la figura del medico fosse molto vicina a quella del mago e dell’astrologo.

Ficino vs Leonardi e il neoplatonismo

Sicuramente Ficino, quanto Leonardi, erano influenzati dal neoplatonismo: secondo la dottrina neoplatonica la malattia, per esempio, è espressione di una distemperanza e quindi di discrasia che porta squilibrio negli umori della persona; la magia naturale entra in questa idea di patologia e diventa strumento nelle mani del mago, dell’astrologo e del medico, un potente strumento nella via del riequilibrio. Pietre, gemme, erbe, talismani, immagini magiche, erano concepiti come oggetti finalizzati alla guarigione dell’animo, della mente, del corpo. Constato ormai di frequente che la magia naturale, quanto la medicina e l’astrologia, erano in antichità all’interno di un corpus unico: biologia, chimica, botanica, medicina, anatomia, astronomia, astrologia … tutto concorre alla formazione del mago astrologo che incarnava una figura completa professionalmente, capace di intervenire nel riconoscimento delle discrasie e nell’operare valide operazioni per riequilibrare le crisi, ma anche per propiziare il bene ed eventi lieti.

Riequilibrare e riarmonizzare

Il tomo di Leonardi è ricco di riferimenti sulle proprietà taumaturgiche occulte delle pietre e delle immagini incise. Sono proprietà che lavorano sul riequilibrare i quattro umori; le immagini avrebbero il potere di “attivare” attraverso vista e tatto una serie di reazioni simpatetiche finalizzate a ritrovare un certo equilibrio. Anche nella Tetrabiblos di Tolomeo gli umori sono direttamente collegati alle energie planetarie: il Principe degli Astrologi del II secolo d.C. consolidò la dottrina delle corrispondenze tra microcosmo e macrocosmo, secondo cui ogni corpo astrale aveva il suo equivalente analogo sulla terra, un principio fondamentale della nozione di magia.

La vista: saper guardare le pietre e le gemme

Nello studio del testo tradotto in italiano da Margherita Fiorello, la parte che mi ha più coinvolto è il concetto di “vista”, letteralmente “capacità del mago-astrologo di riconoscere le pietre” che intendeva riferirsi non solo ad una mera classificazione chimica della gemma, ma anche alla capacità di osservare nella pietra proprietà, caratteri, forme e qualità capaci di suscitare una certa fascinazione. Pare evidente che l’osservazione permetteva al mago-astrologo di saper riconoscere le gemme vere dalle gemme false. Le gemme vere erano quelle che possedevano qualcosa in più rispetto ad una pietra della stessa natura (e quel qualcosa in più è un tipo di lucentezza, di inclusione minerale, o una certa forma, o delle particolari macchie od ombre, o tutte quelle cose che causano fascinazione nell’osservatore).

Scrive Camillo Leonardi che il secondo modo in cui le gemme naturali possono essere riconosciute è il loro aspetto; più vengono guardate e più gli occhi si dilettano; e quando vengono avvicinate alla fiamma di una candela brillano molto chiaramente. Nel caso delle pietre non naturali, invece, più si guardano, più gli occhi si dispiacciono e si affaticano, perché la loro luminosità diminuisce, soprattutto quando vengono avvicinate alla fiamma di una candela.

Riconoscere una pietra significa vedere in essa una proprietà che trascende il mero dato organico; dice Leonardi che la vista della gemma suscita nell’osservatore una risposta mentale piacevole che diventa il segno distintivo della vera natura della materia guardata. Al centro di questo piacere c’è il colore: e poiché le gemme si conoscono prima con la vista che con il nome, poiché in effetti arriviamo a nominare le gemme in base ai loro colori, le ordinerò in ordine alfabetico in base al loro colore insieme ai nomi propri delle gemme, in modo che, una volta compreso il loro nome, anche le loro virtù possano essere comprese leggendo la voce appropriata.

Alcune domande all’autrice

Cosa ti ha spinto ad avvicinarti a questo testo? Perché lo trovi interessante?

Lo Specchio delle Pietre è una vera e propria enciclopedia, una summa delle conoscenze sulle pietre del tempo. Ho scelto di focalizzarmi sull’ultimo libro dell’opera, quello sulle proprietà magiche delle pietre, perché il testo di Leonardi offre una collezione di lapidari medievali, importantissimi, ma allo stesso tempo attualmente difficili da reperire.

Uno di questi è il lapidario del Quindecim Stellis, un testo che per la sua natura puramente astrologica ebbe grande fortuna ed è stato preservato in molti manoscritti.

Il più rilevante penso sia però il lapidario di Techel/Azareus, il lapidario più diffuso del Medioevo, che troviamo incorporato nel Ghayat al Hakim, la versione araba del Picatrix, ed in maniera più rielaborata anche nella sua versione latina. Questo ci fa capire quanta influenza possa aver avuto questo lapidario sulla costruzione dei talismani e sui poteri curativi e magici delle pietre. Si tratta di un testo che viene pubblicato per la prima volta in tempi moderni, sono stata molto contenta di averlo fatto, anche perché qualche articolo accademico l’ha preso a riferimento: è una bella soddisfazione!

Sia Ficino che Leonardi parlano dei talismani. Pensi che ci siano dei legami e delle affinità fra i due?

Sicuramente; entrambi hanno attinto allo stesso materiale, quello che Leonardi raccoglierà poi nello Specchio. In particolare, per quanto riguarda il talismano del Serpentario contro i veleni, Ficino ci parla di un re persiano e di aver preso il talismano da Pietro Abano (l’autore dell’Astrolabium Planum), che a sua volta cita come fonte un libro dei Persiani. Ma quale è questo libro di cui ci parla Abano e da cui Ficino ha preso il talismano? Thorndike ha sostenuto che si trattasse del famoso lapidario scritto da Ermete Trismegisto per il re Kyranos, ma nel Kyranides non c’è nessuna traccia del talismano del Serpentario.

Gli studi più recenti hanno individuato la fonte proprio nel lapidario Techel/Azareus, a cui come abbiamo detto Leonardi dedica ampio spazio, conoscendo evidentemente l’importanza di questo lapidario. La comprensione del testo ficiniano passa dunque anche per lo Specchio delle Pietre, che è fondamentale per capire i testi medievali e rinascimentali.

Tralasciando le virtù delle pietre e delle gemme preziose, quale è il ruolo delle immagini nella magia naturale, e quale è la loro origine?

Intanto nel Medioevo la parola italiana “talismano” in latino è “imago”, quindi potremmo tranquillamente dire che l’immagine è fondamentale. L’immagine è la modalità con cui noi esploriamo la realtà che ci circonda; per percepire il mondo dobbiamo comunque costruirne una immagine, soprattutto se non possiamo vederlo perché si tratta di un livello che non è pienamente razionale. Per quanto riguarda le pietre, comunque, non tutte le proprietà erano ascritte all’uso di immagini, perché si riteneva che alcune pietre avessero delle proprietà naturali, come noi ai nostri giorni attribuiamo alle piante. Quindi ci sono pietre che debbono le loro proprietà alle immagini incise ed altre invece che funzionano comunque, e questo Leonardi lo spiega molto bene nella parte introduttiva.  

L’Eliotropio è una pietra che assicura, secondo le credenze medievali, il dono della invisibilità, Camillo Leonardi dice che protegge anche dai demoni. Questa credenza è solo medievale o esistono fonti che dimostrano un suo uso similare anche in tempi precedenti a Leonardi?

Camillo Leonardi nello Specchio raccoglie dei lapidari medievali e quindi le virtù delle pietre sono quelle tradizionali, note dal Medioevo e dalla tarda antichità. In particolare, sull’eliotropio si basa una delle novelle del Decamerone, che racconta proprio di una burla basata sul supposto potere di rendere invisibili chi ne indossa una pietra. Ma dell’eliotropio parlano anche testi più antichi, come quello di Plinio. Essendo una pietra solare, l’eliotropio ha sicuramente un potere “per antipatia” sui demoni. Qui vediamo proprio l’importanza dei lapidari, perché sono un anello di congiunzione tra l’antichità ed il Medioevo. Le pietre magiche e curative dell’antichità lo rimangono pure nel Medioevo e nel Rinascimento, come ad esempio l’eliotropio appunto o la pietra dell’aquila, che aiuta le partorienti. Questo è interessante, perché invece la magia medievale al contrario assumerà delle sue caratteristiche ben precise, è frutto dell’elaborazione del periodo.

Le immagini dei talismani possono avere forme e derivazioni diverse o tutte provengono sempre e solamente da immagini astrologiche?

L’origine dell’immagine astrologica è strettamente medievale, in quanto si cercò di giustificare la pratica magica, che era ovviamente condannata come opera demoniaca, salvandone certi ambiti di applicazione.  Per questo motivo, per esempio, come abbiamo detto prima, un’opera come il Quindecim Stellis ebbe una vasta diffusione, perché si appoggiava solo sull’astrologia, sulla scelta della configurazione astrale giusta.

Dobbiamo dire però che questa non era la norma, e che la letteratura medievale magica richiede generalmente il ricorso ad entità diverse con vari livelli di interazione, dalla semplice preghiera al sacrificio.

A volte addirittura lo stesso testo viene tradotto in una duplice versione, una versione astrale pura ed una riveduta, con l’aggiunta di caratteri, angeli e – come diremmo adesso – una “scenography” a tema. 

Il confine comunque rimane ambiguo, anche concetti che per noi sono evidentemente astrologici, come le dimore lunari, nel sentire medievale potevano diventare un inganno del demonio. Naturalmente man mano che passiamo dal Medioevo al Rinascimento, e ancora di più dopo il Cinquecento queste distinzioni tendono a divenire molto sfumate e a perdere di importanza.

CONCLUSIONI

Il manuale tradotto da Margherita Fiorello in lingua italiana è oggi un valido riferimento per quanti sono appassionati di magia naturale e per quanti praticano l’arte delle gemme, delle pietre, delle incisioni, dei talismani. Un testo che non può mancare nella propria personale libreria!

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English version

Margherita Fiorello (scholar, researcher, and expert in traditional astrology, advisor at Cielo e Terra, certified member of CIDA, and particularly interested in the cultural phenomena of medieval and Renaissance astrology) has recently published “The Mirror of Stones,” a translation of Camillo Leonardi’s “Speculum Lapidum.” The manual, which is now available in Italian as well, was first published in 1502. The text is a collection of lapidaries dedicated to thaumaturgic magic, which required knowledge of the individual virtues of stones, as well as their corresponding astrological and planetary analogies. It describes 250 stones endowed with occult virtues, along with over 90 magical images to be engraved, classified as astrological, mythological, and erotic.

The Lapidary stands as a valuable testament to the knowledge of late antiquity and the Middle Ages, making it an important reference for understanding Renaissance notions related to magic and medicine. Even in Marsilio Ficino’s works, we encounter aspects of Leonardian concepts concerning the healing properties of gems. The roots of this art are ancient, but in Ficino’s “De Vita” (1489), we find an important thread that indicates the close relationship between the roles of the physician, magician, and astrologer.

Undoubtedly, both Ficino and Leonardi were influenced by Neoplatonism. According to Neoplatonic doctrine, for instance, illness is an expression of imbalance and disharmony, disrupting the humors within a person. Natural magic aligns with this idea of pathology, becoming a tool in the hands of the magician, astrologer, and physician—a powerful instrument for realigning imbalances. Stones, gems, herbs, talismans, and magical images were conceived as objects aimed at healing the soul, mind, and body. It is evident that natural magic, medicine, and astrology were part of a unified corpus in antiquity: biology, chemistry, botany, medicine, anatomy, astronomy, astrology… all contribute to the formation of the astrologer-magician, a well-rounded professional capable of recognizing imbalances and performing effective operations to restore equilibrium and promote positive events.

Leonardi’s tome is replete with references to the hidden thaumaturgic properties of stones and engraved images. These properties work to rebalance the four humors; the images are said to “activate” a series of sympathetic reactions through sight and touch, aimed at restoring a certain equilibrium. In Ptolemy’s “Tetrabiblos,” the humors are directly linked to planetary energies. This second-century Prince of Astrologers solidified the doctrine of correspondences between the microcosm and macrocosm, wherein each astral body had its analogous counterpart on Earth—a fundamental principle in the notion of magic.

Within the study of Margherita Fiorello’s translated text, what particularly struck me was the concept of “sight,” the literal ability of the astrologer-magician to recognize the stones. This went beyond mere chemical classification of the gem; it extended to the ability to perceive in the stone properties, traits, forms, and qualities that could evoke fascination. It appears that this observation allowed the astrologer-magician to differentiate genuine gems from false ones. True gems possessed something more than stones of the same nature (such as a certain brilliance, mineral inclusion, specific shape, particular spots or shadows—everything that captivates an observer).

Camillo Leonardi writes that the second way to recognize natural gems is through their appearance; the more they are gazed upon, the more the eyes delight in them; when brought near a candle flame, they shine very brightly. Conversely, in the case of non-natural stones, the more they are looked at, the more the eyes displease and fatigue, as their brightness diminishes, especially when near a candle flame.

Recognizing a stone means seeing in it a property that transcends mere organic data. Leonardi states that the sight of a gem elicits a pleasant mental response in the observer, becoming a distinctive sign of the true nature of the observed material. Central to this pleasure is color, and since gems are known first through sight before their names, and in fact we name gems based on their colors, I shall organize them alphabetically according to their colors alongside their proper names, so that once their names are understood, their virtues can also be comprehended by reading the appropriate entry.

What prompted you to delve into this text?

What do you find intriguing about it? “The Mirror of Stones” is a true encyclopedia, a summation of the knowledge about stones from its time. I chose to focus on the final book of the work, which deals with the magical properties of stones, because Leonardi’s text offers a collection of medieval lapidaries—extremely significant but currently hard to come by. One such work is the “Lapidario del Quindecim Stellis,” a text that, due to its purely astrological nature, gained popularity and is preserved in many manuscripts.

However, the most relevant one, in my opinion, is the “Lapidario di Techel/Azareus,” the most widespread lapidary of the Middle Ages. This work is incorporated into the “Ghayat al Hakim,” the Arabic version of the “Picatrix,” and is also reworked in its Latin version. This highlights the significant influence this lapidary might have had on the construction of talismans and the curative and magical powers of stones. Publishing this text for the first time in modern times was truly satisfying, especially since it has been referenced in some academic articles.

Both Ficino and Leonardi discuss talismans. Do you think there are connections and affinities between the two?

Certainly; both drew from the same material that Leonardi would later compile in “The Mirror.” Particularly concerning the talisman of the Serpentarius against poisons, Ficino mentions a Persian king and that he acquired the talisman from Pietro Abano (author of “Astrolabium Planum”), who, in turn, cites a Persian book as the source. But what is this book that Abano mentions and from which Ficino took the talisman? Thorndike argued that it might have been the famous lapidary written by Hermes Trismegistus for King Kyranos, but there is no trace of the Serpentarius talisman in the “Kyranides.”

Recent studies have identified the source in the “Lapidario Techel/Azareus,” to which, as we mentioned before, Leonardi dedicates ample space, clearly understanding its importance. Thus, comprehending Ficino’s text also passes through “The Mirror of Stones,” which is crucial for understanding medieval and Renaissance texts.

Leaving aside the virtues of stones and precious gems, what role do images play in natural magic, and what is their origin?

In the Middle Ages, the Italian word “talisman” was translated to Latin as “imago,” so we can safely say that the image is fundamental. The image is the means by which we explore the reality around us; to perceive the world, we must construct an image, especially if we cannot see it directly because it exists in a level that is not entirely rational. Regarding stones, not all properties were attributed to the use of images, as some stones were believed to have natural properties, much like how we attribute properties to plants today. Therefore, there are stones whose properties are linked to engraved images, while others work independently. Leonardi explains this distinction well in the introductory section.

The Heliotrope is a stone that, according to medieval beliefs, grants the gift of invisibility. Camillo Leonardi states that it also protects against demons. Is this belief solely medieval, or are there sources that show a similar use predating Leonardi?

In “The Mirror,” Camillo Leonardi compiles medieval lapidaries, so the virtues of the stones are traditional, known since the Middle Ages and late antiquity. Notably, the tale of the Heliotrope forms the basis of one of the tales in the “Decameron,” which recounts a prank based on the supposed power of making the wearer invisible. But older texts, such as Pliny’s, also mention the Heliotrope. As a solar stone, the Heliotrope undoubtedly has an “antipathetic” power against demons. This reveals the importance of lapidaries as a link between antiquity and the Middle Ages. The magical and curative stones of antiquity continue to hold relevance in the Middle Ages and the Renaissance, such as the Heliotrope or the eagle stone, which aids women in childbirth. This is intriguing, as medieval magic, on the contrary, assumed distinct characteristics; it was a product of that era’s elaboration.

Can the images of talismans have different forms and origins, or do they always and exclusively stem from astrological images?

The origin of the astrological image is decidedly medieval, as an attempt was made to justify magical practices, which were naturally condemned as demonic endeavors, while still salvaging certain areas of application. For example, as mentioned earlier, works like the “Quindecim Stellis” gained widespread acceptance because they were solely based on astrology, focusing on choosing the right astral configuration.

However, we must state that this was not the norm, and medieval magical literature generally required the involvement of different entities with various levels of interaction, ranging from simple prayers to sacrifices. Sometimes, even the same text is translated into two versions—a pure astral version and a revised one, adding characters, angels, and, as we might say now, a theme-based “scenography.”

The boundary remains ambiguous, and even concepts that are obviously astrological for us, such as the lunar mansions, could, in the medieval understanding, become a deceit of the devil. Naturally, as we transition from the Middle Ages to the Renaissance, and even more so after the 16th century, these distinctions tend to become blurred and less significant.

CONCLUSIONS

The manual translated into Italian by Margherita Fiorello is now a valuable reference for those passionate about natural magic and those practicing the arts of gems, stones, engravings, and talismans. A text that should not be missing from anyone’s personal library.”

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